Paesi Bassi

Enciclopedia machiavelliana (2014)

Paesi Bassi

Francesca Terrenato

Machiavelli nella Repubblica delle Province Unite

Tra la fine del 16° sec. e la metà del 18° si registra una fase di intensa attività di autori, traduttori ed editori interessati al ‘fenomeno’ Machiavelli. Questa fase coincide con l’affrancamento dalla corona spagnola, il consolidamento di un regime repubblicano e la rapida ascesa dei Paesi Bassi a grande centro commerciale, artistico e culturale. Dalla fine del Cinquecento M. è noto, nel ruolo di astuto consigliere di sovrani, nelle cerchie intellettuali che lo leggono in latino, in francese o in italiano. Lo testimonia l’accusa di immoralità rivoltagli dall’umanista Joost Lips (Justus Lipsius), che nei suoi Politicorum sive civilis doctrinae libri sex, quid ad Principatum maxime spectant (1589) fa suo l’atteggiamento diffuso fra accademici e letterati di criticare l’opportunismo di M. pur traendo ispirazione dalle sue opere. Al 1633 risale la stroncatura di Kaspar van Baerle (Caspar Barlaeus) nella Dissertatio, de bono principe, adversus N. Machiavelli Florentini scriptoris suasorias [...]: M. vi è accusato di anteporre la prudentia alla virtus, e di trarre lezioni da esempi di governo scellerato; van Baerle nega che M. abbia voluto denunciare indirettamente le colpe dei cattivi governanti, poiché il testo avrebbe un chiaro intento prescrittivo (van Heck 2002).

Le traduzioni in volgare rendono accessibile a un ampio pubblico innanzitutto i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio e il Principe, aprendo la strada a letture diverse. La prima traduzione di M. in nederlandese (De discoursen van Nicolaes Machiavel Florentyn [...], 1615), a opera di Adam van Nievelt (van Heck 1996), si basa probabilmente su un’edizione francese del 1571 che riunisce in un volume i Discorsi e il Principe (Les discours de l’estat de paix et de guerre, de Messire Nicolas Macchiavelli, Secretaire & citoyen Florentin sur la premiere decade de Tite Live, traduict d’Italien en François. Plus un livre du mesme aucteur intitulé le Prince), favorendo un’interpretazione in chiave antimonarchica degli scritti politici maggiori nel loro insieme. Sintomatica è la sua comparsa negli anni in cui nei Paesi Bassi infuria lo scontro fra statolder (lett. «luogotenente»: il capo dell’esercito e dell’esecutivo) e Gran pensionario d’Olanda (il capo di fatto dell’assemblea parlamentare; Terrenato 2010). Più oltre, nel 17° sec., M. influenza decisamente il pensiero repubblicano dei fratelli Johan e Pieter de La Court, in particolare i loro Politike discoursen [...] (1662). I numerosi riferimenti soprattutto ai Discorsi contenuti in questo trattato (van Heck 2000), che invoca la fine dello statolderato e una più ampia tolleranza religiosa, non sono disgiunti, secondo uno studio recente (Weststeijn 2012), da una critica al M. fraudolento. Lettore in chiave repubblicana di M. sulla scia dei de la Court è Baruch Spinoza (→), come si desume dal Tractatus politicus [...] (1677). Breve menzione meritano l’apparizione di una traduzione della novella Belfagor nella seconda edizione (1668) dell’anonimo volume del 1644 Spiegel der quade vrouwen [...] (Specchio delle donne cattive), e una traduzione latina del Principe (Nicolai Machiavelli Florentini Princeps [...], 1699) a opera del filosofo Caspar Langenhert.

Il clima di aperto dibattito politico e religioso e la presenza di innumerevoli editori non sottoposti a censura creano nei Paesi Bassi un ambiente favorevole alla diffusione degli scritti di M. anche in altre lingue (Procacci 1995). Nel 1683 si pubblica la traduzione in francese del Principe, a opera del francese Abraham-Nicolas Amelot de la Houssaye (→). La lettura di orientamento antiassolutista raccoglie consenso nella Repubblica minacciata dall’espansionismo francese. E la versione di Amelot, tradotta da Daniel Ghys, esce in un’edizione in nederlandese comprendente anche scritti minori di M. (De historische en politique werken, van Nicolaas Machiavel, 5 voll., 1703-1705). Segue una nuova traduzione francese, pubblicata anonimamente, ma attribuita al profugo ugonotto François Tétard, dei Discorsi e del Principe, con le Istorie fiorentine e l’Arte della guerra (6 voll., 1691-1696). La prefazione del traduttore al Principe sgombera il campo dai pregiudizi generati dall’avversione della Chiesa cattolica nei confronti dell’autore. Questa edizione, più volte ristampata, rimarrà per oltre un secolo la più completa in lingua francese. A un altro profugo ugonotto, Pierre Bayle (→), si deve il primo profilo biografico di M., contenuto nella voce Machiavel del Dictionnaire historique et critique (1697), che riprende le argomentazioni di Amelot e Tétard.

