Neokantismo

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(o neocriticismo) Serie di scuole e movimenti filosofici affermatisi in Germania nella seconda metà dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento e diffusisi anche in Francia, Gran Bretagna e Italia, uniti dall’istanza comune del ritorno al pensiero di Kant e dal rifiuto dell’irrazionalismo e della filosofia della natura romantica. Precursori di questa tendenza possono considerarsi O. Liebmann, E. Zeller, H.L.F. von Helmholtz, F.A. Lange.

Tra le scuole neokantiane forse la più importante è la scuola di Marburgo (H. Cohen, P. Natorp, E. Cassirer), che interpretò il kantismo soprattutto come ‘teoria dei principi della scienza e della cultura’, mettendo in rilievo il piano logico-trascendentale e respingendo qualsiasi tentativo di fondazione psicologistica. Obiettivo principale di Cohen e Natorp fu quello di delineare la struttura categoriale e la logica delle scienze matematiche e fisiche, mentre Cassirer estese questa impostazione a ricomprendere, oltre alle scienze, l’intera gamma di fenomeni culturali (linguaggio, mito, arte, religione ecc.), in una concezione in cui assume fondamentale importanza la nozione di attività simbolica.

Alla scuola di Marburgo si oppose la scuola di Gottinga (L. Nelson), che cercò di giungere a una fondazione psicologica della deduzione trascendentale kantiana, senza incorrere nei pericoli del relativismo e del riduzionismo psicofisiologico.

Notevole influenza ebbe inoltre la scuola di Heidelberg (detta anche scuola del Baden), i cui massimi rappresentanti furono W. Windelband e H. Rickert. Windelband ritenne di poter riformulare il problema epistemologico kantiano in un più vasto contesto assiologico, elaborando una filosofia dei valori. Essenziale la distinzione da lui proposta tra scienze nomotetiche (scienze della natura) e scienze idiografiche (scienze storiche). Rickert, proseguendo su questa linea, sviluppò una vera e propria filosofia della cultura, distinguendo, tra il mondo degli oggetti della percezione (e della scienza naturale) e il mondo degli oggetti non sensibili, i valori che si realizzano nel corso della storia umana. Legato a precisi interessi logici e scientifici, nonché politici e sociali (per es., al socialismo riformista), il n. decadde rapidamente all’inizio del Novecento, influenzando peraltro in maniera determinante i successivi sviluppi della filosofia contemporanea.

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