NON ALLINEATI, Paesi

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)

NON ALLINEATI, Paesi

Giampaolo Calchi Novati

Il movimento dei N.A., di cui hanno fatto parte molti paesi del cosiddetto Terzo Mondo (v. terzo mondo, in App. IV, iii, p. 631, e in questa Appendice) resisi indipendenti nel corso del processo di decolonizzazione, ha avuto come obiettivo essenziale quello di porsi come forza autonoma in un mondo strategicamente ed economicamente bipolare e di difendere i paesi di nuova indipendenza dall'intrusione delle superpotenze, offrendo nello stesso tempo anche agli stati più deboli un'infrastruttura atta a promuovere e garantire una loro valida presenza politica sulla scena internazionale. I precedenti storici del Non Allineamento possono essere trovati nelle conferenze anticoloniali del periodo fra le due guerre, come la Conferenza dei popoli oppressi (Bruxelles 1927) o i Congressi di Baku (1920) e di Irkutsk (1921) organizzati dall'URSS per mobilitare i popoli dell'Asia contro l'imperialismo e il colonialismo.

Dopo la seconda guerra mondiale l'iniziativa passò più direttamente ai paesi protagonisti della decolonizzazione, poiché la lotta per l'emancipazione nazionale dei territori coloniali trovava il suo naturale completamento in una politica d'indipendenza sul piano internazionale. Gli schemi politico-economici dettati dalla logica dei blocchi della guerra fredda erano considerati inadatti a risolvere e soddisfare i problemi e le attese dei popoli emergenti, pericolosi per il mantenimento della pace, antitetici come tali all'instaurazione di forme operanti di cooperazione contro l'arretratezza e il sottosviluppo.

In questo quadro, il neutralismo costituì la premessa pratica e ideologica del Non Allineamento in tutte le sue esplicazioni, ma si trattò di un neutralismo positivo o attivo che si distingueva dalle posizioni tradizionali di neutralità perché propugnava una presenza politica costante e vigilante in ambito internazionale, rifiutando di accettare la divisione del mondo in due ''campi'' contrapposti.

Il neutralismo ebbe il suo primo terreno di sviluppo nell'Asia meridionale e sud-orientale, in India e, con un rilievo particolare, in Indonesia; si deve alla tradizione indonesiana in particolare la formulazione dei Panch Shila, i "cinque principi" della coesistenza attiva e pacifica che saranno a lungo il fondamento del neutralismo, dell'afro-asiatismo e per estensione del Non Allineamento, vale a dire: reciproco rispetto per l'integrità e sovranità territoriale; non aggressione; non interferenza negli affari interni; eguaglianza e reciproco vantaggio nei rapporti economici; coesistenza pacifica.

Al culmine del processo di decolonizzazione e delle speranze da esso suscitate, mentre la dottrina neutralista registrava i primi successi, si crearono le condizioni per un'iniziativa in cui i rappresentanti dei nuovi stati d'Asia e d'Africa riuscirono ad affermare la propria presenza e la propria volontà politica sulla scena internazionale. La prima conferenza afro-asiatica dell'era postcoloniale si tenne nella città indonesiana di Bandung dal 18 al 24 aprile 1955. Vi erano rappresentati 29 paesi, di cui 6 africani e 23 asiatici, per una popolazione complessiva di 1,3 miliardi di uomini, circa la metà dell'intero genere umano, distribuiti su di una superficie pari a un quarto della superficie terrestre, ma con un reddito nazionale complessivo non superiore all'8% del totale mondiale. Sotto il profilo degli istituti interni, erano presenti monarchie assolute o feudali a fianco di paesi organizzati secondo il sistema democratico occidentale, teocrazie e regimi comunisti o socialisti. Alcune delle nazioni presenti erano parti attive di alleanze militari del fronte occidentale; la Cina e il Vietnam del Nord erano compresi nel sistema gravitante intorno all'URSS, estranei però all'istituendo Patto di Varsavia. Anomala poteva essere considerata la posizione del Giappone, unico paese industrializzato accanto a paesi tutti in via di sviluppo.

Al di là dei propositi di ciascun governo nell'ambito delle proprie esigenze contingenti, e di una certa indeterminatezza decisionale indotta dalla regola di prendere risoluzioni all'unanimità, il risultato più rilevante della Conferenza di Bandung fu l'assunzione della tesi del primo ministro indiano Nehru, il quale sosteneva che la pace si dovesse difendere soprattutto aumentando il settore dei paesi non impegnati nella politica dei blocchi. La Conferenza di Bandung coronò il periodo formativo del neutralismo; si concluse con un appello alla responsabilità delle potenze soffocate dalla ''ragion di Stato'': il mondo afro-asiatico, geloso della sua indipendenza, in preda alla febbre di una rapida crescita economico-sociale, cercava dentro di sé le forze per portare a maturazione il processo di rinascita politico-economica.

