PIETRO Lombardo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PIETRO Lombardo

Francesco Siri

PIETRO Lombardo (Petrus Longobardus, Petrus Lombardus). – Nacque probabilmente tra il 1095 e il 1100 a Lumellogno, nei pressi di Novara.

Lo prova una nota apposta nel ms. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Santa Croce, plut. XXV dx. 1, c. 1ra («Fuit […] de vico Lemononii, de districtu […]») e lo conferma l’appellativo Novariensis che figura in un codice del XII secolo delle Sententiae (München, Bayerische Staatsbibliothek, lat. 18109, c. 14rb). L’appellativo Longobardus, usato da Pietro nelle sottoscrizioni, e presente nelle rubriche di codici antichi delle sue opere, dovrebbe esser preferito a Lombardus ormai invalso nella storiografia.

Non vi sono notizie certe sulla formazione ricevuta da Pietro Lombardo prima di trasferirsi Oltralpe. È lecito ipotizzare una prima istruzione a Novara. Nulla documenta una formazione universitaria bolognese, mentre probabili sono gli stretti legami con le scuole di Lucca e l’ambiente dei canonici regolari, desumibili da una lettera di Bernardo di Chiaravalle indirizzata a Gilduino, abate di San Vittore a Parigi, databile al 1134 o al 1136. È questo il primo documento in cui Pietro è menzionato. Bernardo ricorda come, probabilmente durante un suo viaggio in Italia (1134 o 1136) il vescovo di Lucca, Umberto, gli avesse fortemente raccomandato di provvedere ai bisogni di Pietro Lombardo per il tempo dei suoi studi in Francia. L’abate cisterciense aveva in effetti aiutato il giovane durante il soggiorno a Reims. Avendo deciso di trasferirsi a Parigi per un breve lasso di tempo, Pietro aveva nuovamente bisogno di sostegno. Bernardo chiese quindi all’abate Gilduino di provvedere al suo vitto per il tempo del suo soggiorno parigino.

Non è possibile datare con precisione il periodo di studio (piuttosto lungo) trascorso da Pietro a Reims, sua prima tappa fuori della penisola. Nella scuola cattedrale della città erano attivi i maestri Alberico di Reims e Lutolfo di Novara, e poco lontano (Laon, a 50 km), insegnava, dopo la morte di Anselmo di Laon (1117), Gualtiero di Mortagne. L’influenza di tutti questi maestri e dei loro scritti è chiaramente rintracciabile nelle opere di Pietro Lombardo.

Neppure l’arrivo a Parigi è databile. Egli frequentò probabilmente le lezioni di Ugo di San Vittore, o venne comunque a conoscenza dei suoi scritti, pur non entrando a far parte dei canonici regolari di San Vittore. Analogamente, benché l’influenza degli scritti di Pietro Abelardo sia chiaramente rintracciabile nelle Sententiae di Pietro Lombardo, non è possibile dimostrare che Pietro Lombardo abbia frequentato la scuola di Abelardo, né quella situata sulla Montagne Sainte-Geneviève.

In una data imprecisata, probabilmente prima del 1145, Pietro ricevette una prebenda presso la chiesa di Notre-Dame, all’interno della quale si sarebbe svolta la sua carriera magistrale ed ecclesiastica. Era certamente suddiacono prima dell’ottobre-novembre 1147, quando sottoscrisse un documento del vescovo Teobaldo concernente l’assegnazione di due prepositure, e come tale si firmò anche nel 1150. Meno certa è l’identificazione con «Petrus diaconus» e «Petrus subdiaconus» che compaiono tra i signatari di un documento del 1152; infine, il 4 settembre 1154, Pietro è menzionato come «magister Petrus Longobardus» senza ulteriori titoli.

A quest’epoca Pietro Lombardo già godeva di buona reputazione come maestro. Probabilmente tra giugno e luglio 1147, infatti, fu consultato dal papa Eugenio III, venuto in Francia per preparare la seconda crociata, circa il tema della correzione fraterna nel caso di un crimine occulto o manifesto (a partire da Mt. 18, 15-17).

