LINOLI, Odoardo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)

LINOLI, Odoardo

Stefano Arieti

Nacque il 30 genn. 1801 a Fivizzano, in Lunigiana, da Giuseppe, un chirurgo pavese che vi si era stabilito nel 1795, e da Teodora Giuliotti, nativa del luogo.

Completati i primi studi, si iscrisse alla scuola chirurgica fiorentina di S. Maria Nuova, ove nel 1828 conseguì con lode l'abilitazione all'esercizio della chirurgia. Iniziato nello stesso anno il servizio di chirurgo a Sorano e a Sovana, nella Maremma toscana, contrasse le febbri malariche, per cui nel 1829 fu costretto a lasciare quella località e ad accettare la condotta medica di Palazzuolo nella Romagna toscana. Nel 1830, vinto il relativo concorso, fu nominato professore condotto di clinica esterna a Pietrasanta, in Versilia, dove esercitò la chirurgia fino alla morte.

Chirurgo di ottima formazione teorico-pratica, la sua adesione alla corrente vitalistica di G. Rasori e G. Tommasini non gli impedì la corretta osservazione e l'assoluta indipendenza di giudizio dei numerosi casi osservati. Di notevole interesse furono i suoi rilievi clinici e anatomopatologici di una singolare malattia che, tra il 1834 e il 1837, infierì in forma epidemica in alcuni paesi della Versilia e che definì "sinoco epato-gastrico-nervoso": il complesso sindromico dei pazienti esaminati e il quadro patomorfologico dei casi sottoposti a riscontro necroscopico, accuratamente illustrati in Storia di una epidemia costituzionale negli anni 1834 e 1837 (Pisa 1838), appaiono precisamente concordanti con quelli della forma morbosa descritta da A. Weil nel 1886 e indicata come morbo di Weil. Il L. operò una netta distinzione tra la malattia osservata e altre patologie endemiche della regione, soprattutto differenziandola dalla malaria, e ne mise in relazione l'etiopatogenesi con le malsane condizioni di vita della popolazione. Delle sue osservazioni cliniche e anatomopatologiche sull'argomento si occupò anche F. Puccinotti. Solo nella prima metà del Novecento si sarebbe individuato in Spirochaeta icterohaemorragica l'agente causale della malattia, oggi nota come leptospirosi itteroemorragica (cfr. Enc. medica italiana, VIII, coll. 1243 s., s.v. Leptospirosi).

Nella pratica chirurgica il L. si distinse come abile e ardito operatore ed eseguì numerosi interventi. Particolare interesse suscitò l'operazione cui il 4 febbr. 1851, assistito dal medico condotto, sottopose un giovane portatore di una anomala posizione dell'apofisi xifoide sternale, causa di moleste gastralgie: messa a nudo l'apofisi, ne resecò la parte uncinata nel punto in cui formava un angolo ottuso con lo stomaco (Della resecazione dell'appendice xifoide, in Annali universali di medicina, 1852, vol. 140, pp. 225-235).

