BUA, Mercurio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)

BUA, Mercurio

Hans Joachim Kissling

Nacque a Napoli di Romania, l'odierna Nauplia, presumibilmente nel 1478. Il nome originario di Maurikios fu mutato in quello di Mercurio, probabilmente durante il soggiorno del B. a Venezia. Discendente da una nobile famiglia albanese trapiantata nel Peloponneso, era figlio di Pietro, che dopo la caduta del despotato di Morea gli Albanesi della regione consideravano come proprio capo.

Trasferitosi a Venezia dopo la morte del padre, è documentata la sua presenza nell'esercito veneto alla battaglia di Fornovo (1495), alla quale prese parte come "capo di stradioti". Successivamente partecipò alla battaglia di Novara contro il duca d'Orléans e nel 1496 alla spedizione nel Regno di Napoli contro le milizie lasciatevi a presidio da Carlo VIII. Nel 1498 militava nella guerra pisana contro i Fiorentini, a capo di trecento stradioti epiroti, distinguendosi in una azione contro Piombino. Passò quindi al servizio di Ludovico Sforza combattendo per lui, al comando di duecento stradioti, presso Alessandria, contro gli invasori francesi di Giangiacomo Trivulzio. Secondo l'epos in suo onore del contemporaneo Koronaios, il B. avrebbe poi seguito il Moro nella sua fuga a Innsbruck (1499), tornando quindi con lui, come comandante di trecento cavalieri stradioti, alla riconquista del ducato. Durante questa campagna - per la quale tuttavia la partecipazione del B., affermata dal Koronaios non è altrimenti attestata - avrebbe combattuto a Mortara, Pavia e Vigevano. Sempre secondo il biografo greco, che rimane l'unica fonte per la sua attività sino al 1509, il B. passò poi al servizio francese, partecipando alla guerra contro gli Spagnoli nel Regno di Napoli. In premio delle sue gesta il B. ottenne da Luigi XII, nel 1504, il titolo di conte di Aquino e Roccasecca, titolo peraltro meramente onorifico, visto che i Francesi avevano perduto il controllo di quei territori. Nel 1506 era nell'esercito dello Chaumont, inviato da Luigi XII a fiancheggiare Giulio II nell'impresa contro Giovanni Bentivoglio; in questa occasione ottenne dal papa una gratifica di 1.000 fiorini. Nel 1507 diresse a Genova la repressione della rivolta antifrancese, facendo decapitare il doge Paolo da Novi. L'anno successivo, al comando di cinquecento cavalieri dell'Epiro e del Peloponneso, prese parte alla campagna contro Venezia. Poi l'imperatore Massimiliano I chiese all'alleato re di Francia di cedergli il Bua. Così il B. passò nelle Fiandre e combatté contro i Gheldri, tornando poi in Italia riccamente ricompensato da Massimiliano I. Partecipò poi agli eventi della guerra di successione di Landshut in Baviera.

Nel luglio 1509, a quanto riferisce il Sanuto, il B. è presente all'ostinato assedio di Padova come capo stradiota con circa duecento uomini, in maggioranza a cavallo. Nel 1510, quando gli Imperiali abbandonarono l'assedio, fu di guarnigione prevalentemente a Verona, comandando un reparto mobile che agiva tra Verona e Padova, con alterna fortuna. Sempre secondo il Sanuto, avrebbe ottenuto il titolo di conte, tre castelli e il titolo di consigliere imperiale. Nel 1513 passò al servizio di Venezia e fu assegnato alla difesa di Padova ancora una volta assediata. Egli operò con successo nel territorio tra Padova e Mantova al comando di seicento cavalieri stradioti. Nel 1515 compì atti di eroismo alla battaglia di Marignano, accorrendo in aiuto del re di Francia Francesco I, e ne ebbe onori. Egli chiese il comando supremo di tutti gli stradioti a Venezia; la gelosia degli altri capi stradioti non impedì che Venezia lo nominasse conte e cavaliere. Il B. comandava ora circa duemila stradioti con i quali intervenne con successo nelle lotte che si protrassero fino al 1517 come conseguenza della lega di Cambrai. Compare poi nel 1519 alla difesa di Treviso e alla battaglia di Pavia nel 1527.

Non è noto l'anno di morte del B comunque collocabile dopo il 1527. Morì a Treviso, ove è sepolto nella chiesa di S. Maria Maggiore.

Secondo i Diarii del Sanuto, il B. aveva sposato una signora Boccali "di nazion greca", premortagli nel 1524, e avrebbe avuto un figlio di nome Flavio. Secondo altri avrebbe sposato nel 1519una sorella del condottiero albanese Costantino Arianiti. Si trova menzione anche di una figlia, e inoltre di una moglie, figlia di Alvise Balbi, sposata nel 1525.

Fonti e Bibl.:Oltre ai Diarii, di M.Sanuto, che dal II volume (Venezia 1879) in poi contiene notizie sul B. (ad Indices), vedi K. Sathas, Tzane Koronaiu Bua Andragathemata, Athenai 1876, D. Sant'Ambrogio, Un disperso monumento pavese del 1522, in Arch. stor. lombardo, s. 3, VIII (1897), pp. 128 ss.; F. Babinger, Albanische Stradioten im Dienste Venedigs im ausgehenden Mittelalter, in Studia Albanica, I (1964), n. 2, pp. 95-105.

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