Nell’anno successivo (ma forse anche nel 1147 a Parigi) prese parte a Reims al concistoro che discusse (senza effetti disciplinari) delle dottrine di Gilberto, vescovo di Poitiers tra il 1142 e il 1154, accusato di eresia. Molti maestri e canonici di Notre-Dame di Parigi, infatti, si recarono al concilio che papa Eugenio III aveva indetto in quella città. Lombardo sostenne la tesi colpevolista portata avanti da Bernardo di Chiaravalle. Nelle sue opere in effetti è possibile identificare almeno due luoghi in cui la dottrina di Gilberto è oggetto di critica. Il primo è un passo delle Sententiae (lib. III, dist. 5, c. 1, 3-12) circa la dottrina dell’incarnazione; il secondo è un commento sullo stesso tema al primo capitolo della Lettera ai Romani, commento che venne diffuso solo da alcuni manoscritti della ricca tradizione dei Collectanea.

Tra gli eventi che segnarono la carriera di Pietro Lombardo vi è un viaggio in Italia (svolto molto probabilmente verso la fine del 1154) al seguito del vescovo parigino Teobaldo. In tale occasione, Pietro prese conoscenza della nuova traduzione del De fide orthodoxa di Giovanni Damasceno, realizzata da Burgundione da Pisa.

La carriera di Pietro all’interno del Capitolo di Notre-Dame proseguì nella seconda metà degli anni Cinquanta. Nel 1156-1157 si sottoscrisse come arcidiacono la conferma di una donazione di terre fatta dai canonici di Saint-Merry all’abbazia di Saint-Magloire, ratificata dal capitolo della cattedrale parigina. La carica di arcidiacono presupponeva l’ordinazione sacerdotale, in ossequio alle norme del Concilio di Reims del 1148, in base alle quali l’accesso all’arcidiaconato era concesso solo a coloro che avessero già ricevuto il sacerdozio.

L’8 gennaio 1159 morì Teobaldo, vescovo di Parigi. Pietro Lombardo fu eletto suo successore nello stesso anno. A quest’epoca egli aveva alle spalle già una lunga carriera di insegnante e di teologo, peraltro con pochi punti fermi quanto alla cronologia delle opere.

La sua prima opera, un commentario ai Salmi, fu redatta durante la sua formazione (forse già durante il soggiorno a Reims), ma secondo la testimonianza del suo allievo Herbertus de Boseham era destinata a uso privato, non alla lettura nelle scuole. Si trattava di un ampliamento e una revisione della Glossa di Anselmo di Laon e Gilberto di Poitiers. Solo dopo l’ordinazione episcopale, nel 1159, Pietro cominciò a legere pubblicamente nelle scuole la sua Glossa, sollecitato dagli allievi, e vi apportò delle modifiche e correzioni, senza però giungere al termine di questo lavoro di revisione.

In questa medesima fase della sua carriera – gli anni Quaranta del XII secolo – Pietro sembra aver già redatto anche il commentario alle epistole paoline, a cui probabilmente si devono aggiungere altri commentari biblici oggi non pervenutici. Quest’opera (Collectanea in epistolas beati Pauli) si fonda e amplia i due importanti commentari che la precedettero: quello di Anselmo di Laon e quello di Gilberto di Poitiers. Secondo gli studi finora svolti, il commento alle epistole paoline è trasmesso in due redazioni, di cui la prima fu composta dopo il concistoro di Reims nel 1148. Pietro avrebbe in seguito revisionato il testo, eliminando lunghi passaggi di commento ad alcuni versetti della Lettera ai Romani e della prima Lettera ai Corinzi. La seconda redazione godette di ampia diffusione. Tra le fonti più importanti ritroviamo Origene, Agostino e i suoi commentatori, l’Ambrosiaster, Aimone d’Auxerre e le compilazioni attribuite a Floro di Lione.

Sono tuttavia le Sentenze a costituire l’opera principale di Pietro Lombardo che gli valse l’appellativo di Magister sententiarum. Si tratta di una raccolta di sentenze teologiche ordinate sistematicamente in quattro libri, a loro volta suddivisi in capitoli, in cui la materia teologica è presentata sotto forma di questioni, per rispondere alle quali Pietro riporta prevalentemente, ma non esclusivamente, estratti da commentari biblici, opere patristiche, o altri scritti di autori medievali. Lo scopo dell’opera è quello di raccogliere in un solo scritto tutto il materiale indispensabile per l’insegnamento della teologia agli studenti. L’opera fu composta in una prima versione tra il 1155 e il 1157, per poi subire aggiunte e correzioni tra il 1157 e il 1158.

