Shamīr, Moshe

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Scrittore e drammaturgo israeliano (Ṣafed 1921 - Rishon LeZiyyon 2004). Attivo tra le fila della sinistra israeliana, dopo la guerra dei sei giorni, cui partecipò, aderì alla destra: nel 1977 fu eletto deputato per il Likud alla Knesset. In alcuni dei suoi romanzi (Hū hālakh ba-śādōt "Egli andò nei campi", 1947; Bemō yādāw "Con le proprie mani", 1951) ritrasse la figura del sabra nel contesto sociale e politico del paese, cercando così le radici del movimento nazionale; in altri, di carattere storico (Kivśat ha-rāsh "La pecora del povero", 1956; Melek bāśār wa-dām "Un re di carne e sangue", 1954, trad. it. 1959), l'autore dimostrò una piena padronanza degli avvenimenti che caratterizzarono la storia del suo popolo. Nella produzione teatrale (Lēyl sūfā "Notte di tempesta", 1952; Ha-yōrēsh "L'erede", 1963), S. introdusse un nuovo linguaggio drammatico, ispirandosi nella prima opera a J. A. Strindberg e nella seconda a B. Brecht. Tra gli altri suoi romanzi, Yōnā me-ḥāṣēr zārā ("Una colomba da un cortile esterno", 1975) e Hinūmat ha-kallā ("Il velo da sposa", 1984), seconda parte, quest'ultimo, di una trilogia. Scrisse inoltre Protokol shel mapolet ("Resoconto di una sconfitta", 1991) e Avraham ba-boker ("Abramo al mattino", 1997). Nel 1988 gli fu assegnato l'Israel Prize per la letteratura.

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