Mozarabi

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Denominazione dei cristiani di Spagna sotto il dominio musulmano (8°-11° sec.). Essi assunsero numerosi elementi della civiltà araba e in primo luogo la lingua, introdotta anche nella liturgia. Questo influsso sulla vita e il costume dei cristiani spagnoli continuò fino alla Riconquista, per attutirsi verso la fine del 15° sec. con la definitiva espulsione degli Arabi dalla Spagna.

Arte e architettura

In arte, oltre alle manifestazioni dei gruppi cristiani rimasti in territori conquistati dagli Arabi, con il termine mozarabico ci si riferisce anche alla produzione artistica di gruppi emigrati dalla Spagna meridionale verso le terre riconquistate, che conserva, in qualità a volte eccezionale, motivi della cultura arabo-musulmana.

Nell’architettura religiosa i M. mantennero la tradizione visigotica nella molteplicità delle piante delle loro chiese, risentendo dell’influenza islamica soprattutto nella decorazione. Caratteristica costante è l’arco a ferro di cavallo. Tra gli esempi più significativi la chiesa di Bobastro (899-917); S. Miguel di Escalada (913); S. Maria di Melque (prima del 932); S. Millán de la Cogolla (10° sec.); S. Baudel di Berlanga (inizio 11° sec.).

Nei centri mozarabici è fiorente anche la miniatura che, pur con riflessi di influenze copte, siriache, bizantine o visigote (Bibbia di S. Isidoro, 10° sec.; Bibbia di Siviglia, 10° sec.; Moralia di Gregorio Magno copiato nel 945 da Florencio; Madrid, Biblioteca Nacional), si presenta, soprattutto nei codici del Commento all’Apocalisse del Beato di Libana (miniato da Magio nel 926, New York, Pierpont Morgan Library; copia dell’11° sec., Londra, British Library; copia del 12° sec. Roma, Biblioteca Corsiniana ecc.), con precise caratteristiche (gamme cromatiche accese, complessa iconografia).

Letteratura

Nella letteratura, dall’11° sec., si diffuse una poesia strofica (muwashshaḥa) di 5, 7 o più strofe, la cui novità fu soprattutto strutturale, poiché il contenuto era uguale a quello della poesia araba monorima: amore, panegirici, vino ecc. Ulteriore novità fu l’inserimento, al termine della muwashshaḥa, della khargia, versi composti in arabo dialettale o in lingua romanza, con cui il poeta si congedava. In seguito, la muwashshaḥa si diffuse nel resto dei paesi di lingua araba e fu ripresa anche in epoca moderna.

Lingua

La lingua dei M., largamente differenziata in dialetti per regione (Léon, Cordova ecc.), era caratterizzata da un lessico prevalentemente arabo, ma con la persistenza di termini latini, nonché di tratti morfologici romanzi. La diversità dialettale scaturiva dalla pluralità culturale e linguistica del regno visigoto preesistente all’invasione araba (8° sec.).

Religione

La liturgia mozarabica (detta anche visigotica o ispanica) era già in uso in tutta la Spagna prima della conquista araba e rimase in vigore fin verso la fine dell’11° sec., quando Gregorio VII definitivamente le sostituì la liturgia romana, con decisione confermata dal Concilio di Burgos (1085). Oggi questa liturgia è seguita nella cappella mozarabica della cattedrale di Toledo e a Salamanca, ma si può celebrare anche in casi particolari, a condizioni prestabilite, secondo il Missale hispano-mozarabicum, pubblicato nel 1991.

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