PORTOGALLO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1965)

PORTOGALLO

A. Balil
B. Oleiro
A. Balil
B. Oleiro

Arte antica. - Una particolare caratterizzazione dell'arte antica nel P. riesce difficile; ciò è dovuto, da un lato, alla continuità e somiglianza con le culture artistiche antiche della Spagna (Centro-Ovest) e, dall'altro, alla mancanza di studî specifici che stabiliscano le caratteristiche proprie del Portogallo. Abbiamo una notevole quantità di materiali, che permettono di riconoscere una industria artistica e un artigianato insediato nell'area del moderno P., ma è difficile stabilire nella loro produzione dei caratteri che possano essere considerati (come avviene per l'arte medioevale e moderna) intrinsecamente portoghesi (v. iberica, arte).

Preistoria e protostoria. - Il particolare sviluppo della pittura nel Paleolitico della Spagna non ha fino adesso riscontro nel P., pure se i ritrovamenti spagnoli sono avvenuti qualche volta in località non troppo lontane dal confine portoghese. Lo stesso può dirsi della scuole pittoriche appartenenti al Mesolitico ed Eneolitico. Nel S della Spagna sono abbondantissime le località con incisioni rupestri di pitture cosiddette "schematiche" a volte vicine al P.; ma non conosciamo fin'ora che scarsi ritrovamenti di pitture in località portoghesi. Invece l'Età del Bronzo mostra un particolare sviluppo dei prodotti artigianali. Non è sempre facile distinguere il manufatto prodotto in terre portoghesi da quelli che senza dubbio sono risultato di un commercio d'importazione con località orientali; il problema delle materie prime sviluppò le navigazioni orientali verso il S della Spagna e verso il Portogallo. Insieme ai coloni sorgono località indigene di notevole potenza economica e si avverte, insieme allo sviluppo della architettura dolmenica, una particolare ricchezza dei corredi, segno dell'avvenuto mutamento economico.

A Vilanova de San Pedro troviamo una città murata, con torri, che risponde a modelli orientali. Il lusso porta con sé lo sviluppo di grandi tombe megalitiche, thòloi, sepolcri "a corridoio", "antas" e pure grotte sepolcrali (talora artificiali). Nella scultura troviamo i cosiddetti "idoli cilindrici", rappresentazioni antropomorfiche che corrispondono alla Dea Madre, talora di uso funerario, nonché qualche menhir a rappresentazione umana. La Dea Madre compare anche nelle decorazioni, pittoriche o incise, delle ceramiche e dei cosiddetti "idoli a lastra" (lastrine di pietra a forma trapezoidale, in genere in ardesia). L'apporto orientale può vedersi nella tecnica dei vasi lavorati a incavo in pietre dure, nei molti reperti in osso e avorio (bastoni, amuleti, idoli), figurine di animali (Alapraia e Cascais), sadali ecc.

All'ultima fase dell'Età del Bronzo, forse già vicina alla venuta dei primi gruppi indoeuropei, appartengono le pietre tombali con rappresentazioni di armi, che hanno la loro corrispondenza con reperti del S della Spagna. Insieme appare una ceramica dipinta che offre qualche rassomiglianza con la ceramica geometrica cipriota (lo studio di questa ceramica è molto lacunoso dato che la sua identificazione è recentissima, risultato in genere dei ritrovamenti del 1958 nel Carambolo, presso Siviglia).

Nella seconda Età del Ferro l'architettura degli oppida lusitanici è eminentemente funzionale, cittadine o villaggi protetti da molteplici mura di cinta, disposte concentricamente, carenza di una urbanistica regolare, case a pianta circolare, talvolta raggruppate. Nella scultura troviamo le cosiddette statue di guerrieri tipiche del Portogallo, ma probabilmente di una età molto vicina alla occupazione romana. Accanto ai guerrieri statue di animali, specie nel N e nel centro del P., simili a quelle che si trovano con grande abbondanza nella Spagna centrale.

