MIES VAN DER ROHE, Ludwig

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

MIES VAN DER ROHE, Ludwig

Manfredo TAFURI

Architetto, nato il 27 marzo 1886 ad Aquisgrana. Nel 1905 si recò a Berlino dove lavorò con B. Paul e nel 1908 con P. Behrens che in quel periodo rappresentava un maestro per le nuove generazioni di architetti (contemporaneamente a M. lavoravano nel suo studio W. Gropius e Le Corbusier). Nel 1913 aprì un proprio studio; nel primo dopoguerra seguì gli orientamenti del movimento De Stijl fondato da Th. Van Doesburg e P. Mondrian, e nello stesso tempo aderì al "Novembergruppe", del quale diresse la sezione di architettura. Nelle esposizioni organizzate per esso (1921-1925), M. presentò alcuni progetti di edifici per uffici con i quali affrontava il problema di un nuovo linguaggio che aderisse alle nuove tecniche costruttive ed al loro inserimento in più attuali sintassi figurative.

Dal 1925 in poi M. realizzò diverse opere con le quali esperimentava la concretizzazione della poetica neoplastica: sono di quest'epoca il monumento ai socialisti K. Liebknecht e R. Luxemburg a Berlino (distrutto nel 1933 dai nazisti), e diverse case di abitazione. Nel 1926 divenne vicepresidente del "Deutscher werkbund", la cui esposizione nel 1927 a Stoccarda (Weissenhof) fu da lui diretta; in essa i più rappresentativi architetti moderni europei collaborarono alla realizzazione di un quartiere modello, dimostrando così la coerenza metodologica dell'"architettura internazionale".

Nel 1929 M. costruì per l'Esposizione di Barcellona il Padiglione tedesco che, insieme alla casa Tugendhat a Brno del 1930, rappresenta l'estrema punta qualitativa della sua opera europea: M. affrontava in quegli anni la ricerca di una rappresentazione visivamente dinamica dei proprî tentativi di oggettivazione e soluzione delle componenti sulle quali si basa la crisi della civiltà moderna e, in particolare, di quella tedesca del primo dopoguerra. Dal 1930 M. sostituì Gropius alla direzione del Bauhaus, liquidato nel 1933 dal regime hitleriano; nel 1937 lasciò la Germania e fissò la sua residenza negli Stati Uniti, dove fu chiamato (nel 1946) a dirigere l'Illinois Institute of Technology presso il quale ha svolto un'intensa opera didattica, e per il quale nel 1942 iniziò la costruzione della nuova sede. Dal 1948 M. ha realizzato a Chicago molti complessi residenziali (Promontory Apartaments, 1949; Lake Shore Drive, 1951; Commonwealth Promenade, 1957; 900 Esplanade, 1957), con i quali propone rigorose soluzioni ai problemi connessi con l'industrializzazione edilizia e le nuove tecnologie ad essa inerenti, e con il loro inserimento nel caos edilizio della città americana.

I grandi blocchi vetrati che caratterizzano i complessi sopra citati, nella loro brutalità espressiva, sono coerenti con il fine dichiarato di tutta l'opera di M.: "portare ordine alla confusione del nostro tempo" e, contemporaneamente, esercitano, per le loro caratteristiche economiche e costruttive e la loro aderenza ad alcune esigenze della civiltà di massa americana, influenze notevoli sull'architettura statunitense.

Ma in tale processo le ricerche di M. subiscono un'involuzione: la lettura delle implicazioni ideali della sua architettura, che nelle opere europee esigevano una partecipazione diretta dello spettatore, tende, nelle opere americane, a divenire meccanica o comunque solo indirettamente didattica; con il Seagram Building a New York (1958, in coll. con Ph. Johnson), M. giunge alla massima qualificazione della struttura visiva delle componenti del suo linguaggio, creando nello stesso tempo un limite a tale tipo di esperienze. Vedi tav. f. t.

Bibl.: Ph. Johnson, Mies van der R., New York 1947; 2ª ed., ivi 1953; M. Bill, L.M. van der R., Milano 1955; H. Vollmer, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler des XX. Jahrh.s, III, Lipsia 1956, pp. 388-389; L. Hilberseimer, M. van der R., Chicago 1956; Architecture d'aujord'hui, settembre 1958 (numero speciale dedicato a M.); A. Drexler, M. van der R., Milano 1960. V. inoltre articoli sulle principali riviste internazionali di architettura.

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