Attento osservatore delle patologie in cui si imbatteva, provetto chirurgo, il L. dette alle stampe circa 80 lavori scientifici. Tra quelli riguardanti la patologia e la clinica medica si ricordano: Osservazioni anatomo-patologiche, Pisa 1839, esposizione della sua teoria sull'impossibilità che l'infiammazione rigeneri parti organiche oltre a linfa e fibrina coagulata, tesi sostenuta, malgrado l'ostracismo del mondo medico, ai congressi degli scienziati italiani di Pisa nel 1839, di Torino nel 1840 e di Firenze nel 1841 (Se l'infiammazione abbia facoltà di rigenerare o distruggere la fibra vivente. Memorie tre, Lucca 1844; … Memoria quarta, ibid. 1845); Storia di una epilessia congiunta a catalessi, in Annali universali di medicina, 1842, vol. 101, pp. 17-19, descrizione di una paziente epilettica che emetteva con il vomito "teratomi" costituiti da frammenti ossei; le sue osservazioni sulla pellagra, che lo posero in contrasto con B. Ferroni al quale non riconosceva la priorità della descrizione dei casi osservati in Toscana nel 1853, e di cui non condivideva l'ipotesi del ruolo esercitato dall'alimentazione maidica nella genesi della malattia né le considerazioni sulle condizioni igienico-sanitarie della Versilia (Brevi cenni sulla prima comparsa della pellagra nella comunità di Pietrasanta del dott. Bonaccorso Ferroni: osservazioni critiche ai medesimi, in Giorn. dell'Acc. di medicina di Torino, 1853, vol. 18, pp. 337-353; Sulla pulizia municipale e sulle malattie dominanti in Pietrasanta e in Versilia: lettere… al dott. B. Ferroni, ibid., 1859, vol. 36, pp. 33-47; Sulla necessità di compilare un'annua statistica delle malattie che dominano nelle comuni della provincia toscana. Lettera… al chiarissimo sig. dott. I. Galligo, in L'Imparziale, I-II [1861-62], pp. 590-593); le relazioni di alcuni casi di dissenteria, che secondo la dottrina vitalistica interpretò come "diatesi astenica", interessanti per il loro rilievo epidemiologico (Sulla diarrea che ha dominato nella città e comune di Pietrasanta, in Giorn. dell'Acc. di medicina di Torino, 1853, vol. 17, pp. 353-434); lo studio accuratissimo, basato sull'attenta osservazione clinica e quando possibile sui rilievi offerti dall'esame autoptico, con preciso riferimento alle caratteristiche geotopografiche, igienico-sanitarie ed epidemiologiche del luogo, del colera che si manifestò in Versilia nel 1854-55 (Storia del colera della Versilia (provincia toscana), ibid., 1855, vol. 22, pp. 341-406, 423-439; Della cholera della Versilia nel 1854 e 55: relazione storica del dott. G.G. Gallingani: osservazioni storico-critiche di O. Linoli, in Annali universali di medicina, 1857, vol. 161, pp. 545-564). Tra gli scritti chirurgici del L. si ricordano: Di un cuore enormemente voluminoso contenente due sviluppati polipi organizzati, ibid., 1833, vol. 68, pp. 61-78; Ascesso orinoso al perineo, consecutivo a calcoli vescicali non riconosciuti durante la vita per difetto d'esplorazione, storia naturale, ibid., 1856, vol. 158, pp. 79-97; Dell'organico aderimento del padiglione dell'orecchio sinistro, ibid., 1857, vol. 161, pp. 41-53, descrizione di un delicato intervento di chirurgia riparatrice dedicata al figlio Giuseppe, medico; Della resezione di una costa, ibid., 1848, vol. 125, pp. 588-595.

Il L. ricoprì diverse cariche: medico militare, fu membro della commissione sanitaria del Comune di Pietrasanta, chirurgo fiscale del tribunale, medico della Società operaia di mutuo soccorso, vicepresidente dell'Associazione di carità. Appartenne a varie società scientifiche e fu membro corrispondente di importanti accademie, tra cui quelle di medicina di Torino, dei Georgofili di Firenze, dei Fisiocritici di Siena, della Società medica chirurgica di Bologna.

Il L. morì a Pietrasanta il 23 nov. 1886.

Fonti e Bibl.: G. Regnoli, Lezioni di medicina operatoria, Firenze 1866, pp. 391-393; A. Corradi, Della chirurgia in Italia dagli ultimi anni del secolo scorso al presente: commentario, Bologna 1871, pp. 324, 582, 693 s.; D. Giordano, Compendio di chirurgia operatoria italiana, Torino 1911, p. 252; V. Castaldi, Medici toscani di cento anni fa. Il morbo di Weil (1886), già descritto da O. L., in Atti e memorie dell'Acc. di storia dell'arte sanitaria, s. 2, V (1939), pp. 116-127; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, III, p. 798.

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