L'attività artistica più sviluppata è l'oreficeria. In genere l'oreficeria portoghese è sussidiaria in tecniche e tipi di quella gallica ed è possibile una differenziazione in scuole. Il Blanco Freijeiro e il Cardozo hanno dimostrato nei loro studî l'esistenza, accanto a tipi e motivi di una molto antica tradizione indo-europea, di altri tipi di origine mediterranea ed anche un notevole gusto geometrico. L'ornamentazione geometrica risponde ad una tradizione che troviamo pure in materiali scultorei (anche nell'età romana e nell'odierna arte popolare) come nelle cosiddette pedras formosas (pietre belle) appartenenti a monumenti (Briteiros) probabilmente religiosi che appaiono anche nel N-O della Spagna. Esistono anche piccole sculture in bronzo a volte raggruppate in scene e composizioni di carattere sacrificale. Nella ceramica accanto ad alcuni esempî di ceramica dipinta, si sviluppa soprattutto la decorazione incisa o a rilievo con una straordinaria ricchezza di tipi e motivi decorativi. Pure nella ceramica si trovano riscontri con l'artigianato della Galizia e dell'O della Spagna. L'importazione di vasi greci a figure rosse è attestata anche nel P., ma non sembra che essa abbia provocato lo sviluppo di una decorazione ceramica figurata locale.

Arte romana. - Una valutazione dell'arte romana nel P. richiederebbe una preliminare disamina della amministrazione romana. In massima parte l'odierno P. appartenne alla Lusitania (v.) ma ci sono anche regioni che erano attribuite alla Baetica (v.) e anche alla Hispania Citerior Tarraconensis (v.). Tenendo conto di questa speciale situazione, della mancanza di grandi città mentre altre, come Bracara Augusta, appartenevano a regioni militari, si può aver una chiara visione dello speciale sviluppo provinciale dell'arte romana in Portogallo. Infatti, restavano soltanto i capoluoghi dei conventus nell'area dell'odierno P. mentre anche la capitale della Lusitania, Emerita, si trovava nell'area della attuale Spagna. Così lo sviluppo artistico nel P. non ebbe luogo grazie all'influsso di grandi botteghe artigiane, ma di piccole officine derivate da quelle grandi insediate nella capitale della Lusitania e, meno, della Baetica. Invece non si può parlare di un grande influsso delle zone vicine della Tarraconensis, che sviluppano una produzione artistica popolaresca dove s'inseriscono parecchi elementi appartenenti alla tradizione decorativa preromana.

Pure socialmente il P. restò lontano dallo sviluppo di altre regioni come la Baetica e la zona mediterranea della Tarraconensis. Mancò dunque l'ambiente economico dei grandi committenti, come mancava anche quello degli alti funzionari, capace di sviluppare una grande attività artigianale e permettere il fiorire di un grande numero di botteghe. Troviamo soltanto una piccola borghesia municipale che aveva forse quel che bastava per vivere con un certo agio, ma non certo per sviluppare l'acquisto del superfluo. Per questa ragione la produzione dei manufatti artistici ha nel P. un carattere eminentemente utilitario.

Fuorché nella zona di Emerita non troviamo nomi di artisti. Conosciamo però il nome di alcuni architetti lusitani, dell'area corrispondente al P., che svolsero la loro attività in zone vicine. Questo è il caso di C. Servius Lupus, costruttore del faro della Coruña e, forse, di C. Lucius Lacer (v.), il costruttore del ponte di Alcantara. Invece non conosciamo nomi di scultori, pittori, mosaicisti né, eccetto qualche vasaio, di artigiani minori.

All'età repubblicana possono attribuirsi alcune costruzioni militari come la Cava de Viriato, l'accampamento romano di Antanhol. In scultura troviamo qualche figura che ricorda la tradizione scultorea di Roma in età repubblicana (un togato al museo di Oporto).

