Palude

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Area, più o meno vasta, di terreno impermeabile o insufficientemente drenato, nella quale le acque piovane o i corsi d’acqua alimentano un bacino di raccolta, di solito poco profondo, spesso occupato da una flora particolare.

Tali aree si formano in vicinanza dei corsi d’acqua (per es., nei meandri abbandonati), nelle regioni endoreiche, lungo le coste basse, nelle zone retrostanti i cordoni litoranei. In quest’ultimo caso le p. hanno acque salmastre e costituiscono spesso il riempimento di aree lagunari più estese, che nel tempo sono state parzialmente colmate da sedimenti argillosi e siltosi, ricchi in materia organica e torba. In ambiente deltizio con bassissima escursione di marea, procedendo verso la costa si possono distinguere aree paludose caratterizzate da una vegetazione differente: mentre quelle più lontane dalla costa hanno generalmente una vegetazione arbustiva che mal sopporta le variazioni di salinità (p. arboree), quelle più vicine alla costa presentano invece una vegetazione erbacea (p. erbacee) ben adattata alle periodiche variazioni di salinità. Lungo le coste, dove l’escursione di marea è molto accentuata, si possono formare p. salate che sono spesso incise da piccoli canali di marea meandriformi.

La flora palustre è costituita essenzialmente da elofite, cioè piante che vivono in terreni costantemente imbevuti d’acqua, con apparato radicale e organi svernanti (solitamente rizomi) affondati nel fango, e fusto, foglie e fiori a contatto dell’atmosfera. L’asfissia radicale viene evitata grazie ad aerenchimi, tessuti parenchimatici ricchi di ampi spazi intercellulari, nei quali si immagazzina aria; l’ossigeno formato durante la fotosintesi, dilatandosi sotto i raggi del sole, viene forzato attraverso le lacune fin nelle radici, dove è poi consumato per la respirazione. In prevalenza la flora palustre è formata da determinate famiglie, come Ciperacee, Giuncacee, Tifacee, alcune Poacee (cannuccia) ecc., che nelle regioni temperate e fredde formano spesso estesi popolamenti, per es. i canneti. Nelle regioni tropicali si nota una grande abbondanza di Aracee e di varie famiglie di Scitaminee.

La fauna palustre è un aspetto della limnofauna che comprende animali in condizione di resistere al disseccamento stagionale, parziale o totale, della massa d’acqua (disseccamento stagionale che appunto distingue le p. dai laghi). Gli animali possono realizzare tale condizione in molti modi: con lo sprofondamento entro il terreno del fondo (Molluschi Prosobranchi e Crostacei Decapodi; qualche Bivalve; taluni pesci, come i Dipnoi); compiendo in ambiente non limnobio una parte del proprio ciclo vitale (Insetti con immagine non acquatica, come taluni Ditteri, Coleotteri, Odonati, Efemerotteri ecc.; Anfibi non legati per tutta la vita all’acqua); trasmigrando in altri specchi d’acqua, a nuoto (pesci, Loricati ecc.), o in volo (Coleotteri ed Eterotteri); alcuni, infine, soccombono (molti Crostacei e Molluschi), ma lasciano uova resistenti alla siccità e capaci di svilupparsi con il ritorno dell’acqua. Si considerano facenti parte della fauna palustre anche molti Uccelli (specialmente Anseriformi, Ciconiformi e Gruiformi), i quali, pur vivendo tipicamente o potendo vivere anche presso altre masse d’acqua, trovano negli ambienti paludosi, specialmente quando le acque in retrazione concentrano in piccola superficie grandi quantità d’animali, un nutrimento soddisfacente. Nel caso di p. vicino al mare, o genericamente connesse con il mare (lagune costiere), possono entrare a far parte della fauna palustre, sia acquatica sia riparia, organismi eurialini d’origine marittima.

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