ATLANTICO, Oceano

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

ATLANTICO, Oceano (V, p. 216; App. I, p. 181; II, 1, p. 299)

Riccardo Riccardi

La spedizione oceanografica svedese dell'Albatross intorno al mondo, che ebbe luogo dal 4 luglio 1947 al 3 ottobre 1948 sotto la direzione di H. Pettersson, allora direttore dell'Oceanografiska Institutet di Göteborg, ha portato un contributo di grande importanza alla conoscenza dell'A. settentrionale, specialmente per quel che riguarda la natura e lo spessore dei depositi di fondo, la batimetria, la temperatura delle acque profonde e la salinità, nonché la biologia. La determinazione dello spessore dei sedimenti di fondo fu compiuta col metodo "a riflessione" ideato da W. Weibull e le profondità furono determinate mediante la sonda-radar (v. in questa Appendice la voce oceanografia). Furono estratte carote anche da 6000 m di profondità e della lunghezza persino di 19 m e fu determinato uno spessore di sedimenti anche di 4000 m. Supponendo un accumulo medio di 6,5 mm di sedimento ogni 1000 anni, per aversi 4000 m di sedimento sarebbero occorsi non meno di 600 milioni di anni: ciò che contrasta con quanto sosteneva A. Wegener, e cioè che l'A. si sarebbe cominciato a formare nel Cretacico superiore, quindi soltanto 70-80 milioni di anni fa, per il distacco e la deriva della massa americana da quella del continente antico. L'ecografo dell'Albatross nella Fossa di Monaco non confermò l'esistenza di una profondità di 6200 m, ma trovò soltanto 5750 m. Una profondità di 6300 m fu rinvenuta invece più verso SO, a 25°10′ di lat. N e a 36°30′ di long. O. Sulla Dorsale Atlantica fu trovata una profondità minima di 1500 m a 23° N e a 45°11′ O. Nella Fossa Romanche, dove i sondaggi a cavo avevano rilevato una profondità di 7370 m, venne rinvenuta una profondità ancora maggiore: 7640 m.

Pochi anni dopo la spedizione dell'Albatross si compì, sotto la direzione di A.F. Bruun, dell'università di Copenaghen, la grande spedizione danese della Galathea, anch'essa intorno al mondo (1950-52), che ebbe come scopo precipuo quello di fare ricerche sulla fauna abissale specialmente oltre i 6000 m di profondità, ma che compì ricerche anche sulla fauna delle acque costiere, sui serpenti marini, sulla produttività del mare e sui batterî, nonché ricerche batimetriche, sulle correnti, sulla temperatura, sulla salinità, ecc. Nel Golfo di Biscaglia fu fatta dalla Galathea la prima stazione per indagare sul contenuto di ossigeno delle acque e sulla loro salinità e temperatura: ricerche che furono proseguite in numerose altre stazioni. Nel Golfo di Biscaglia fu riconosciuto subito l'alto contenuto di ossigeno e la elevata salinità delle acque profonde dell'A. settentrionale.

Molte furono le ricerche sulla penetrazione della luce nelle acque dell'A. e si appurò, fra l'altro, che nelle zone costiere, contenenti gran quantità di organismi e di particelle terrigene in sospensione, l'i% dei raggi verdi giunge raramente al di là dei 50 m, ma di solito, anzi, a profondità molto minore (a Walvis Bay, nell'Africa di SO, solo fino a 70 cm di profondità).

La spedizione della Galathea ha avuto un'importanza di prim'ordine soprattutto nel campo dell'oceanografia biologica; risultati importantissimi si sono avuti al riguardo anche dalle ricerche dell'Albatross, che fra l'altro, mediante retate compiute anche a oltre 5000 m di profondità, in prossimità delle isole Canarie catturò il rarissimo pesce Grimaldichtys profundissimus, di cui fino allora era noto soltanto l'esemplare catturato a 6000 m di profondità dal principe Alberto di Monaco, e in prossimità della Fossa Romanche, una ventina di Pennatulari del genere Umbellula, i quali normalmente vivono in acque mosse, e quindi, con la loro presenza, confermerebbero l'esistenza dell'ipotetica corrente di fondo che fluisce lungo il Canale Romanche dalla vallata dell'Atlantico occidentale in quella orientale, corrente costituita in parte di acque fredde provenienti dai mari antartici.

La Galathea ottenne eccellenti risultati nelle ricerche sulla produttività del mare dinanzi alle coste dell'Africa australe. Quivi le acque salenti dal fondo (dove sono stati rinvenuti in gran quantità sali nutritivi, soprattutto nitrati e fosfati, perché le materie organiche che cadono sul fondo stesso incessantemente sono appunto trasformate di nuovo in sali nutritivi dalla decomposizione batterica) fanno sì che vi si trovi la massima produttività.

Durante l'Anno Geofisico Internazionale 1957-58 circa 60 navi di 40 nazioni diverse hanno intrapreso ricerche in tutti e tre gli oceani sulle oscillazioni del livello marino, sul moto ondoso, sulla circolazione delle acque di grande profondità, sulle più forti correnti superficiali e sui cosiddetti fronti polari oceanici, cioè sulle zone di contatto tra le masse acquee subpolari e quelle subtropicali. Di particolare importanza per l'Atlantico sono state le ricerche compiute dalle navi tedesche Anton Dohrn e Gauss, che negli anni immediatamente precedenti avevano già eseguito delle crociere nell'Atlantico settentrionale. Le indagini della Anton Dohrn e della Gauss hanno rivelato, fra l'altro, anche nei dettagli, la topografia sottomarina del Canale di Danimarca, hanno fatto conoscere la distribuzione delle temperature e della salinità dalla superficie a 1200 m di profondità tra il C. Farvel (Groenlandia) e le Azzorre (sezione dell'Atlantico dove compirono altresì ricerche sulla produttività), ed hanno accertato che il Mare del Labrador e il Mare di Irminger, dove in prossimità del fondo sono state trovate temperature inferiori anche a 1 °C, costituiscono una delle principali zone di origine della circolazione profonda dell'intero Atlantico.

Va ricordato che nel febbraio 1954, al largo di Dakar (Senegal), un batiscafo francese è giunto a 4050 m di profondità.

Bibl.: Oltre a quella citata alle voci albatross e galathea in quseta App., v.: G. Böhnecke, Die ozeanographischen Arbeiten im Internationalen Geophysikalischen Jahr (IGJ), in Deutsche Hydrographische Zeitschrift, 1957, pp. 33-38; A. Bückmann, Biologische Probleme in Nordatlantischen Ozean im Internationalen Geophysiskalischen Jahr 1957-58, in Naturwissenschaftliche Rundschau, 1958, fasc. 3; G. Dietrich, Ozeanographische Probleme der deutschen Forschungsfahrten im Internationalen Geophysikalischen Jahr 1957-58, in Deutsche Hydrographische Zeitschrift, 1957, pp. 39-61; id., Die Meereskunde im Internationalen Geophysikalischen Jahr 1957-58 und der deutsche Beitrag, in Geogr. Rundschau, 1958, pp. 366-373; J. Krey, Die produktionsbiologischen Untersuchungen auf den Fahrten der deutschen Schiffe im Internationalen Geophysikalischen Jahr 1957-58, ibid., 1958, pp. 374-380; G. Dietrich e K. Kalle, Allgemeine Meereskunde, Berlino 1957 (con copiosissima bibliografia).

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