OTTMARSHEIM

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1998)

OTTMARSHEIM

R. Lehni

Cittadina francese dell'Alsazia (dip. Haut-Rhin), dove sorge la chiesa dedicata ai ss. Pietro e Paolo, già appartenente all'abbazia benedettina di Sainte-Marie.In ragione della sua pianta centrale, l'antica abbaziale di O. venne a lungo giudicata un tempio antico riutilizzato come edificio di culto cristiano. Burckhardt (1844) dimostrò però che si trattava di un edificio della prima metà del sec. 11°, che riproduceva l'impianto architettonico della Cappella Palatina di Carlo Magno ad Aquisgrana.La chiesa, la cui costruzione venne certamente avviata intorno al 1030 o 1040, fu consacrata dal papa alsaziano s. Leone IX (1049-1054) nel corso di uno dei viaggi che egli compì nella sua regione natale tra il 1049 e il 1051. In questi anni l'edificio doveva dunque essere già completato o quasi. L'analisi dendrocronologica condotta nel 1993 su quel che resta delle travi lignee che cinturano l'ottagono alla base della volta ha in effetti fornito una datazione al 1049-1050 (Strasburgo, Conservation régionale des monuments historiques, rapport Archéolabs Arc 93/R1450D). Verso E l'edificio era preceduto da un portico che fu in una fase successiva sormontato da una torre, costruita forse nel secondo terzo del 15° secolo. Alla fine di tale secolo all'edificio originario venne aggiunta, verso S-O, una cappella quadrangolare dedicata a s. Quirino.L'abbazia, in una prima fase benedettina, fu trasformata in Capitolo regolare nel 14° secolo. Nel 1582 la badessa Agnese di Dormentz fece erigere una cappella gotica nella zona nordoccidentale, destinata alle canonichesse. Nell'Ottocento l'edificio richiese importanti restauri che nel 1833-1838 interessarono i muri e molte delle volte, mentre nel 1875-1877 riguardarono in primo luogo le coperture esterne; a questi lavori si debbono anche le finestre neoromaniche del livello superiore e la cornice perlinata dell'ottagono centrale.L'edificio presenta un corpo ottagonale centrale circondato da un ambulacro, anch'esso ottagonale, con il quale, al piano terreno, comunica attraverso basse arcate. L'ambulacro è articolato su due piani; quello delle tribune si apre verso il centro tramite trifori sovrapposti. Esso presenta volte a crociera al piano terreno e volte a botte in quello delle tribune: lo spazio centrale è coperto da una cupola a otto spicchi. Verso O si apre un coro quadrato sormontato da una cappella al livello superiore.Sia in pianta sia in alzato la chiesa è un'evidente replica, sebbene semplificata, di quella di Aquisgrana, di cui riproduce le dimensioni nella scala di 1:3/4. L'ambulacro presenta otto lati, invece dei sedici del modello; le proporzioni sono più equilibrate, con il corpo centrale meno slanciato. La decorazione è limitata all'interno ai capitelli cubici e all'esterno al fregio di archetti dell'ottagono centrale, motivo che compare per la prima volta in Alsazia. La chiesa di O. risulta dunque una trasposizione semplificata del più prestigioso dei monumenti carolingi e testimonia la fedeltà dell'arte ottoniana alla tradizione imperiale.Come un edificio così originale e carico di significato sia potuto sorgere in una regione lontana da Aquisgrana, povera e scarsamente popolata, costituisce evidentemente un problema aperto. In realtà la costruzione della chiesa è legata all'emergere della dinastia degli Asburgo, i cui possedimenti in Alsazia si estendevano nella parte meridionale della regione, lungo il corso del Reno, ed erano nelle mani di Rodolfo; egli fece costruire la chiesa di O. forse per farne la cappella della sua residenza e certamente per destinarla, sull'esempio di Aquisgrana, a una funzione funeraria.Scavi recenti (1981-1985) hanno in effetti riportato alla luce alcune tombe raggruppate intorno a una sepoltura posta in un piccolo sacello al centro della chiesa. L'impianto ottagonale, che evoca simbolicamente la vita eterna o la Gerusalemme celeste, era d'altro canto perfettamente adeguato a una simile funzione. Verosimilmente solo in un secondo momento Rodolfo d'Asburgo decise di affidare la sua cappella privata a una comunità di religiose: fu allora che il coro venne aggiunto all'edificio ottagonale, come del resto rivelano anche le citate indagini archeologiche. Poiché Rodolfo morì senza discendenti diretti, O. non ebbe quella funzione di mausoleo dei primi Asburgo che il suo committente aveva previsto: questo ruolo spettò invece all'abbaziale di Muri, fondata dal fratello di Rodolfo, Ratbot, cui erano stati assegnati i possedimenti della famiglia in Argovia.

Bibl.: J. Burckhardt, Die Kirche von Ottmarsheim, Mitteilungen der Gesellschaft für vaterländische Altertümer in Basel 2, 1844 (rist. Strassburg 1941); F.X. Kraus, Kunst und Altertum in Elsass-Lothringen, II, Strassburg 1884, pp. 495-503, 714; J. Banchereau, Ottmarsheim, CAF 83, 1920, pp. 412-420; R. Kautzsch, Der romanische Kirchenbau im Elsass, Freiburg im Brsg. 1944, pp. 61-65, 310; H. Jantzen, Ottonische Kunst, München 1947 (19592), pp. 49-51; L. Grodecki, L'architecture ottonienne. Au seuil de l'art roman, Paris 1958, pp. 18-173; R. Will, Alsace romane (La nuit des temps, 22), La Pierre-qui-Vire 1965, pp. 49-59; G. Sieffert, Les imitations de la chapelle palatine de Charlemagne à Aix-la-Chapelle, CahArtMed 5, 1968, 2, pp. 29-70; id., Ottmarsheim, CAF 136, 1978, pp. 300-329; Vivre au Moyen Age. 30 ans d'archéologie médiévale en Alsace, cat., Strasbourg 1990, pp. 221-223.R. Lehni

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