Orso

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Zoologia

fig. A

Nome comune dei Mammiferi Carnivori della famiglia Ursidi. Ha corpo massiccio e tozzo, lungo fino a 2,80 m, testa grande e molto larga fra occhi e orecchi; muso lungo terminante a punta tronca, occhio e orecchio piccoli, 40-42 denti con ferini piccoli; coda molto breve; arti robusti, non troppo lunghi, artigli poderosi. Sono plantigradi. Manca il cieco nell’intestino. Le femmine partoriscono da 1 a 6 piccoli durante l’inverno, dopo 7-8 mesi di gravidanza. Possono vivere quasi 50 anni. In parte arboricoli, hanno dieta onnivora. Comprendono 4 generi: Melursus, Helarctos, Tremarctos e Ursus, ai quali alcuni autori aggiungono anche il genere Ailuropoda (panda maggiore). L’o. bianco o polare (Ursus [Thalarctos] maritimus; fig. A), diffuso nella regione polare artica, ha le dimensioni maggiori di tutti gli o., corpo allungato e massiccio, zampe parzialmente palmate e pelliccia bianca idrorepellente. Forte e resistente nuotatore, si nutre di foche e pesci. L’o. bruno (Ursus arctos; fig. B), di taglia e colore variabili, è diffuso con diverse sottospecie nelle foreste d’Europa, Asia e America Settentrionale. In Italia vivono due sottospecie: l’o. bruno europeo (Ursus arctos arctos), con una piccola popolazione sulle Alpi tra Friuli e Trentino; l’o. bruno marsicano o appenninico (Ursus arctos marsicanus) nell’Appennino centrale, tra Marche, Lazio, Abruzzo e Molise. Gli o. bruni dell’America Settentrionale hanno taglia maggiore e appartengono alle sottospecie Ursus arctos horribilis (grizzly) tra Stati Uniti e Canada, e in Alaska Ursus arctos middendorffi (kodiak), la sottospecie di dimensioni maggiori. L’o. labiato (Melursus ursinus; fig. C), diffuso in India, Nepal, Pakistan, Bhutan, Bangladesh e Sri Lanka, ha lungo pelame nero, striscia bianca a V sul petto, muso allungato, cuscinetti digitali uniti tra loro. L’o. malese (Helarctos malayanus; fig. D), diffuso nelle foreste pluviali di Cina meridionale, Birmania, Malesia, Sumatra e Borneo, ha taglia piccola rispetto agli altri generi, pelo raso, nero, macchia bianca sul petto; onnivoro; ottimo arrampicatore, è notturno. L’o. dal collare (o tibetano, o dell’Himalaya; Ursus [Selenarctos] tibetanus; fig. E), diffuso nell’Asia centrale e meridionale, a Taiwan e in Giappone, è nero, con fascia bianca alla gola, cuscinetti digitali indipendenti, orecchie grandi. L’o. nero americano (o baribal; Ursus [Euarctos] americanus; fig. F), diffuso dall’Alaska al Messico e alla Florida, è simile all’o. tibetano, senza collare bianco; si nutre principalmente di vegetali. L’o. ornato (o dagli occhiali; Tremarctos ornatus; fig. G), diffuso in America Meridionale, è nero, con due grandi anelli chiari che circondano gli occhi.

L’o. delle caverne (o o. speleo; Ursus spelaeus), specie fossile del Pleistocene, si estinse con il Postglaciale: lungo 3 m, aveva cranio con fronte rigonfia e sporgente.

Per l’orsetto lavatore ➔ procione.

Antropologia

Sin dal Paleolitico sono documentati in tutta l’Europa continentale resti scheletrici di o., la cui posizione nel luogo di reperto rivela un rapporto sacrale con l’animale. A livello etnologico, l’insieme delle manifestazioni relative a questo rapporto si configura come un vero e proprio cerimoniale dell’o. (nella letteratura etnologica bear ceremonialism, Bärenzeremonie ecc.). Esempi del cerimoniale si riscontrano presso i Lapponi (tra i quali si manifesta l’intenzione di stornare da sé la possibile vendetta dell’animale ucciso), gli Ainu (presso i quali vi è l’uso di catturare un o. alla fine dell’inverno, di nutrirlo fino all’autunno, per poi abbatterlo ritualmente e consumarne la carne secondo un particolare cerimoniale). Presso i Ghiliaki, l’o. è concepito quale figura eminente tra gli animali terrestri; la stessa concezione compare nel culto dell’anima dell’o. tra i Goldi (Tungusi dell’Amur), che nel quadro della loro attività di caccia comprendono anche l’uso di simulacri lignei dell’o., nei quali lo sciamano racchiude l’anima dell’animale.

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