Nel primo libro, Pietro affronta i problemi inerenti la trinità divina e l’unicità della sua essenza. Nel secondo libro, è l’opera di Dio creatore che viene discussa. Vengono quindi approfondite le questioni riguardanti il libero arbitrio dell’uomo, gli effetti della colpa dei progenitori del genere umano, il rapporto con la grazia divina e l’esercizio della virtù. Nel terzo libro Pietro affronta tutte le questioni riguardanti l’incarnazione del Verbo divino, strumento principale della redenzione del genere umano. Una lunga sezione del terzo libro è dedicata alla dottrina delle virtù e al loro rapporto con i doni dello Spirito, oltre che ai dieci comandamenti. Nel quarto libro, viene presentata la dottrina dei sacramenti e una larga parte è riservata al matrimonio. Le Sentenze si concludono con alcuni capitoli sui novissimi.

Esse esercitarono un’enorme influenza nella storia del pensiero filosofico e teologico occidentale, sollecitando dibattiti già nei primi decenni della loro diffusione, e in modo più importante dopo il riconoscimento ufficiale che la dottrina trinitaria di Pietro ottenne da parte di papa Innocenzo III nel 1215, in occasione del IV Concilio Lateranense. La divisione del testo che oggi conosciamo (in distinzioni, capitoli e articoli) risale ad Alessandro di Hales, considerato il primo maestro dell’università parigina a utilizzare le Sententiae come testo di base per l’insegnamento della teologia tra gli anni 1223 e 1227. Proprio a causa di questo ruolo e della loro introduzione nel curriculum di formazione dei baccelieri di teologia, le Sententiae furono oggetto di numerosi commentari fino almeno a Martin Lutero, anche lui commentatore dell’opera.

L’8 gennaio 1159 Teobaldo vescovo di Parigi morì. Pietro Lombardo, dopo alcuni mesi, fu ordinato suo successore il giorno della festa degli apostoli Pietro e Paolo. Secondo un paio di cronisti trecenteschi (Riccobaldo da Ferrara, Giacomo da Acqui) l’anziana madre si sarebbe recata a Parigi in tale occasione, ma tali resoconti sembrano non avere alcun fondamento storico. Stando a Roberto di Torigny, l’elezione di Pietro sarebbe avvenuta con l’appoggio di Filippo, altro candidato alla cattedra episcopale parigina, fratello del re Luigi VII; secondo Gualtiero di San Vittore, Pietro avrebbe invece ottenuto l’episcopato simoniace.

L’attività episcopale di Pietro Lombardo non ebbe modo di esplicarsi per lungo tempo. Sono soltanto tre i documenti, a oggi conosciuti, prodotti durante il suo governo; non permettono pertanto di valutare globalmente né la sua azione pastorale né la sua direzione politica o ecclesiastica. Non sembrano esserci tracce di risposta da parte di Pietro a due lettere di papa Alessandro III, né di lettere inviate da Pietro durante il suo episcopato ad altri vescovi o altri destinatari.

È plausibile che nove dei trentatré sermoni che si ritengono autenticamente di Pietro (risalenti all’ultimo decennio di vita) siano stati pronunciati durante il suo episcopato. Una datazione analitica è al momento impossibile, anche per la carenza di studi. In essi, è possibile ritrovare citazioni dalle altre opere, soprattutto dalle glosse ai Salmi e alle Epistole paoline. I destinatari sono chierici, studenti, o gli stessi canonici di Notre-Dame: il messaggio che Pietro indirizza loro presenta tratti a carattere tipologico, morale o parenetico, mentre raramente sono presenti delle articolate riflessioni teologiche.