Il passaggio successivo fu l'incontro fra i paesi afro-asiatici e la Iugoslavia, la quale caratterizzò la sua ribellione all'URSS nel 1948 con il ripudio dei blocchi politico-militari della guerra fredda. Data la sua storia e la sua posizione geopolitica, la Iugoslavia era portata a guardare oltre la decolonizzazione, su cui si era misurato di preferenza l'afro-asiatismo. Per la Iugoslavia la causa principale delle tensioni era non nello scontro fra capitalismo e socialismo o fra imperialismo e lotta di liberazione, ma piuttosto nella tendenza egemonica delle superpotenze, senza effettive differenze, sotto questo aspetto, fra USA e URSS. L'adesione della Iugoslavia ai ''cinque principi'' era implicita in tutta la politica di Tito e nel 1953 per la prima volta il presidente iugoslavo si riferì espressamente a un raggruppamento di paesi fuori dei blocchi.

La saldatura definitiva con il neutralismo afro-asiatico si verificò nell'incontro di Brioni fra Tito, Nehru e Nasser del 18-19 luglio 1956. Il comunicato conclusivo sottolineava l'identità di vedute dei tre governi nel valutare la situazione internazionale, la loro "stretta collaborazione" e i buoni risultati già raggiunti dalla loro politica, diretta a sviluppare i rapporti fra tutti i popoli su un piede di parità. Con il convegno di Brioni il processo iniziato a Bandung subì un'evoluzione sostanziale per cui il Non Allineamento uscì da ogni limitazione geografica e definì in senso politico l'ambito del ''non impegno'', che era apparso meno determinato alla Conferenza del 1955, dove era stato posto in risalto soprattutto il legame sentimentale di solidarietà fra i popoli oppressi.

Nello stesso Terzo Mondo il neutralismo era percepito in modo diverso a seconda degli obiettivi più immediati dei singoli paesi. Se per Nehru il neutralismo doveva assolvere la vocazione mondiale della nazione indiana superando la divisione del mondo in due blocchi ostili, per l'egiziano Nasser, campione del nazionalismo e del neutralismo arabo, il conflitto Est-Ovest conteneva una minaccia incombente, ma poteva essere sfruttato per ottenere aiuti e coperture in funzione difensiva. Tutto concentrato sulla conquista dell'indipendenza era il neutralismo dei dirigenti dell'Africa ''nera'', dove la decolonizzazione iniziò di fatto con l'indipendenza nel marzo 1957 del Ghana, ex-Costa d'Oro. Alla formazione del movimento del Non Allineamento concorse anche l'America latina, approdata a una politica di solidarietà terzomondista soprattutto dopo la vittoria della rivoluzione castrista a Cuba; ma l'America latina nel suo complesso non s'integrò pienamente nel movimento.

Una volta affermatosi sulla scena mondiale, il Non Allineamento ha informato di sé la politica del Terzo Mondo influenzando in modo più o meno incisivo gli sviluppi della politica internazionale. Il movimento non si è mai dato una struttura rigida. I vertici che si sono succeduti a scadenza pressoché regolare dal 1961 rappresentavano un insostituibile momento di verifica. I requisiti di partecipazione, una volta caduti i criteri geografici, vennero fissati pensando all'autonomia dai blocchi ed erano: una politica d'indipendenza fondata sulla coesistenza pacifica e il Non Allineamento; il sostegno ai movimenti di liberazione nazionale; la non appartenenza a patti militari collettivi; la non appartenenza a un'alleanza bilaterale con una grande potenza; la non accettazione volontaria sul proprio territorio di basi militari straniere.

