TRAPOLINO, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 96 (2019)

TRAPOLINO, Pietro

Coralba Colomba

TRAPOLINO (Trapolin), Pietro. – Nacque alla fine di giugno del 1451 a Vigodarzere, vicino Padova, dal nobile cavaliere Francesco. Le fonti non riportano l’identità della madre.

La prima attestazione storica che ne abbiamo è un documento dell’Archivio della curia vescovile di Padova, relativo alle ordinazioni sacre, del 13 marzo 1465, giorno in cui ricevette assieme ai due fratelli Girolamo e Alberto la tonsura clericale, richiesta per ottenere feudi di proprietà della mensa vescovile.

Trapolino studiò a Padova con il domenicano Francesco Securo di Nardò, professore di metafisica in via Thomae, e Nicoletto Vernia. L’11 febbraio 1483 conseguì il titolo di doctor artium, promotore Vernia, all’età ormai di trentun anni, in ritardo dunque su quello che era il cursus studiorum. Il 1° dicembre 1486 si laureò quindi in medicina. Aveva nel frattempo sposato donna Maria Roselli, nipote del noto giurista Antonio, dalla quale ebbe cinque figli: quattro maschi (Francesco, Giulio, Alessandro e Antonio) e una femmina (Alba).

Dal 1487 si insediò nel Sacro Collegio dei medici e filosofi di Padova, legando da quel momento la sua esistenza alla facoltà delle arti e medicina patavina, come promotore al dottorato in filosofia e medicina. Qui egli insegnò dapprima filosofia naturale e successivamente, con decreto del Senato veneziano del 15 febbraio 1493, passò alla lettura ordinaria di medicina pratica, e dal 1495 a quella di medicina teorica. Fu professore, collega e anche amico di Pietro Pomponazzi.

L’attività di studioso di Trapolino è strettamente legata all’insegnamento e alla lettura dei libri naturales di Aristotele, testimoniata da tre commenti: Expositio in IV libros Physicorum (Modena, Biblioteca Estense, lat. 375), Quaestiones ac notabilia recollecta in libro Caeli (Venezia, Biblioteca Marciana, lat. VI 301) e le Quaestiones ac notabilia recollecta super libris De anima.

I due manoscritti che conservano il suo commento al De anima (Perugia, Biblioteca comunale, 408, e Venezia, Biblioteca Marciana, lat. VI 301), risalenti all’ultima decade del XV secolo, evidenziano alcune differenze nel testo. È possibile che si tratti di due diverse recollactiones annotate da studenti diversi in differenti anni accademici (a cominciare dall’anno accademico 1491-92, secondo l’indicazione del codice perugino). Sappiamo che le Quaestiones super De anima del manoscritto marciano furono trascritte da Benedetto Tiriaca, a quel tempo studente, menzionato dallo stesso titolo alla c. 2r: Questiones et notabilia recollecta per me Benedictum Tyriacam super libris de anima Aristotelis, legente domino Petro Trapolino preceptore.

Il commento al De anima aristotelico è certamente l’opera di maggior interesse di Trapolino, che lo pone al centro di un dibattito molto vivace sulla lettura averroista delle dottrine aristoteliche. Il maestro padovano accosta al commento di Averroè quello di Giovanni di Jandun, divenuto in quegli anni a Padova (ma anche a Bologna) un testo di riferimento. Si tratta di un ‘supercommentario’ (come lo ha definito Paul J.J.M. Bakker, 2012), composto da una expositio, strutturata sul Commentarium magnum di Averroè, e da quaestiones, in cui Trapolino invece segue il commento di Jandun.