Nell'architettura, per quello che riguarda le opere pubbliche, troviamo (come per certe regioni della Spagna romana, specie la Tarraconensis) un particolare sviluppo dell'opus quadratum con massi bugnati.

Sono parecchi i monumenti romani del P. dove troviamo questa particolare tradizione costruttiva: è il caso delle mura di Evora, dei ponti di Chaves (di età flavia) e di Villa Formosa, come delle grandi costruzioni di Emerita. I modelli romani, come nel cosiddetto tempio di Diana a Emerita, possono vedersi anche nel tempio di Evora. Invece non rispondono alla tradizione classica i templi all'aria aperta, come il santuario di Panoias, dedicato a divinità orientali ma sistemato d'accordo con una tradizione indigena.

L'architettura privata, in mancanza di adeguati scavi, è sconosciuta. Soltanto possono attribuirsi a questo momento i palazzi "fuori le mura" di Conimbriga che nelle loro piante riflettono un gusto movimentato probabilmente di età postadrianea. Edifici per spettacoli sono quasi sconosciuti fuorchè il teatro, probabilmente neroniano, di Olisipo (Lisbona).

La scultura colta è scarsamente rappresentata. Scarsi i ritratti, da ricordare quello di Gallieno trovato a Faro, vicino alla Betica, e poche le sculture che riflettono una tradizione ellenistica (Myrtilis): qualche bronzetto e qualche figurina in terracotta di genere popolaresco. Lo stesso può osservarsi riguardo ai sarcofagi e ai monumenti funerari, che mostrano forme lontane dalla tradizione classica, tombe a botte, ma ornate secondo modelli classici in una tradizione tra colta e popolare (pure nello stesso senso può interpretarsi una particolare tradizione calligrafica, che si osserva in parecchi monumenti del P. romano). Un sarcofago con stagioni e imago clipeata sorretta da vittorie, probabilmente di età gallienica, è stato trovato a Reguenjos (Oporto, Museo Soares).

In quanto ai mosaici conosciamo tardi echi dei tipi e sistemi compositivi italici di età antoniniana. Anche a Emerita, capoluogo della Lusitania, gli esempî finora conosciuti sono scarsi, ma gli sporadici documenti portoghesi (mosaico di Povoa de Cos) ci mostrano quanto tarda e "corsiva" sia l'interpretazione degli artigiani insediati nelle botteghe del Portogallo. Ci troviamo infatti dinanzi a una maniera eminentemente ornamentale e tendenzialmente aniconica. Soltanto verso il III sec. appaiono tentativi di rappresentazioni figurate come il piccolo emblema di Orfeo a Martim Gil (museo di Lisbona) o i mosaici della piscina di Poiares de Regua, forse più tardi.

Nella ceramica come nella cosiddetta terra sigillata si avverte come sia scarsissimo l'apporto delle fabbriche dei paesi mediterranei. Conosciamo qualche pezzo di vasi invetriati (Conimbriga, Evora) di tipo ellenistico; rari i pezzi aretini decorati e scarsi i vasi gallici. Invece si può constatare l'invasione dei prodotti della cosiddetta ceramica iberica che, a quanto è noto, non veniva fabbricata nel P.; ridotto è l'apporto di qualche vaso dipinto con decorazione non figurativa, di fabbrica locale.

Le particolari condizioni politiche e sociali del basso Impero svilupparono notevolmente le costruzioni militari. A questo tempo appartengono le mura di Conimbriga e il castellum di Montemor-o-Novo. Si sviluppano grandi costruzioni private, come i palazzi di Conimbriga, le case di Troia, le terme rustiche di Torre de Cardeira (vicino ad Evora) o il Palazzo vicino a Lagos.

