Klee, Paul

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Klee, Paul

Bettina Mirabile

Il pittore dei sogni

Pittore, teorico, musicista, il tedesco Paul Klee, vissuto fra Ottocento e Novecento, è stato un artista dalla sensibilità raffinata, che ha scoperto relazioni magiche tra forme, luoghi, colori della natura e della mente e, ora in modo gioioso ora con rigore geometrico, ha saputo tradurle in immagini semplici ed eleganti, dove il colore crea armonie delicate e produce atmosfere da sogno

Tra sogno e realtà

Nato nel 1879 in Svizzera, vicino Berna, da una famiglia di musicisti, ed egli stesso abile violinista, Paul Klee aveva molti talenti. Il maggiore contributo lo diede alla pittura astratta (astrattismo), anche se il suo stile oscilla tra forme reali e immaginarie, accostando figure geometriche a creature vere o sognate. Grande conoscitore del mondo naturale, Klee inventò un universo in cui la fantasia si ispira alle meraviglie della natura e animali bizzarri e piante strane rivelano lontane parentele con la zoologia e la botanica.

Per stupire lo spettatore, grazie a titoli suggestivi e realistici, riuscì a rendere concrete anche le opere astratte. In Separazione di sera, per esempio, ha descritto il tramonto con una progressione di strisce colorate interrotte da due frecce verticali.

L’arte e il rapporto con la natura

Secondo Klee l’arte deve osservare la natura e imitare il suo processo creativo: l’artista non deve copiare quanto già esiste, ma, con l’immaginazione e sperimentando tecniche e materiali diversi, deve creare un nuovo mondo di forme naturali e astratte.

Le opere di Klee possono apparire infantili per via delle figure schizzate o per le forme semplificate, ma la sua pittura non è mai improvvisata e ogni gesto è meditato; egli usava, infatti, dipingere molto lentamente. Non si accontentò di utilizzare numeri e lettere, ma inventò un linguaggio primitivo simile ai graffiti e una scrittura infantile come quella dei bambini o dei malati di mente, cercando di cogliere la purezza della loro immaginazione.

Disegno e colore

Uno degli aspetti più caratteristici di Klee è la sua intensa produzione grafica. Egli amava molto disegnare: i disegni, infatti, raccontano per immagini le riflessioni artistiche e gli stati d’animo del pittore, descritti anche in un diario, poi pubblicato.

Il disegno era per lui uno strumento di ricerca o di annotazione veloce e immediato, ma soprattutto un modo per dare libero sfogo alla fantasia. I suoi schizzi, poetici e ironici, sono popolati di figure dalle teste enormi, di angeli e di altre creature bizzarre.

L’enorme quantità di disegni nasceva dal bisogno di Klee di raccontare tutto, un bisogno confermato dalla pubblicazione di La confessione creatrice, il libro in cui raccolse le sue riflessioni teoriche.

Dall’incontro di Klee con Kandinskij nacque un’amicizia duratura e Klee partecipò a una mostra del gruppo denominato Der blaue Reiter («Il cavaliere azzurro»). La scoperta della forza del colore e il passaggio dal disegno alla pittura avvenne nel 1914, quando l’artista partì per la Tunisia. L’atmosfera da favola di quella terra contagiò Klee, che restò impressionato dalla magia dei colori e cercò di tradurre sulla tela la luce accecante dei paesaggi tunisini, trasformando e quasi sciogliendo gli edifici nelle forme ritmate e nei colori piatti e bidimensionali dei quadri.

Professore al Bauhaus

Insieme all’amico e vicino di casa Kandinskij, dal 1921 Klee insegnò al Bauhaus, dove analizzò gli elementi formali della pittura: la linea, la superficie, il colore. Oltre all’attività teorica, sperimentò nuove tecniche e approdò a uno stile sintetico in cui pochi elementi dominano i quadri. Accostò frecce e fasce di colori tenui a motivi geometrici come croci, triangoli, quadrati e assemblò queste forme fino a creare personaggi di fantasia. Altre volte l’equilibrio controllato di forme e colori lascia il posto a notturni popolati di uccelli, piante o pesci misteriosi.

Costretto a lasciare la Germania dove le sue opere sarebbero state ufficialmente condannate dal regime nazista, Klee tornò in Svizzera; venne quindi colpito da una rara malattia della pelle, che lo avrebbe portato alla morte, a Locarno (1940). Anche con uno stile più drammatico e contraddistinto da colori più scuri e cupi, continuò fino alla fine a disegnare e a inventare forme sempre nuove.

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