Sin dai primi anni del Quattrocento, con Paolo Veneto, Gaetano di Thiene, Cristoforo da Recanati, l’averroismo era entrato a Padova (ma anche a Bologna e a Pavia) con la diffusione del commento di Averroè ai libri naturali e alla Metafisica di Aristotele. Nicoletto Vernia e i suoi discepoli, tra cui il nostro Trapolino, ma anche Pietro Pomponazzi e Agostino Nifo, avevano contribuito a continuare questa tradizione esegetica. Nello Studium patavinum era consuetudine leggere i testi aristotelici assieme a quelli del Commentatore, confrontandoli anche con altri interpreti (Alessandro di Afrodisia, Tommaso D’Aquino, Duns Scoto). Ne nacquero dispute, talvolta aspre, tra averroisti e tomisti; una diatriba in odore d’eresia nella quale intervenne anche la chiesa di Padova. Tra i temi più dibattuti vi era quello dell’unità dell’intelletto, del quale si occupò anche Trapolino.

Nel suo commento al De anima, egli mantiene l’anima quale forma separata, assistens et non informans, salvando tuttavia l’immortalità individuale (da fedele cristiano, nelle parole di Francesco Fiorentino, 1868). Seguendo Tommaso d’Aquino, Trapolino pone le anime umane intermedie tra le forme puramente separate, le intelligenze celesti, e le forme omnino materiales, che non hanno nessuna dipendenza dalla materia. La questione dell’averroismo di Trapolino va presa dunque con cautela. Promotore di posizioni moderate, egli non suscitò infatti l’attenzione censoria del Vescovato, come invece fu per Vernia. Trapolino, il quale aveva avuto per maestro di metafisica il domenicano Francesco da Nardò, mediava nelle sue letture aristoteliche il commento averroistico con quello tomistico.

La serenità e il prestigio nell’insegnamento patavino della filosofia iniziarono a entrare in crisi dal 1496, con la partenza di Pomponazzi e poi di Agostino Nifo intorno al 1497/98. La guerra veneziana contro la Lega di Cambrai infine compromise del tutto la situazione. Il 6 giugno 1509 le milizie tedesche dell’imperatore Massimiliano I entrarono in Padova.

Trapolino morì nello stesso giorno, in circostanze ignote.

Oltre ai già citati scritti di filosofia naturale, di Trapolino ci restano alcuni commenti di medicina: Quaestiones in Aphorismos Hippocratis (Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 6537); Quaestio de aequali ad pondus e De restauratione humidi radicalis (Milano, Biblioteca Ambrosiana, N. 336 Sup.).

Fonti e Bibl.: G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, II, Padova 1836, pp. 353-362; F. Fiorentino, Pietro Pomponazzi. Studi storici su la scuola bolognese e padovana del secolo XVI, Firenze 1868, pp. 248-252; E. Garin, La filosofia. Storia dei generi letterari, II, Milano 1947, pp. 6 s.; G. Saitta, Il pensiero italiano nell’Umanesimo e nel Rinascimento, II, Bologna 1950, p. 288; G. Di Napoli, L’immortalità dell’anima nel Rinascimento, Torino 1963, pp. 197 s., 228; B. Nardi, Il frammento marciano del commento al De anima e il maestro del Pomponazzi, P. T., in Id., Studi su Pietro Pompanazzi, Firenze 1965, pp. 104-121; E. Garin, Storia della filosofia italiana, I, Torino 1966, p. 450 e passim; A. Poppi, Introduzione all’aristotelismo padovano, Padova 1970, pp. 25, 31; O. Weijers - M. Brinzei Calma, Le travail intellectuel à la faculté des arts de Paris: textes et maîtres (ca. 1200-1500), VII, Répertoire des noms commençant par P, Turnhout 2007, p. 26; Latin Aristotle commentaries. I, Medieval authors, t. 2, a cura di C.H. Lohr - C. Colomba, Firenze 2010, pp. 109 s.; P.J.J.M. Bakker, Petrus Trapolinus in the nature and place of psychology, in Id. - S.W. de Boer - C. Leijenhorst, Psychology and the other disciplines. A case of cross-disciplinary interaction (1250-1750), Leiden 2012, pp. 11-59.

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