Oro

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

oro

Andrea Fineschi

Riserva di valore, mezzo di pagamento e, per lungo tempo, fondamento dei sistemi monetari nazionali e di quello internazionale. L’o. è un metallo prezioso omogeneo, frazionabile e durevole con funzioni e proprietà multiple; materia prima per varie produzioni, ha valore ornamentale ed è un bene di consumo a durabilità pressoché illimitata. L’importanza dell’o. è stata determinata, oltre che dalle sue particolari proprietà chimico-fisiche, dalla sua scarsità storica, dalla sua limitata producibilità mineraria, dalla sedimentazione millenaria del suo uso.

Gold standard

Il sistema monetario aureo (gold standard; ➔ aureo, sistema) è iniziato nel 18° sec. e ha conosciuto la sua fase di più intensa applicazione negli anni compresi fra il 1878 e il 1913. In tale periodo, il sistema monetario aureo era sostanzialmente riuscito ad assicurare la stabilità dei cambi fra le principali valute. L’abbandono del gold standard avvenne di fatto nel periodo fra le due guerre mondiali.

Gold exchange standard

Il sistema monetario emerso nel 1944 dagli accordi di Bretton Woods (➔), noto come gold exchange standard, secondo il quale un unico Paese (Stati Uniti) si assumeva l’obbligo di convertire dollari in o., aveva fra i suoi scopi principali quello di ristabilire condizioni favorevoli alla ripresa del commercio internazionale, attraverso l’introduzione di cambi praticamente fissi. Gli accordi di Bretton Woods decaddero fra il 1971, anno in cui venne dichiarata la non convertibilità del dollaro in o., e il 1978, anno in cui l’o. cessò formalmente di essere, nello statuto del Fondo Monetario Internazionale, il denominatore comune di un sistema di parità, ormai nei fatti eliminato dalla fluttuazione delle valute. Si tornò nuovamente a un sistema di cambi flessibili fra le monete delle grandi aree economiche. Le posizioni favorevoli al ritorno al gold standard, in parte precedenti il 1971 e in parte successive, decisamente minoritarie, ma non del tutto trascurabili, avevano come obiettivo primario quello di ripristinare meccanismi automatici di stabilità del valore relativo delle valute (cambi con variazioni limitate) e dei conti con l’estero (bilance dei pagamenti) delle varie economie. Nonostante l’o. non abbia più ricoperto, ormai dagli anni 1970, un ruolo importante nei sistemi monetari nazionali e internazionale, tuttavia conserva una non irrilevante funzione in campo monetario. Le banche centrali hanno continuato, infatti, a inserire l’o. nelle proprie riserve in percentuali di rilievo.

L’oro come mezzo di riserva

Nell’adozione dei modi di detenere le riserve (con l’obiettivo di massimizzarne il valore), la scelta dell’o. risponde alla motivazione di essere l’unico mezzo di riserva a sovranità non limitata, una riserva di ultima istanza da tutti accettata e priva di quella connotazione fiduciaria che caratterizza in genere le valute basate su un rapporto di debito e credito. Il valore assegnato all’o. nelle riserve delle banche centrali può essere diverso a seconda dei criteri adottati, il prezzo di mercato, il prezzo di acquisto o un prezzo prudenziale intermedio. Il prezzo di mercato emerge quotidianamente dalle transazioni che intercorrono fra le varie categorie di operatori che agiscono sul mercato dell’o., i produttori che lo estraggono, le banche centrali che lo usano come riserva, le imprese che lo lavorano e i risparmiatori che lo utilizzano come bene rifugio. Quale riserva di valore comunemente e generalmente accettata, l’o. ha svolto in passato e potrà ancora svolgere in futuro, nel campo finanziario-monetario, compiti importanti. Un esempio di tali compiti è la funzione di garanzia esercitata dalle riserve auree italiane nel prestito fatto nel 1974 dal governo tedesco  a quello italiano, quando già era stato abbandonato il sistema di Bretton Woods e quindi l’o. non svolgeva più funzioni monetarie ufficiali. La funzione di garanzia dell’o. sarebbe stata poi utilizzata in altre analoghe circostanze a livello internazionale. Negli anni 2010 l’ampia quantità di o. presente nelle riserve delle banche centrali europee ha suggerito l’ipotesi di porre parte di queste riserve a garanzia di una possibile emissione di obbligazioni. La storia dell’o. nell’ambito monetario non può quindi dirsi ancora conclusa.