HÄRTLING, Peter

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

HÄRTLING, Peter

Luigi Quattrocchi

Scrittore e poeta tedesco, nato a Chemnitz il 13 novembre 1933. Sassone di nascita e svevo di adozione, lungo una linea di dedizione alla lirica ha articolato forme che, sulla costante d'una inconsueta scelta di campo estetico e quindi anche etico (si dichiara estraneo alla lezione di Brecht), valgono non tanto come modificazioni quanto come prove di assestamento e di adeguamento alle sollecitazioni che lo scorrere degli eventi propone.

Così, nelle iniziali raccolte Poeme und songs (1953), Yasmins Stationen (1955), Unter den Brunnen (1958), Spielgeist, Spiegelgeist (1962), Bruckstücke (1965), si avverte la tendenza all'espressione che va dal satirico-parodistico al grottesco-surreale, non però, come in altri autori similmente disposti (per es., il primo Grass), a contatto con l'opprimente realtà del dopoguerra, bensì in un'atmosfera di candore e di semplicità, che sarà poi quella dominante nei vari libri che H. ha espressamente scritto per ragazzi. Nei successivi Neue Gedichte (1972) e Anreden (1977) si colgono testimonianze dell'avanzante ''nuova soggettività'', sulla cui onda lunga si collocano anche le più recenti raccolte Vorwarnung (1983) e Die Mörsinger Pappel (1987), che privilegiano l'ottica dell'individuo anche nella rivisitazione degli eventi storici.

Più complessa è la vasta opera di romanziere, che si avvale d'una felice vena fabulatoria per cercare metafore in un tessuto di memorie e di ricostruzioni storiche collocate in un tempo che respinge l'individuo in luogo di accoglierlo e di potenziarlo. Così è nel primo dei romanzi dedicati a poeti del dolore e infine della follia, Niembsch oder Der Stillstand (1964), protagonista N. Lenau, poeta appunto del dolore universale, cui segue, con esso integrandosi, Janek (1966), biografia dell'omonimo semiebreo boemo, dal sintomatico sottotitolo Porträt einer Erinnerung a sottolineare la paradossalità e insieme l'inevitabilità della memoria, anche la più dolorosa. Das Familienfest oder Das Ende der Geschichte (1969), storia familiare a contatto con eventi storici di grande rilievo, evidenzia la solitudine utopistica dell'uomo che si affida ai propri ideali.

In seguito, con alternanza di esiti, H. ha privilegiato due tracce: quella della ricostruzione più o meno scopertamente autobiografica (Zwettl. Nachprüfung einer Erinnerung, 1973; Eine Frau, 1974; Nachgetragene Liebe, 1980), non tanto per recuperare il passato come tale quanto per evidenziare l'ineludibilità del ricorso a integrazioni nel presente che sono, in realtà, vere modificazioni; e quella della biografia, anch'essa storicamente fedele solo nella trama di fondo, di poeti infelici e anche per questo grandi: Hölderlin anzitutto (1976, con concessioni al dibattito politico, in chiave di dissociazione e di resistenza alla banalizzazione del presente), Die dreifache Maria (1982, sul tema della discreta e pur profonda infelicità di Mörike), e Waiblingers Augen (1987, sull'inettitudine di Waiblinger appunto, svevo anch'egli al pari degli altri due, a inserirsi in qualunque modo in una società che, regolarmente normalizzata, ha potuto fruire del suo genio e persino della sua amabilità ma non accettarne la sregolatezza).

Bibl.: E. e R. Hackenbracht, P. Härtling. Materialienbuch, Neuwied 1979; H. Fritsch, P. Härtlings ''Hölderlin'', Berna 1983; B. Dücker, P. Härtling, Monaco 1983; P. Härtling. Auskunft für Leser, a cura di M. Lüdke, Darmstadt 1988.

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