Pietro Lombardo morì il 20 luglio 1160, secondo l’epitaffio figurante sulla sua tomba presso la chiesa di Saint-Marcel di Parigi (ove il suo sepolcro fu violato nel 1793; la chiesa fu distrutta nel 1806). Sussistono tuttavia altre testimonianze sulla data della morte di Pietro (esaminate da Ignatius Brady nei Prolegomena all’edizione delle Sententiae). In particolare, l’obituario di Notre-Dame di Parigi fissa la data della morte al 3 maggio 1160 e tramanda notizia del lascito di Pietro: una casa presso la chiesa di S. Cristoforo, alcune suppellettili sacre e abiti liturgici, nonché una collezione di libri. Una seconda lista di codici appartenuti a un «maestro P‹ietro?› vescovo», che potrebbe identificarsi con Pietro Lombardo, si trova nel manoscritto Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 265, c. 94v.

Fonti e Bibl.: M. Guérard, Cartulaire de l’église Notre-Dame de Paris, IV, Paris 1850; Hildebertus Coenomanensis, Sermones, ed. J.-P. Migne, PL, 171, Paris 1854: il volume contiene alcuni sermoni di Pietro Lombardo attribuiti a Ildeberto di Lavardin (cfr. Prolegomena di Brady alle Sententiae); Petrus Lombardus, Commentaria in Psalmos, ed. J.-P. Migne, PL, 191, Paris 1854, coll. 55-1296; Petrus Lombardus, Collectanea in omnes divi Pauli apostoli Epistolas, ibid., coll. 1297-1696; PL, 192, Paris 1855, coll. 9-520; R. de Lasteyrie, Cartulaire général de Paris, I, Paris 1887; Magistri Petri Lombardi Parisiensis episcopi Sententiae in IV libris distinctae, editio tertia, I-II, Grottaferrata 1971-1981 (ricchi di informazioni i Prolegomena ai voll. I-II, redatti da I. Brady).

Studi: per la bibliografia anteriore al 1994, M. Colish, Peter Lombard, I-II, Leiden 1994; M. Zier, Peter Lombard and the Glossa ordinaria on the Bible, in A distinct voice: Medieval studies in honor of Leonard E. Boyle, O. P., a cura di J. Brown - W. Stoneman, Notre Dame (Ind.) 1997, pp. 629-641; P. Stirnemann, Histoire tripartite: un inventaire des livres de Pierre Lombard, un exemplaire de ses Sentences et le destinataire du Psautier de Copenhague, in Du copiste au collectionneur, a cura di D. Nebbiai-Dalla Guarda - J. Genest, Turnhout 1998, pp. 301-317; Mediaeval commentaries on the Sentences of Peter Lombard, I, a cura di G.R. Evans, Leiden 2002; M. Morard, Les commentaires des Psaumes de 1160 à 1350: entre mode et tradition, in La Bibbia del XIII secolo. Storia del testo, storia dell’esegesi, a cura di G. Cremascoli - F. Santi, Firenze 2004, pp. 323-352; M. Zier, The development of the Glossa Ordinaria to the Bible in the thirteenth century. 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Rosier-Catach, Paris, in corso di stampa. Sulla tradizione dei commentari alle Sententiae si segnalano, oltre ai 3 voll. Mediaeval commentaries on the Sentences of Peter Lombard, i seguenti repertori: F. Stegmüller, Repertorium commentariorum in Sententias Petri Lombardi, I-II, Würzburg 1947; V. Doucet, Commentaires sur les Sentences. Supplément au Répertoire de M. F. Stegmüller, Grottaferrata 1954. Aggiornamenti in Mediaevalia Philosophica Polonorum dal 1958 al 1968. Una revisione approfondita del repertorio è in atto dal 2009 sotto la direzione di W.J. Courtenay e P. Bakker con il patrocinio della SIEPM (http:// www.siepm. uni-freiburg.de/index.php/ commissions/projects.html?id=153, 6 aprile 2015). Il nuovo repertorio sarà pubblicato on-line a cura dell’Università di Basilea (http://iml-srv-02.iml. unibas.ch/rcs). Sono inoltre disponibili due traduzioni in lingue moderne delle Sententiae: Peter Lombard, The Sentences, a cura di G. Silano, I-IV, Toronto 2007-2010; Pierre Lombard, Les quatre livres des Sentences, a cura di M. Ozilu, I-III, Paris 2012-2013, IV vol. in preparazione.

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