Portico

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Ambiente al pianoterra, del quale almeno un lato è costituito da una teoria di colonne o di pilastri e caratterizzato da aperture a regolare distanza; può essere elemento decorativo nella facciata o nel fianco di palazzi, oppure area di passeggio o di riparo lungo le vie, intorno a cortili, piazze, mercati ecc.

Il p., pur sotto forme diverse, è un elemento usato dall’architettura di tutti i tempi. In esso si concretarono spesso, nei loro aspetti più definiti, le varie soluzioni formali assunte originariamente tanto dalla struttura trilitica (nelle civiltà orientali e nell’arte greca), quanto dalla struttura arcuata (nell’architettura romana), alternatamene riproposte o elaborate nei periodi successivi. Il p. divenne elemento usuale dell’architettura monastica (chiostri conventuali), sacra (antistanti o nelle facciate delle chiese; come quadriportico ecc.), civile (cortili dei palazzi e dei castelli, facciate degli edifici pubblici, loggia, mercati ecc.). Il p. mantenne costantemente la sua funzione di ambiente di passaggio e disimpegno, di uso pubblico o privato, riprendendo o elaborando gli ordini classici, usandolo o esasperandone le forme in funzione spaziale e decorativa. Nel 19° sec. assunse un ruolo urbanistico notevole; nell’ambito dell’architettura moderna ha subito radicali modificazioni, determinate anche dalle nuove tecniche costruttive (esemplari i pilotis di Le Corbusier).

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