HUCHEL, Peter

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

HUCHEL, Peter

P. Ch.

Poeta tedesco, nato a Berlino il 3 aprile 1903. Dopo aver trascorso la fanciullezza lontano dalla città, nell'ambiente rustico della marca del Brandeburgo, ha studiato nelle università di Berlino, Friburgo e Vienna, compiendo poi numerosi viaggi, fra l'altro in Francia, nei Balcani e in Turchia. Voltosi, a partire dal 1925, alla libera attività di scrittore, ha collaborato a diversi periodici culturali, in particolare alla Literarische Welt di W. Haas. Dopo l'ascesa al potere di Hitler ha dato vita ad una intensa produzione radiofonica, con drammi di intonazione spesso popolareggiante e agreste. Chiamato alle armi nel 1941 e rientrato nell'autunno 1945 da un campo di prigionia nell'Unione Sovietica, è stato sino al 1948 direttore artistico dell'emittente berlinese orientale; dal 1949 è redattore-capo della rivista Sinn und Form.

Fin dalle sue prime poesie, pubblicate nel 1924-25, H. si è imposto all'attenzione della critica per il tono autentico e inconfondibile dei suoi versi. La radice della sua ispirazione va ricercata, senza dubbio, nell'esperienza della propria terra natale, nell'incontro fra l'individuo e la natura; ma più che ricordare il nome di W. Lehmann, in cui qualcuno ha ritrovato un preciso antecedente alla poesia di H., sarà utile sottolineare l'accento realistico - sia pure nella tersa trascrizione di un intenso lirismo - che anima le sue composizioni e che si rivela anche nel particolare e suggestivo impasto della lingua, arricchita di termini derivanti dalla parlata di mietitori, zingari, mattonieri, garzoni di stalla - di uno strato sociale agricolo, cioè, per lo più trascurato e che H. vuole invece recuperare alla coscienza umana e poetica contemporanea. È così che la sua produzione lirica, dai volumi di Gedichte (Berlino 1948; Karlsruhe 1949) ai versi editi sparsamente in periodici varî o in antologie, non assume mai cadenze solo arcadicamente bucoliche o di cosmica solennità di fronte alle meraviglie del creato, bensì sa cogliere - nei suoi momenti più felici - quel tono singolarissimo che è, nello stesso tempo, specchio di una precisa condizione umana ed eco misteriosa dell'eterno. Alcune versioni italiane in G. Musa, Poesia tedesca del dopoguerra, Milano 1958.

Bibl.: A. Kantorowicz, Deutsche Schisksale, Neue Porträts, P. H., Berlino 1949; E. Zak, Der Dichter P. H. Versuch einer Darstellung seines lyrischen Werkes, ivi 1953; J. L. Döderlein, P. H., in Das Einhorn. Jahrbuch der Freien Akademie der Künste in Hamburg, 1957, pp. 168-172.