Particolarmente notevole è la comparsa in questo momento della costruzione a blocchetti e anche di mattoni. Specialmente importanti le case di Troia, che sviluppano le forme italiche dell'insula non soltanto nei particolari costruttivi e nelle piante, ma che mostrano in questa cittadina marittima, pecularietà simili a quelle di Ostia (v.). La piccola parte "entro le mura" di Conimbriga esplorata fino adesso ci mostra dei grandi palazzi che sviluppano i tipi dei precedenti palazzi "fuori le mura". Troviamo anche un particolare sviluppo di grandi ville (Ameixial, Torre de Palma, ecc.) che ci mostrano un desiderio di lusso, dove i poveri materiali costruttivi restano nascosti dalla ricca ornamentazione.

Fuorché per qualche modesto frammento di sarcofago cristiano, non conosciamo la scultura di questo periodo. Invece, di contro ai miseri reperti pittorici dell'età precedente, Troia ha mostrato una decorazione pittorica, purtroppo ormai perduta, corrispondente a una tradizione ornamentale simile a quella romana, con imitazioni di crustae marmoree. Nelle grandi ville e palazzi ci troviamo di fronte allo sviluppo di un'arte musiva figurativa che riproduce cartoni mitologici (Perseo di Conimbriga, Muse e Medea di Torre de Palma, Ulisse e le sirene di Ameixial) oppure soggetti di genere (caccia di Conimbriga, scene di Ameixial, cavalli da corsa a Torre de Palma), con modelli ispirati a mosaici della Baetica (muse di Torre de Palma) o a dipinti classici. Ci troviamo di fronte a una nuova società superstite dal rogo delle invasioni germaniche del III sec., che nell'E della Spagna distrussero la società borghese dell'alto Impero, e che si sviluppa e sopravvive grazie alle misure protezionistiche del regime costantiniano. Ma di fronte a questa industria artistica un po' classicheggiante non troviamo traccia di altre correnti. Soltanto nel N i ritrovamenti, non databili con sicurezza, ci mostrano una certa continuità di un gusto popolare, ridotto alla piccola industria domestica, che ha le sue radici in motivi e tipi preromani continuati fino all'età barbarica.

Un caso di particolare interesse, meglio documentato di altri, è l'importazione di lucerne. In massima parte il P. non produceva olio in tale abbondanza da rendere economico il suo uso come combustibile. Proprio per questo il P. non sviluppò una industria ceramica di lucerne, ma troviamo dei prodotti locali, non decorati, adoperabili, allo stesso modo della Germania, Gallia o Britannia, come lampade a grasso. Invece le lucerne ad olio sono prodotti importati o, in qualche caso, ridotte imitazioni locali. Nell'alto Impero vengono importati dei manufatti italici, africani e anche orientali; invece nel basso Impero quest'importazione si riduce, a giudicare dai tipi e dalle decorazioni, ai manufatti africani.

Nel V e VI sec., specie nelle zone sotto controllo visigotico o bizantino, si avverte un mutamento nel gusto ornamentale. Decorazioni geometriche o vegetali, che ricordano anche i vecchi motivi preromani, si sviluppano nel S e nel centro, proprio nelle zone più romanizzate, sistemando, pure seguendo i modelli di Emerita, un repertorio. Soltanto verso il secolo VII, una volta diventata visigotica tutta la Penisola Iberica, si avverte, insieme a certa tradizione romana nelle strutture, come questi elementi decorativi si inseriscono armonicamente in monumenti di pianta classicheggiante, come le chiese di Sao Pedro de Balsemao e Sao Fructuoso de Montélius.

(A. Balil)

Urbanistica. - Poche stazioni archeologiche portoghesi permettono di intraprendere ora uno studio orientato nel senso di cogliere elementi su problemi urbanistici. Solo la Citania di Briteiros, come centro pre-romano della cultura dei castros, ma romanizzato, e Conimbriga, ci permettono alcune osservazioni a questo riguardo. Altri agglomerati urbani potrebbero venire ad avere grande interesse sotto questo aspetto, come Troia de Setubal, Merobriga (Santiago do Cacém) o Milreu, parzialmente scavate o in via di scavo; e così quelle che ancora non sono state scavate come Ammaia (Aramenha) e Balsa (Luz de Tavira).

