PICASSO, Pablo Ruiz

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

PICASSO, Pablo Ruiz (XXVII, p. 148)

Corrado MALTESE

Liquidando l'"epoca antica" verso il 1923, P. si libera definitivamente anche delle schematizzazioni geometriche del cubismo "analitico" e "sintetico" (1910-14; 1914-18) adottando a poco a poco il cosiddetto "cubismo curvilineo". Da questo tipo di cubismo, definito "convulsivo e inquietante" in opere come le Tre danzatrici (1925), P. passa a composizioni talvolta anche assolutamente astratte.

In esse è sempre, però, almeno una lontana evocazione della realtà, sulla quale l'artista esercita, di volta in volta, attraverso la violentazione continua delle sue forme, una sorta di beffa, di insulto, di sfida, di ironia o di stupore animistico (la Testa di metallo dipinto, 1928; Il pittore e il suo modello, 1928, New York, coll. S. Janis; Donna in poltrona, 1929; ecc.). In questo periodo P. viene sviluppando anche la coscienza pittorica dei contorni, che perdono il loro carattere puramente lineare per divenire (segno nero, o anche semplicemente funzionale) del tutto indipendente e astratto e ricco di intense allusioni tattili e insieme cromatiche e luministiche (Donna in poltrona, gennaio 1927; Caraffa e vassoio di frutta, 1931, New York, coll. H. Mc. Ilhenny). Dopo il 1930 P. intensifica la sua attività di scultore (Il gallo; teste e busti di donna; ecc.) avvalendosi, come anche nei dipinti di questo periodo, di spunti offertigli dal dadaismo e dal surrealismo. Verso il 1935 P. si dedica per un certo tempo all'incisione e al bianco e nero (Minotauromachia; ill. per una versione della Lysistrata di Aristofane; libello contro Franco composto di incisioni e di un poemetto: Sueño y mentira de Franco; ecc.); del 1937 sono i numerosi lavori preparatorî e il famoso quadro di Guernica (la cittadella bombardata dai nazisti durante la guerra spagnola), anch'esso in bianco e nero benché dipinto a olio. Tale quadro, per quanto atrocemente astratto nella sua versione finale, ha costituito una delle più alte e impressionanti voci di protesta contro l'imminente imbarbarimento del mondo che un artista abbia saputo levare in questi ultimi anni.

Il senso realistico e quasi crudele della mostruosità della coscienza e dell'esistenza umana da questo momento non abbandona più P., che, durante la guerra, continua a dipingere furiosamente vivendo appartato senza esporre e senza che i Tedeschi, che occupano la Francia, osino molestarlo. La Pesca notturna ad Antibes, 1939, il Nudo che si pettina, 1940, tutta la serie di ritratti femminili e di nudi femminili distesi in interni rotti da misteriosi giuochi di luci e ombre, le nature morte domestiche e quelle con i teschi (nature morte col teschio e il libro su un seggiola, 1946), i paesaggi dal Caffé di Royan, 1940, alla Cité, 1945, rimangono le testimonianze tipiche del continuo risolversi, attraverso la pittura, di quella coscienza della realtà in una denuncia spietata e drammatica, ma senza angoscia e senza esitazioni. Del periodo più recente sono anche numerosissime sculture (la Testa di morto in bronzo, 1941; il Pastore che porta un agnello, 1943; ecc.).

Bibl.: C. Zervos, P., in Cahiers d'art, 1930-1935 (con autografi in fac-simile e poesie); id., P. P., Milano 1937; C. Carrà e altri, 50 disegni di P., Novara 1943; E. Prampolini, P. scultore, Roma 1943; R. Gómez de la Serna, P., Torino 1945; S. Solmi, Disegni di P., Milano 1945; C. Zervos, L'homme et l'agneau de P., in Cahiers d'art, 1945-46; A. Cirici Pellicer, P. antes de P., Barcellona 1946; G. Veronesi, in Emporium, nov.-dic. 1947, p. 121; P. Éluard, Á. P. P., Parigi 1945; G. C. Argan, P. 1945, in Lettere e Arti, II, n. 6, 1946; A. Barr Jr., P., Fifty Years of His Art, New York 1946; H. e S. Janis, P., The Recent Years, 1939-46, New York 1946; C. Brandi, Carmine, ecc., con un saggio su Picasso, Firenze 1948; L. Venturi, Pittura contemporanea, Milano 1947; J. Sebartes (prefaz. di), P., Parigi 1946; J. Larres e A. Barr Jr., Guernica, New York 1947.

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