CATANIA, Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 22 (1979)

CATANIA, Paolo

Salvatore Nigro

Nipote del poeta Antonio Veneziano, nacque a Monreale nel 1591 c. Il 21 luglio 1610 entrò nel convento monrealese di S. Maria, dove indossò l'abito dell'Ordine di S. Benedetto. Monaco di facile carriera (fu decano, priore e, infine, abate di S. Pietro di Massa), fra i contemporanei ebbe fama di predicatore colto e suasivo, oltre che di storiografo erudito, e soprattutto, di moralista piuttosto che di poeta.

Mentre non sappiamo nulla delle orazioni sacre che, rimaste manoscritte, andarono presto disperse, possiamo sommariamente ricostruire attraverso testimonianze perlopiù indirette le connotazioni essenziali della manoscritta Cronica del Real Monastero e Matrice Chiesa di S. Maria La Nova di Monreale, un tempo custodita nell'archivio del duomo. La Cronica (236 ff.), spesso citata da Pietro Antonio Tornamira nell'Originee progressi della Congregazione casinense (Palermo 1675), venne portata a termine nel 1648. Essa continuava una tradizione storiografica municipalistica, ad uso di beghe clerico-patrimoniali tra monaci benedettini e clero secolare impegnati in campo per la conquista di supremazie e di privilegi capitolari. Non a caso l'opera del C. era una continuazione della Historia Ecclesiae Montis Regalis del benedettino Ignazio da Tortorici, arrestatasi al 1530, ed ebbe a sua volta (a partire dai fatti del 1573) un continuatore nell'abate Giacomo Squiglio.

All'interno di un mediocre epigonismo letterario, sempre di ambito monrealese, si situano pure i sette volumetti di Canzoni morali sopra i motti siciliani (vol. I, 1652; II, 1656; III, 1660; IV, 1661; V e VI, 1662; VII, 1663) pubblicati a Palermo, non senza ristampe. Ad essi, nel 1663, fece seguito una Tavola alfabetica ditutti i motti cavati dall'otto libri di canzoni, con l'aggiunta di altri700 (Palermo). Si tratta di un'ampia silloge paremiografica (contenente più di tremila e cinquecento proverbi e modi proverbiali, illustrati in dialetto con altrettante ottave siciliane o "canzune"), che ci si presentano come una ripropagginazione della Raccolta di proverbi siciliani in ottava rima apparsa postuma nel 1628 col nome di Antonio Veneziano.

Questo epigonismo era vanto dello stesso autore: "risolsimi seguir la Musa erratica / con dar di mano a' nostri motti sicoli, / che dal Veneziano olim mio avunculo / ... / fur cominciati, come molti tengono". Le ottave del C. partecipano della generale vocazione della letteratura dialettale secentesca alla registrazione di proverbi, usati ora come veicolo di moralismo conservatore (si pensi a Giulio Cesare Croce e Giambattista Basile) ora come citazione di realtà popolare (come nel caso di Giulio Cesare Cortese e di Marco Boschini). Il moralismo del C. si risolve in prudenziale norma di vita ("...sia l'uom cauto nel suo vivere"), con inviti alla tolleranza, alla medietà psicologica ("Nun tantu duci ch'ognunu ti suca, / nun tantu amaru ch'ognunu ti sputa"), al conservatorismo e immobilismo sociale ("Di li toi antichi camina a la fatta"; "metti di banda li tanti chimeri") e persino a un improbabile programma di astinenza sessuale ("manteni sempri casta la brachetta"). Concepiti salomonicamente ("ut addatur et parvulis astutia"), i proverbi del C. delineano nel loro insieme un modello di vita "esemplare" e "discreto"; vicini in questo più alla contemporanea trattatistica politico-morale che non alla letteratura dialettal-popolaresca. Per questa via, anche se con modestia di risultati letterari, le Canzoni superano il documentarismo delle raccolte paremiografiche di fine Cinquecento (per es. i Proverbi siciliani e latini raccolti dal p. Silvio Risico, ms. custodito dalla Bibl. naz. di Palermo) e il "petrarchismo" (inteso come disimpegnata letterarietà) della Raccolta del Veneziano, in nome però di una parenesi esplicitamente conservatrice, senza l'ambiguità pseudocontestatrice di un G. C. Croce o le allucinazioni metastoriche (e filobaronali) di un Basile.

Le stesse osservazioni valgono per l'altra opera del C. "in canzoni siciliane in sesta rima": il Teatro ove sirappresentano le miserie e le mentite apparenze di questo fallace mondo (Palermo 1665). Si nota qui, tuttavia, un incupimento di tono che procede di pari passo con una retorizzazione secentistica, dalla quale il C. riesce in parte a salvarsi (come nella "Ninna della Madonna") solo nei pochi casi di riuscito missaggio di entusiasmo religioso e semplicità popolare.

Nel 1670 si spense a Palermo, nel monastero di S. Giovanni degli Eremiti.

Bibl.: I repertori biobibliografici si muovono tutti tra approssimazioni e inesattezze varie. In nessuno di essi è indicata la data di nascita, che ho tentato di fissare sulla base di un'indicazione autobiogr. contenuta nell'epistola in sdruccioli (datata 20 apr. 1652: "del vago e lieto april giorno ventesimo/anno salutis seicentocinquantesimo/con due di sopra più col suo millesimo") premessa al volume I delle Canzoni; il C.dichiara di aver dato inizio alla sua opera a sessant'anni compiuti ("di già trascorso l'anno sessagesimo"). Pressoché ripetitive (e scarse) sono le notizie fornite dagli eruditi settecenteschi e ottocenteschi: A. Mongitore, Bibliotheca Sicula, II, Palermo 1714, pp. 121 s.; M. Armellini, Bibliotheca Benedectino Casinensis, II, Assisii 1732, pp. 120 s.; Bibliothèque générale des écrivains de l'Ordre de Saint Benoit, I, s. l. 1777, p. 186; A. Narbone, Bibliogr. sicola sistematica, o apparato metodico alla letter. della Sicilia, I, Palermo 1850, p. 287; II, ibid. 1851, pp. 380 s.; IV,ibid. 1854, pp. 160, 372; G. M. Mira, Bibliografia sicil., I, Palermo 1875, sub voce. Le uniche osservaz. critiche (anch'esse assai sommarie) si devono a G. Pitrè, Proverbi siciliani, I, Palermo 1880, pp. XIII, XIX-L; C. Musumarra (Breve storia di "'ntrallazzu",in Lingua Nostra, XIII [1952], 2, pp. 39 ss.) data erroneamente 1654 la prima edizione del I vol. delle Canzoni:quella del '54 è in effetti una ristampa (con la correzione di molti refusi tipografici), presso il tipografo Pietro d'Isola (la prima edizione era stata stampata da Andrea Colicchi);la stessa che il Pitrè aveva avuto tra le mani, priva del frontespizioepperò non datata. Utili soprattutto per le notizie sulla Cronica sono le pp. 87-93 del vol. Monrealesi illustri di N.Giordano, Palermo 1964.

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