Mesoamerica

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Mesoamerica

Katia Di Tommaso

Una storia coloniale

La prima America scoperta – la Mesoamerica o America Centrale – risente ancora, a cinque secoli di distanza, dell’impatto della colonizzazione. Condannate a produrre zucchero e banane, tabacco e caffè, ananas e cacao, terre e isole mesoamericane faticano a trovare una loro via di sviluppo. Qualcuna si trasforma in paradiso tropicale o in paradiso fiscale, tra disuguaglianze sociali e incertezze economiche, speranze di rinnovamento e ricorso all’emigrazione. La miscela di genti che popola la Mesoamerica ha però un grande potenziale culturale

Una situazione intricata

Il nome Mesoamerica (o, come spesso si dice, America Centrale) ha un valore convenzionale.

Composta dalla regione di terraferma dell’istmo americano e da moltissime isole (Grandi e Piccole Antille, Bahamas), è troppo diversa al suo interno per essere considerata omogenea: dal punto di vista geologico e geomorfologico, l’istmo, montuoso salvo qualche pianura sulla sponda orientale, è parte dell’America Settentrionale; alcune isole (spesso di natura vulcanica) dovrebbero essere incluse nell’America Meridionale; altre (coralline) sono a sé stanti.

Anche se il clima è tropicale in tutta la Mesoamerica, nella regione istmica le differenze sono grandi tra la costa sul Pacifico e il resto, e così anche tra le grandi isole e quelle piccole.

D’altronde, per dimensione degli Stati, storia, composizione etnica, risorse economiche e grado di sviluppo, le differenze con l’America Settentrionale e con quella Meridionale risultano ancora più nette.

Rispetto ai milioni di km2 dell’America Settentrionale e di quella Meridionale, la Mesoamerica si estende su appena 750.000 km2, per due terzi occupati dai sette Stati presenti nella regione istmica: Guatemala, Belize, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e Panama.

Quasi metà della superficie insulare è occupata dalla sola isola di Cuba e poco meno da altre tre grandi isole (Hispaniola, con le repubbliche Dominicana e di Haiti; Giamaica; Puerto Rico, governata dagli Stati Uniti); le centinaia di isole più piccole si dividono poco più di 20.000 km2. Alcune delle isole minori, a volte riunite in arcipelaghi, formano otto Stati indipendenti (Bahamas, Saint Lucia, Barbados e altri); due (Martinica e Guadalupa) sono dipartimenti della Francia; altre sono ancora territori coloniali britannici, olandesi e statunitensi.

Popoli da tutto il mondo

Quest’area fu la prima a essere raggiunta da Cristoforo Colombo e dagli altri scopritori e conquistatori europei, e venne colonizzata fin dall’inizio del Cinquecento (colonialismo).

In conseguenza dell’arrivo degli europei, gli amerindi quasi scomparvero nella maggior parte delle isole – mentre nell’istmo sono tuttora numerosi, specialmente in Guatemala – e vennero rimpiazzati da schiavi importati dall’Africa: a Haiti quasi tutta la popolazione è di origine africana e in tutte le isole sono molti i mulatti. In alcune isole arrivarono anche immigrati dall’India e da altri paesi asiatici. Nella regione istmica, africani e mulatti sono meno dei creoli, che discendono dai coloni europei, predominanti in Costa Rica. Ovunque sono numerosi altri meticci, discendenti da unioni tra europei e africani o tra europei e amerindi o tra africani e amerindi.

Le lingue hanno risentito delle mescolanze: lingua ufficiale dominante è lo spagnolo; l’inglese è parlato nelle terre già britanniche (Belize, Giamaica e varie isole minori), il francese e l’olandese in altre. Nell’area istmica sono ancora parlate lingue amerindie; dappertutto la miscela di popolazioni ha dato luogo a varietà dette lingue creole. In generale, le isole hanno densità molto forti, perché sono poco estese, furono colonizzate per prime e spesso hanno buone risorse economiche; nell’area istmica, invece, alcuni Stati con grandi estensioni montane e forestali hanno densità basse (soprattutto Belize, Nicaragua e Panama).

Eccetto Cuba, ogni Stato ha una sola grande città: la capitale. Le più popolose sono Santo Domingo (Repubblica Dominicana, 2.731.000 ab.), San Juan (Puerto Rico, 2.542.000), L’Avana (Cuba, 2.176.000), San Salvador (El Salvador, 1.985.000) e Port-au-Prince (Haiti, 1.557.000); San José in Costa Rica, Tegucigalpa in Honduras, Guatemala, Managua in Nicaragua e Panama superano di poco il milione.

Banane e finanza

Un elemento comune a tutta la regione è il tipo di economia, fondata in età coloniale sullo sfruttamento di materie prime minerali e agricole destinate all’esportazione. I minerali sono poco abbondanti, salvo la bauxite in Giamaica; oro e argento in Nicaragua e Honduras; nichel a Cuba e nella Repubblica Dominicana; petrolio in alcune isole minori. In tutta la regione le risorse veramente importanti, che hanno segnato l’economia e le società, sono quelle dell’agricoltura di piantagione: banane, canna da zucchero, caffè, tabacco, frutta tropicale, coltivati da grandi imprese spesso straniere. A volte si tratta in pratica di un solo prodotto, come in Belize, dove l’80% delle terre lavorate è coltivato a canna da zucchero.

A Cuba, Costa Rica, Giamaica e Repubblica Dominicana, sono presenti qualche industria e il turismo, molto sviluppato nelle isole minori. Ma, soprattutto, molte delle Antille si sono trasformate in paradisi fiscali: leggi meno severe di quelle dei paesi industrializzati rendono vantaggioso effettuare operazioni finanziarie e attirano molti capitali, che contribuiscono anche a innalzare il tenore di vita delle popolazioni locali.

Poveri e meno poveri

La sola esportazione di minerali o di prodotti di piantagione non consente mai uno sviluppo equilibrato e prolunga una dipendenza di tipo coloniale: gli Stati mesoamericani dipendono da mercati e capitali esteri e perdono, a vantaggio di imprese straniere e di pochissime ditte locali, la maggior parte degli introiti delle esportazioni. Le aziende interessate, per conservare i loro privilegi e quelli dei loro alleati locali, cercano inoltre di tenere sotto controllo questi paesi, intromettendosi in maniera anche pesante nella loro vita politica in modo da evitare cambiamenti loro sgraditi. All’interno di ciascun paese si possono registrare, perciò, differenze di ricchezza incredibili; le disuguaglianze sociali alimentano instabilità politica e violenze.

Dal confronto tra paesi emergono però differenze notevoli. Considerando gli Stati più popolosi, Haiti è uno dei meno sviluppati della Terra; Guatemala, Honduras e Nicaragua appaiono paesi ancora poveri e con molti problemi da risolvere; Repubblica Dominicana, El Salvador e Giamaica, malgrado parecchie differenze, si trovano in una situazione più positiva e stanno lentamente migliorando; Costa Rica e Panama non solo hanno un’economia più florida, ma soprattutto migliori condizioni di vita in generale.

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