Per lo studio della casa luso-romana offrono particolare interesse le ville di Torre de Palma, Abicada e Santa Vitòria do Ameixial; le case di Conimbriga; e alcuni dei resti scavati in Troia de Setubal. Nella sezione delle opere pubbliche si possono indicare numerosi resti di strade romane in tutto il paese, come quelle che univano Braga ad Astorga, o quelle di Beira Alta, che si conservano bene nei varî tronchi. Tra i ponti che si incontrano sulle strade, noteremo quello di Chaves e quello di Vila Formosa, tra Ponte de Sor e Alter do Chão, sulla strada da Olisipo a Emerita Augusta. Degli acquedotti sono state scoperte tracce in numerose località, ma quello che si trova nel migliore stato di conservazione è quello di Conimbriga, che porta l'acqua dalla sorgente di Alcabideque, a 3 km di distanza. Quello di Coimbra, nel suo aspetto attuale, data dal sec. XVI, ma si sa che fu costruito sopra un altro molto più antico, probabilmente romano. Nella sezione dell'architettura civile, sappiamo dell'esistenza di un circo a Balsa da iscrizioni li ritrovate; a Lisbona fu scoperto un teatro nel 1798, datato al 57 d. C., che ci è noto da descrizioni e da disegni e del quale restano due statue di Sileno addormentato; dei varî archi che esistevano nel territorio portoghese (come quelli di Aramenha, Coimbra, Évora) il più notevole è quello di Bobadela, nella Beira Alta, probabilmente è ciò che resta di una parte della cerchia di mura della civitas. Il maggior monumento di architettura civile romana che si conserva in Portogallo è il criptoportico di Aeminium (Coimbra), in corso di scavo, paragonabile ai monumenti simili di Aosta, Arles, Bavai e Ferentino. Rovine di terme, pubbliche e private, sono state trovate in varî punti del paese, come quella di Conimbriga, Lisbona (di cui si conservano descrizioni dell'epoca della scoperta), Milreu (con un bellissimo insieme di mosaici, purtroppo quasi tutti distrutti), Troia, Merobriga, ecc. Tra quelle che utilizzavano acque medicinali, indicheremo quelle di Vizela, Chaves, S. Pedro do Sul e Monchique. Numerosi sono i resti archeologici in relazione alla vita economica, ed è impossibile ricordarli tutti. Noteremo, soltanto, le rovine di vasche di salatura del pesce che si incontrano lungo il litorale nella parte S del paese (Troia, Boca do Rio, Balsa, ecc.); e le tracce dello sfruttamento minerario, alcune veramente impressionanti, come quelle che si possono vedere nella regione di Jales e Três-Minas (Vila Pouca de Aguiar), in Valongo, Aljustrel, ecc. Nell'architettura militare, citeremo gli accampamenti dei "Chôes" di Alpompé (il cui studio è stato recentemente iniziato); della Cidade da Mata, in Antanhol; e della "Cava di Viriato" a Viseu, tutti con mura di terra battuta, e probabilmente connessi con la campagna di pacificazione della Lusitania da parte di Decimo Giunio Bruto, nel II sec. a. C.; inoltre la ben conservata cinta di mura di Conimbriga.

