Pasqua

Enciclopedia Dantesca (1970)

pasqua

Alessandro Niccoli

Due occorrenze in Rime XCIX 2 e 3 Messer Brunetto, questa pulzelletta / con esso voi si ven la pasqua a fare: / non intendete pasqua di mangiare, / ch'ella non mangia, anzi vuol esser letta.

Secondo l'uso del tempo, p. può valere genericamente " festività " e indicare quindi qualsiasi festa del Signore (cfr. Capitoli della Compagnia di san Giorgio, in Schiaffini, Testi 39: " di far la vigilia... per tutte le pasque de l'anno, cioè per lo Natale, per Befanie, per Resurrexio, per l'Ascensione "; G. Villani VII 89; Cecco Tre cose solamente mi so' in grado 13); per evidente suggestione dei testi evangelici (Marc. 14, 12 " Quo vis eamus et paremus tibi ut manduces pascha? "; Luc. 22, 7) ‛ mangiar la p. ' è, negli antichi volgarizzamenti, frase riferita alla p. di resurrezione. Per il Contini qui pasqua di mangiare è " con scherzoso capovolgimento, quella o altra festa intesa come pretesto per far baldoria ". In Fiore CLXXVIII 10 è in un elenco di festività: Pasqua e Kalendi Maggio o Pentecosta.

La coincidenza delle occorrenze non è, di per sé, valido sostegno della tesi del Mazzoni che ritenne d'identificare il Fiore nella pulzelletta.

Bibl. - G. Mazzoni, Se possa ‛ Il Fiore ' essere di D.A., in Raccolta di studi critici dedicati ad A. D'Ancona, Firenze 1901, 657-692; Messer Giano nel sonetto di D. a Messer Brunetto, in " Studi medievali " n.s., VII (1934) 185-188.

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