La prima conferenza dei paesi N.A. si tenne a Belgrado dal 1° al 6 settembre 1961 con la partecipazione piena di 25 paesi di quattro continenti. Notevole era il respiro mondiale che aveva ormai assunto il Non Allineamento, che non toccava più soltanto i problemi dell'area coloniale, ma interveniva sulle questioni internazionali più rilevanti, quali la crisi dell'ONU, la tensione russo-americana, i fatti di Germania, la ripresa degli esperimenti nucleari. In ogni caso, l'anticolonialismo, la distensione, la coesistenza pacifica, il disarmo restavano i punti obbligati della politica dei paesi N.A., con una priorità per le sollecitazioni rivolte ai paesi protagonisti della politica di potenza, nel momento in cui la liberazione dal colonialismo stava per diventare un fenomeno generale. Lo ''spirito di Bandung'' era presente soprattutto nell'esaltazione dei nazionalismi dei popoli nuovi, per lo più ''di colore'', della loro cultura e della politica alternativa di cui si facevano portatori; da Belgrado venne un messaggio che riaffermava la necessità di collegare il Terzo Mondo all'Europa e all'America, per scongiurare, con uno sforzo congiunto, la guerra e per tentare di risolvere quelle contraddizioni che facevano della guerra fredda uno status intollerabile per i paesi in via di sviluppo.

L'anima anticoloniale riprese il sopravvento in occasione del secondo vertice (Cairo, 5-10 ottobre 1964) e soprattutto del terzo (Lusaka, 8-10 settembre 1970). A dimostrare l'evoluzione in atto, nel 1965 fallì il tentativo di celebrare il decennale di Bandung con una seconda Conferenza afro-asiatica che si sarebbe dovuta tenere ad Algeri. Algeri ospitò il quarto vertice del Non Allineamento (5-9 settembre 1973), con cui il movimento compì un salto di qualità ineguagliato inaugurando l'era del nuovo ordine economico internazionale, il risvolto di uno stesso impegno del Terzo Mondo per uscire dalla soggezione e riformare il sistema mondiale (v. terzo mondo, App. IV, iii, p. 632). La leadership di un paese come l'Algeria, con il suo prestigio e con l'originalità della sua esperienza, consentiva finalmente al movimento una prospettiva di grande ampiezza. Per dare più sostanza alla sua politica il Non Allineamento studiava di mettere a punto la cooperazione necessaria per imporre al Nord del mondo quella revisione dei rapporti economici che fino ad allora era mancata. In questo modo, il Terzo Mondo scopriva un ''potere'' da far valere nel negoziato.

Non mancavano tuttavia i contrasti, conseguenza in parte dello stesso successo del movimento, a cui aderivano ormai 75 stati, che divennero 85, fra stati e movimenti, nel successivo vertice di Colombo (16-19 agosto 1976). Più netta si manifestava intanto la divisione fra un'ala risolutamente impegnata in direzione dell'antimperialismo militante e un'ala che voleva svolgere un'azione moderatrice sul movimento in una specie di compromesso con la realtà da cui i paesi del Terzo Mondo in fondo provenivano. In una posizione intermedia si collocava la maggioranza dei paesi aderenti, disposta ad accodarsi al vincente ma istintivamente conservatrice. Obiezioni di fatto e di principio venivano avanzate nei confronti di quei paesi membri che intrattenevano rapporti privilegiati con Mosca. Lo scontro − sintetizzabile un po' semplicisticamente nell'antinomia fra equidistanza e alleanza naturale con l'URSS − si manifestò in occasione della scelta di Cuba come sede per ospitare il vertice successivo, che si svolse dal 3 al 9 settembre 1979 all'Avana.

Toccò a Tito, in quello che doveva risultare il suo messaggio d'addio al Non Allineamento, tracciare la via maestra affinché il movimento ritrovasse un equilibrio. Polemiche a parte, il movimento era oggettivamente alle prese con fenomeni inediti. Il nuovo ordine economico internazionale era entrato in crisi, la distensione si era ridotta ad alcuni accordi di vertice in Europa o sul disarmo senza estendere i suoi benefici al Terzo Mondo, e subito dopo era iniziata una fase inversa di dura contrapposizione fra Est e Ovest, mentre il Terzo Mondo era diventato teatro di una serie di conflitti locali e regionali. In un sistema mondiale che era rimasto essenzialmente ''statocentrico'', la contraddizione della politica di stati, che individualmente volevano rafforzare il loro status e la loro sicurezza e che come gruppo puntavano a una riforma in profondità dell'ordine esistente, si era fatta più evidente. I paesi N.A. non erano immuni dagli errori e dalle deviazioni che avevano rinfacciato alle grandi potenze.