Tra i monumenti connessi con la vita religiosa, si distingue il tempio di Évora, esastilo e periptero, forse del sec. II o III; ma altri devono essere ricordati, come quello che si trova incorporato nella chiesa parrocchiale di Santana do Campo (Arraiolos) forse dedicato a Carneus, il tempio distrutto di Endovélico, in Terena; l'importante santuario rupestre di Panoias (Vila Real), nel quale si dava culto a divinità orientali; e il piccolo sacellum del Quintal do Idolo (Braga). Più difficilmente di carattere religioso sarebbe anche, secondo alcuni, l'edificio isolato esistente presso Belmonte (Beira Baixa). Riguardo alla scultura, si può dire che le collezioni portoghesi sono povere, sia come quantità sia come qualità. Tuttavia, alcuni pezzi meritano di essere ricordati. Tra i ritratti, quello di Gallieno, proveniente da Milreu; un ritratto femminile, forse del principio dell'era volgare, da Conimbriga; una grande testa imperiale di Bobadela, appena sbozzata; il ritratto di Claudio, del museo di Alcàcer do Sal; il ritratto femminile di Balsa, del II sec.; i tre ritratti (Vespasiano, Traiano, Agrippina Maggiore) trovati nel criptoportico di Aeminium. Nella scultura, si notano l'Apollo proveniente da Alamo (Alcoutim), i probabili ritratti di Endovélico, del santuario di Terena; e alcune altre statue maschili e femminili senza particolare interesse artistico, che si conservano in varî musei, come quelli di Lisbona, Évora, Beja, Coimbra e Abscantes. Nel bassorilievo si distingue il frammento di rilievo mitraico da Troia de Setubal. Per quanto riguarda i sarcofagi, ricorderemo quello di Chelas, con muse e poeti, del sec. III; quello delle Stagioni, del sec. III, proveniente da Reguengos, e ora nel museo di Porto; il sarcofago delle Muse (sec. III) di Alfeizerão; quello di Villa Franca che è considerato come un pezzo unico, nel suo genere, nella penisola; quello di Évora, con teste di leoni e strigilature. La scultura in bronzo è documentata da alcuni esemplari notevoli, anche se piccoli, come i bronzetti di Mercurio di Casal Comba e Monte Molião; quelli di Fortuna di Torres Novas e Pombalinho; la Minerva di Conimbriga; il Legionario di Loulé, ecc. Resti di pitture a fresco sono stati trovati in molte delle stazioni archeologiche del paese, come Marim, Balsa, Milreu, Boca do Rio, Alcacer do Sal, Troia de Setubal e Conimbriga, per esempio, sebbene quasi tutte siano di tipo semplice e corrente. Così pure si possono considerare abbondanti i mosaici che, da N a S del paese, sono stati trovati a Canelas (Poiares da Régua); Martim Gil e Arnal (Leira); Pòvoa de Còs; Troia de Setubal; in varie stazioni della regione di Elvas; nella Abicada; a Milreu; a Budens; e, particolarmente importanti, quelli di Santa Vitoria do Ameixial (Estremoz), Torre de Palma e Conimbriga. Riguardo alle arti industriali, è impossibile ricordare tutto ciò che si presenta interessante. Il Museo Etnologico Portoghese conserva una bella collezione di gioielli preistorici e protostorici del più grande valore. Tra i pezzi di argento trovati in P., si deve ricordare la patera di Lameira Larga (Penamacor) con Perseo che uccide la Medusa, davanti ad Atena ed Hermes. Tra le arti del vetro, il pezzo più importante (di cui si ignora attualmente il luogo in cui si trova) è il vaso trovato a Odemira, con una rappresentazione del porto di Pozzuoli. Del periodo intercorrente tra i secoli IV e VII d. C., molte testimonianze ci si offrono in diversi punti del paese, come a Mértola, Beja, Chelas, Idarilia-a-Vellia, Conimbriga, Balsemão, Braga, São Fructuoso de Montélius, ecc. Nella maggioranza, sono elementi architettonici, iscrizioni, pezzi isolati, tardo-romani e visigoti. Alcuni di questi nuclei, come ad esempio quello di Beja, hanno particolare importanza. Come monumenti di maggior rilievo si distinguono i templi di São Pedro de Balsemão (Lamego) e São Fructuoso de Montélius (Braga), databili dal sec. VII.