Nel 1741 esce la traduzione in nederlandese dell’Anti-Machiavel di Federico I re di Prussia, libro che, curato da Voltaire, era comparso in francese l’anno precedente nei Paesi Bassi. Le due opposte interpretazioni del Principe continuano a fronteggiarsi entro i confini della Repubblica: a un anonimo autore dei Paesi Bassi si deve l’opuscolo in francese Machiavel republicain (1741). Nel complesso appare invece piuttosto limitato, con rare eccezioni, l’interesse nei confronti dell’opera di M. dei patrioti che alla fine del 18° sec. si battono per ideali democratici (Haitsma Mulier 1993).

Machiavelli nel Regno dei Paesi Bassi

Nel 19° sec. l’attenzione verso l’opera di M. nei Paesi Bassi, divenuti una monarchia nel 1813, vede una netta flessione rispetto ai secoli precedenti. Un momento di rinnovato interesse si registra con la comparsa di un’opera in latino del filosofo Cornelis Star Numan, Diatribe academica in Nicolai Machiavelli opusculum Del Principe inscriptum (1833), e di una traduzione in nederlandese del Principe (1834) e del libro I dei Discorsi (1836), basata sull’originale italiano, curata dal giornalista e uomo politico Theodorus Marinus Roest van Limburg.

Nel 1940, anno in cui i Paesi Bassi vengono occupati dalla Germania, esce una nuova traduzione del Principe dello scrittore antifascista Jo Otten (Machiavelli: sleutel van onzen tijd, Machiavelli: chiave del nostro tempo). A Frans van Dooren si devono traduzioni del Principe (De heerser, 1976) e della Mandragola (La Mandragola-De alruin, 1986), mentre Paul van Heck, studioso della letteratura italiana ed esperto di M., ha curato le più recenti edizioni in nederlandese, dotate di introduzione, note e bibliografia: Discorsi. Gedachten over staat en politiek (Discorsi sullo Stato e la politica, 1997), Het leven van Castruccio Castracani (La vita di Castruccio Castracani, 1993), Il Principe en andere politieke geschriften (Il Principe e altri scritti politici, 2006), Toneel en verhalend proza (Teatro e prosa narrativa, 2010).

Bibliografia: E.O.G. Haitsma Mulier, Het Nederlandse gezicht van Machiavelli (Il volto olandese di Machiavelli), Hilversum 1989; E.O.G. Haitsma Mulier, A controversial republican: Dutch views on Machiavelli in the seventeenth and eighteenth centuries, in Machiavelli and republicanism, ed. G. Bock, Q. Skinner, M. Viroli, Cambridge 1993, pp. 247-63; G. Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell’età moderna, Roma-Bari 1995; P. van Heck, La prima traduzione in olandese dei Discorsi e del Principe, in Niccolò Machiavelli politico, storico, letterato, Atti del Convegno, Losanna 27-30 sett. 1995, a cura di J.-J. Marchand, Roma 1996, pp. 411-24; P. van Heck, In het spoor van Machiavelli: de Politike Discoursen, 1662, van Johan en Pieter de la Court (Sulle orme di Machiavelli: i Politike Discoursen, 1662, di Johan e Pieter de la Court), «LIAS», 2000, 2, pp. 277-318; P. van Heck, Cymbalum politicorum, consultor dolosus. Two Dutch academics on Niccolò Machiavelli, in On the edge of truth and honesty. Principles and strat egies of fraud and deceit in the early modern period, ed. T. van Houdt, J.L. de Jong, Z. Kwak, M. Spies, M. van Vaeck, Leiden-Boston 2002, pp. 47-64; F. Terrenato, The first Dutch translation, in The first translations of Machiavelli’s Prince. From the sixteenth to the first half of the nineteenth century, ed. R. De Pol, Amsterdam-New York 2010, pp. 188-226; A. Weststeijn, Commercial republicanism in the Dutch golden age. The political thought of Johan and Pieter de la Court, Leiden-Boston 2012.

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