Pilato, Ponzio

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Procuratore romano (sec. 1º) della Giudea, il quinto tra quelli che dal 6 d. C. governarono quel paese. Successe a Valerio Grato il 26 d. C. Una lettera del re Erode Agrippa I (in Filone, Legatio ad Caium, 38) lo descrive come "implacabile, senza riguardi, ostinato". Governò duramente, prelevando denaro dal tesoro del Tempio, collocando nel palazzo di Erode scudi d'oro con iscritto il nome dell'imperatore (finché, per ordine di questo, li trasferì in un tempio a Cesarea). Vitellio, legato romano di Siria, lo sospese dalla carica (36 d. C.) dopo un ricorso dei Samaritani, e lo inviò a Roma, al tribunale di Tiberio. Da questo momento si perdono le sue tracce. Il ricordo di P. è legato nella storia al processo contro Gesù: P., pur ritenendo Gesù innocente e pur cercando varie vie per salvarlo dalla morte, finì col cedere di fronte ai tumulti dei Giudei temendone un ricorso a Roma.

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