(B. Oleiro)

Bibl.: A. de Lacerda, História da arte em Portugal, I, Oporto 1942; Historia de Portugal, edizione monumentale del Portucalense Editora, I, Barcellona 1928; Ars Hispaniae, II, Madrid 1947; A. García y Bellido, Esculturas romanas de España y Portugal, Madrid 1949. Mancano studî complessivi e anche raccolte di documenti. Tuttavia una certa raccolta, ma con inadeguata esegesi, si può vedere in A. A. Mendes Correia, História de Portugal, I, Barcellona 1938, p. 79 ss.; Ars Hispaniae, I-II, Madrid 1946-47 e Historia de España (diretta da R. Menéndez Pidal), I-III2, Madrid 1945-1955 contengono pure documentazione grafica sull'arte antica nel P. - Per l'Età del Bronzo si veda: A. Arribas, Megalitismo Peninsular, in Primer Symposium de Prehistoria de la Península Ibérica, Pamplona 1960, p. 68 ss.; G. e V. Leisner, Die Megalithgräber der Iberischen Halbinsel. Die Westen, Berlino 1960. Per le oricerie dell'Età del Fero: A. Blanco Freijeiro, Origines y relaciones de la orfebreria castrena, Santiago de Compostela 1957; M. Cardozo, As origens e técnica do trabalho do ouro e sua relacâo com a joalharia arcaica peninsular, in Revista de Guimaraes, LXVII, 1957, p. 5 ss. Uno studio d'insieme dei "castros" del N di P. e il loro significato in Maluquer de Motes, in Historia de España (diretta da R. Menéndez Pidal), 1-3, p. 5 ss. (tutto il volume è di speciale interesse per lo studio dell'Età del Ferro nel P.). Sui bronzetti: M. Cardozo, Carrito votivo de bronce, del Museo de Guimaraes (Portugal), in Archivo Español de Arqueología, XIX, 1946, p. i ss. Ceramiche dipinte: J. Lorenzo Fernandez, Cerámicas castreixas pintadas, in Revista de Guimaraes, LXVI, 1956, p. 125 ss. Sul commercio con il mondo greco e punico: A. García y Bellido, Fenicios y Cartagineses en el Extremo Occidente, Madrid 1942; id., Hispania Graeca, I-III, Barcellona 1949. - Sull'arte repubblicana v.: J. Bairrao-Oleiro, Subsidios para o estudio da acampamento romano de Antanhol, Coimbra 1958; A. Balil, Plástica provincial en la España romana, in Revista de Guimaraes, LXX, 1960, p. 107 ss. Non esistono opere complessive sull'architettura romana nel P. a parte gli studî molto generali di F. Pellati. D'interesse anche i volumi dell'Inventario artistico de Portugal (dal 1943 in poi) in corso di edizione. Su Conimbriga si veda Ruinas de Conimbriga, in Boletim da Direccáo Geral dos Edificios e monumentos nacionais, n. 52-53, 1948, p. 5 ss. Per le sculture: A. García y Bellido, Esculturas romanas de España y Portugal, I, Madrid 1949, II, in corso di stampa. Su i mosaici: A. Balil, Consideraciones sobre el mosaico hispanorromano, in Revista de Guimardes, LXVIII, 1958, p. 337 ss. Sulla ceramica: H. Comfort, Roman Ceramic in Spain. A Preliminary Visit, in Archivo Español de Arqueología, XXXIV, 1961, p. 5 ss.; A. Mountinho de Alarcao, Sigillata hispânica em Museus do Norte de Portugal, in O Archeologo Portugues, n. s., II, 1953, p. 5 ss. - Sulle dimore e mosaici del basso Impero: A. Balil, La casa romana en España, in stampa. Sulla villa di Ameixoal e i suoi mosaici: L. Chaves, Estudos lusitano-romanos, in O Archeologo Portugues, XXX, 1938 (pubbl. 1956), p. 14 ss. Su Torre de Palma: Ill. London News, 24 dic. 1955.

(A. Balil - B. Oleiro)