Assegnato all'῾Irāq, il vertice successivo non si poté tenere nella sede e nella data indicata a causa della guerra scoppiata nel 1980 fra ῾Irāq e Iran. Subentrò l'India, che organizzò l'assise dal 7 al 12 marzo 1983, cercando di rievocare il lontano passato legato a Nehru. Il ''ritorno alle origini'', per quanto sia difficile stabilire con esattezza i principi originali e originari di una politica come quella dei paesi N.A., significò − nella circostanza in cui si svolse la Conferenza di Nuova Delhi − la rivalutazione di un più attento disimpegno dalla politica delle grandi potenze e un più convinto rilancio della solidarietà fra paesi in via di sviluppo.

All'ottavo vertice del movimento (Harare, 1-6 settembre 1986) parteciparono le delegazioni di 101 fra stati e movimenti. Le Conferenze sia di Nuova Delhi che di Harare resero evidente la crisi del movimento e della stessa identità del Terzo Mondo, differenziatosi nelle sue componenti per effetto di un progresso diversificato da paese a paese, di un relativo progresso economico registratosi in alcune aree del sottosviluppo e di una tendenza obiettiva all'integrazione e omologazione internazionale. Nella sua qualità di sintesi e summa delle varie enunciazioni neutraliste o terzaforziste, il Non Allineamento si era presentato come una negazione delle gerarchie del bipolarismo e dei relativi metodi di azione: una politica che la successiva realtà dimostrò essere passeggera, perché i paesi di nuova indipendenza col tempo si rivelarono suscettibili di essere assorbiti nel sistema dominante, ma che era stata invece ideata come compiuta e definitiva. Gli obiettivi che venivano perseguiti non erano in realtà di pertinenza esclusiva di nessuno, benché ovviamente il Terzo Mondo si aspettasse una promozione che la guerra fredda e i blocchi gli vietavano pregiudizialmente. Il nono vertice del movimento (Belgrado, 4-7 luglio 1989) ha riportato in un certo senso il Non Allineamento alle origini.

Dopo aver tanto auspicato il superamento della guerra fredda e lo smantellamento dei blocchi, il Non Allineamento, paradossalmente, si è trovato spiazzato dalla fine del bipolarismo a seguito del collasso del socialismo e dell'URSS fra il 1989 e il 1991. Uno dei paesi fondatori, la Iugoslavia, ha subito la crisi nella sua stessa statualità ed è stata di fatto sospesa dal movimento a causa della guerra in Bosnia. Mentre la neutralità nei confronti delle grandi potenze ha perduto qualsiasi riferimento, il movimento ha cercato di ridarsi una ragion d'essere nella nuova realtà internazionale, polarizzata proprio sul conflitto Nord-Sud.

Nel vertice tenutosi a Giakarta nel settembre 1992 i membri sono diventati 108; il comunicato finale riafferma l'intenzione del movimento dei paesi N.A. di rimanere "una forza politica indipendente malgrado i cambiamenti nel mondo", ma nota che vi è "un urgente bisogno di accordare la massima priorità ai problemi dello sviluppo e di relazioni economiche internazionali eque".

Membri del Movimento dei Non Allineati (al settembre 1992): Afghānistān; Algeria; Angola; Arabia Saudita; Argentina; Bahamas; Baḥrein; Bangla Desh; Barbados; Belize; Benin; Bhutan; Bolivia; Botswana; Brunei; Burkina Faso; Burundi; Cambogia; Camerun; Capo Verde; Centrafricana, Repubblica; Ciad; Cipro; Colombia; Comore; Congo; Corea, Rep. Dem.; Costa d'Avorio; Cuba; Dominicana, Repubblica; Ecuador; Egitto; Emirati Arabi Uniti; Etiopia; Filippine; Gabon; Gambia; Ghana; Giamaica; Giordania; Grenada; Guinea; Guinea Bissau; Guinea Equatoriale; Guyana; Indiana, Unione; Indonesia; Iran; ῾Irāq; Iugoslavia; Kenya; Kuwait; Laos; Lesotho; Libano; Liberia; Libia; Madagascar; Malawi; Malaysia; Maldive; Mali; Malta; Marocco; Mauritania; Maurizio; Mongolia; Mozambico; Myanmar (Birmania); Namibia; Nepal; Nicaragua; Niger; Nigeria; ῾Omān; Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP); Pakistan; Panama; Perù; Qatar; Ruanda; St. Lucia; São Tomé e Príncipe; Senegal; Seychelles; Sierra Leone; Singapore; Siria; Somalia; Srī Laṅkā; Sudan; Suriname; Swaziland; Tanzania; Togo; Trinidad e Tobago; Tunisia; Uganda; Uzbekistan; Vanuatu; Venezuela; Vietnam; Yemen; Zaire; Zambia; Zimbabwe.

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