Mediterraneo

Dizionario di Storia (2010)

Mediterraneo


Mare interno compreso fra le coste meridionali dell’Europa, quelle settentrionali dell’Africa e quelle occidentali dell’Asia. Per la sua posizione, il M. ha visto fiorire civiltà sulle sue rive fin dall’età neolitica: prima nella regione orientale e nell’Egeo con il popolo minoico (3° millennio-metà del 2° a.C.), poi con quello ittita (Asia Minore e Siria) e miceneo. Tramontate queste due civiltà verso il sec. 12°, a causa dei vasti sommovimenti causati dalle migrazioni dei cosiddetti «», si aprì un periodo tumultuoso contrassegnato dall’ascesa dei fenici e dalla vigorosa ripresa della nuova nazionalità ellenica, che disseminò di colonie il M. occidentale. L’affermarsi della potenza persiana, che dal regno di Lidia si estese rapidamente all’Egitto, aprì la strada a una lunga lotta di predominio del M. orientale, conclusasi solo sullo scorcio del sec. 4° con Alessandro Magno, il cui impero non sopravvisse alla sua morte (323 a.C.). Verso questa regione, da occidente, dopo aver superato, contro Cartagine, la lotta per il predominio nel M. occidentale (265-146 a.C.), avanzò la potenza romana e la vita e la storia del mare coincisero per quattro secoli circa con gli sviluppi dello Stato romano, anche per ciò che riguarda la diffusione, in esso, del cristianesimo. Il crollo dell’impero romano e le invasioni barbariche segnarono lo sgretolamento definitivo di questa unità, che, una volta venuto meno il tentativo di ricomposizione di Giustiniano, venne tuttavia vagheggiata, in un gigantesco tentativo imperiale e religioso insieme, dagli arabi, che dal sec. 7° all’11° apparvero come la forza più importante del Mediterraneo. L’islam, che controllava le grandi isole mediterranee da Cipro alle Baleari, si rese padrone della Siria, dell’Africa settentrionale e della Spagna, e creò nella zona meridionale del M. centri luminosi di cultura. Solo a partire dal sec. 11° il mondo cristiano del M. occidentale cominciò a riguadagnare posizioni; prima con le scorrerie delle città costiere italiane, poi con le conquiste giustificate dalla lotta contro gli infedeli in Sicilia e nella Penisola Iberica, quindi con le stesse crociate che determinarono una colonizzazione di parte del M. orientale e l’instaurazione di principati latini. Solo con il 12° e il 13° sec. la cristianità fu in grado di ripristinare scambi, incontri e scontri con il M. musulmano e con quello bizantino. Tra la fine del sec. 15° e gli inizi del 16° il M. si trovò diviso fra un predominio ottomano a est (a lungo conteso da Venezia) e un predominio spagnolo a ovest, nel quale finirà per inserirsi la stessa Repubblica di Genova. Le scoperte geografiche insidiarono al principio del sec. 16° la centralità del M., che resistette tuttavia ancora per un secolo alla concorrenza in primo luogo dell’Oceano Atlantico. Nel 18° e 19° sec. la supremazia di inglesi e francesi si affermò sempre più decisamente nel Mediterraneo. L’Inghilterra, dall’inizio del Settecento, iniziò una vasta azione di penetrazione nel M. centro-occidentale, mentre la Russia mirava a quello orientale, approfittando della decadenza dell’impero ottomano, e l’Austria ambiva al dominio dell’Adriatico. Le guerre legate alla Rivoluzione francese e a Napoleone videro Inghilterra e Francia scontrarsi ripetutamente nel M., con la netta prevalenza della prima, divenuta una potenza navale senza rivali. Dopo il crollo dell’impero napoleonico (1815), nella prima metà dell’Ottocento Gran Bretagna e Francia furono impegnate in una costante opera di puntellamento del vacillante impero ottomano, per contrastare la volontà di penetrazione della Russia nel M. orientale attraverso gli Stretti. Una svolta decisiva fu l’apertura del Canale di Suez (realizzato nel 1859-69), che rese possibile collegare il M. all’Oceano Indiano evitando la circumnavigazione dell’Africa. Nel corso del 19° sec., le relazioni tra le varie componenti del grande bacino marittimo conobbero un’intensità senza precedenti grazie alle navi a vapore e nella seconda metà dell’Ottocento il M. risentì sempre più fortemente della politica coloniale delle potenze europee. La Gran Bretagna si impadronì nel 1878 di Cipro, la Francia estese la sua influenza all’Africa settentrionale con l’annessione della Tunisia (1881), mentre l’Italia a sua volta avanzava rivendicazioni. Nella prima metà del 20° sec. il M. fu investito dalle ambizioni e dai conflitti tra le potenze europee. La Germania aiutò gli ottomani a mantenere la loro influenza sulle regioni mediterranee dell’impero, ma cercò anche senza successo, tra il 1905 e il 1911, di impedire la penetrazione della Francia in Marocco. Nel 1912 l’Italia conquistò la Libia ottenendo così la sua colonia mediterranea. La fine della Prima guerra mondiale (1918) cancellò Russia, Austria e Turchia come potenze mediterranee e pose il M. orientale sotto il dominio di Gran Bretagna e Francia. Negli anni Trenta l’Italia fascista si propose velleitariamente di scalzare il predominio franco-britannico, ma le sue ambizioni, cui si aggiunsero quelle tedesche, furono frustrate durante la Seconda guerra mondiale dalla vittoria degli anglo-americani. I tentativi di Francia e Gran Bretagna di mantenere posizioni forti nel M., anche dopo il conflitto, andarono delusi essendo venuto meno il loro ruolo di grandi potenze. Dopo la Seconda guerra mondiale, infatti, i Paesi arabi del M. (con l’eccezione della Palestina) raggiungevano l’indipendenza: Siria, Libano e Giordania nel 1946, la Libia nel 1951, Tunisia e Marocco nel 1956, l’Algeria (dopo una lunga lotta di liberazione) nel 1962; l’Egitto, formalmente indipendente fin dal 1922, si liberò definitivamente della tutela britannica e dal 1956 assunse il controllo del Canale di Suez. Con l’indipendenza di Cipro (1960) e di Malta (1964), pur rimaste nell’ambito del Commonwealth, la Gran Bretagna perdeva le due ultime posizioni nel M. orientale, mentre la sua permanenza a Gibilterra dava vita a una lunga controversia con la Spagna. Al declino, soprattutto dopo la crisi di Suez del 1956, della tradizionale influenza britannica e francese nel M. si è accompagnata una forte crescita della presenza statunitense, nel quadro del più generale confronto con l’Unione Sovietica. Principale fattore di tensione e di instabilità nella regione è il conflitto arabo-israeliano, sviluppatosi a partire dal 1948, con la fine del mandato britannico sulla Palestina e la nascita dello Stato d’Israele. Tra le conseguenze di tale conflitto va annoverata anche la chiusura del Canale di Suez dal 1967 al 1975; la rilevanza di quest’ultimo, come via d’accesso al Medio Oriente, è risultata sempre più legata alle risorse petrolifere della regione. L’accentuato interesse per quest’area da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati europei ha contribuito, soprattutto dopo la crisi della potenza sovietica all’inizio degli anni Novanta, a uno spostamento verso sud dell’area di interessi della NATO, con una crescita conseguente dell’importanza del M. e del ruolo degli Stati rivieraschi tra i membri dell’alleanza. Un momento importante è stato segnato dalla Convenzione di Barcellona del 1995, con la quale 27 Paesi dell’Unione Europea e del M. hanno adottato congiuntamente un approccio di cooperazione, inteso a dare una nuova dimensione alle loro relazioni, con l’obiettivo di creare un’Area mediterranea di libero scambio (partnership euromediterranea).

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Alessandro magno