Palatino

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Colle di Roma, tra la valle del Foro e quella del Circo Massimo, dove secondo la tradizione, Romolo tracciò il solco entro cui fondò Roma.

Tra la fine del 9° e l’inizio del 7° sec. a.C. i Latini, discesi dai colli di Albalonga, si stabilirono sul P. per difendere e controllare il passaggio del Tevere all’Isola Tiberina, naturale testa di ponte fra gli Etruschi, che occupavano la riva destra, e Latini e Sabini, sulla riva sinistra. La ‘città quadrata’ di Romolo, sorta nell’8° sec. a.C., era cinta da mura e fossato e aveva tre porte; la valle ai piedi del colle, che allora ospitava una necropoli, fu inglobata nel sistema urbano quando la città si espanse e si trasformò nel Foro, il centro della vita politico-amministrativa. Con l’allargamento del primitivo abitato sui colli vicini e la nascita di una più vasta città, la città romulea fu distrutta e il P., oltre a ospitare diversi templi, fu prescelto a causa della sua posizione centrale e salubre per le residenze private dei ricchi patrizi di età repubblicana. Augusto, che sul P. era nato, lo trasformò nella sede dei palazzi imperiali, facendosi erigere un’abitazione di ampie proporzioni. I suoi successori costruirono palazzi ancora più sontuosi. Tribù Palatina Una delle 4 tribù urbane di Roma attribuite alla riforma di Servio Tullio e corrispondenti alle quattro regioni della città.

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