MAROCCO

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

MAROCCO (XXII, p. 388; App. I, p. 825)

Giuseppe MORANDINI
Massimo BRUZIO
Ettore ANCHIERI
Romeo BERNOTTI
Raymond THOUVENOT

Popolazione (XXII, p. 392; App. I, p. 825). - Secondo il censimento del 1947 la popolazione del Marocco francese ammontava a 8.175.000 ab. (di cui 7.580.000 musulmani e 195.000 ebrei). A iluesti sono da aggiungere 325.000 stranieri (di cui una buona percentuale, cioè 266.000, rappresentata da Francesi). I centri principali contavano: Marocco 237.800 ab. (12.000 europei), Casablanca 550.000 ab. (120.000 europei), Fez 200.900 (15.900 europei), Meknès 159.600 (23.600 europei), Rabat 168.800 (39.800 europei). Il Marocco spagnolo, coi Presidios, aveva nel 1940 una popolazione di 992.000 ab. (914.000 musulmani, 63.000 europei e 14.700 ebrei), e i suoi centri principali contavano: Melilla, 62.328 ab.; Ceuta, 50.614; Tetuán, 49.535.

Condizioni economiche (XXII, p. 395; App. I, p. 825). - I caratteri delle risorse economiche del Marocco francese e spagnolo non hanno subìto variazioni fondamentali; l'agricoltura si perfeziona sempre più, soprattutto con la costruzione in varie zone di grandi opere per favorire l'irrigazione in comprensorî di notevole ampiezza, cosicché la superficie arativa è passata a quasi il 20% della superficie totale. La produzione cerealicola del Marocco francese aveva nel 1946 questa consistenza (in migliaia di unità): orzo 1365 ha. e 1670 q., frumento 987 ha. e 1564 q., mais 495 ha. e 382 q. Più importante ancora lo sviluppo ortofrutticolo, volto alla produzione di primizie e di frutta (es., mandorle 60-80.000 q. annui). La produzione di vino, con 230.000 hl. nel 1945 (in gran parte dai vigneti che si estendono su 24.000 ha.) e quella dell'olio, con 30.000 quintali nello stesso anno (da 100.000 ha. di superfici ad olivo), sono viceversa in lieve diminuzione rispetto al periodo precedente. Ragguardevole, nel campo della pesca, la moderna attrezzatura frigorifera e conserviera di Casablanca.

Per la zona francese si hanno anche cifre recenti, relative all'allevamento (1946): esse stimano, in migliaia di capi, a 1394 i bovini, 6031 gli ovini e 3892 i caprini, 31 i suini, 155 i cavalli e 162 i cammelli.

Le risorse del sottosuolo non hanno avuto sensibili spostamenti né aumentato in particolare la loro produzione, mentre notevoli cure sono state dedicate agli impianti idroelettrici, che, tra quelli termici e idrici, davano nel 1944 un complesso di 214 milioni di kWh.

Il movimento commerciale del Marocco francese, concentrato per i 3/4 su Casablanca, ha segnato per gli anni 1940-46 i seguenti valori (in milioni di franchi, escluso oro e argento):

Il movimento commerciale del Marocco spagnolo per il 1938-41 fu:

Per il 1944 esso è stato valutato a 314,2 milioni di pesetas per le importazioni e a 93,7 milioni per le esportazioni.

Finanze (XXII, p. 397; App. I, p. 825). - Nella zona francese il bilancio generale del protettorato è così variato:

Dalla fine della guerra il programma di sviluppo economico e di ricostruzione è divenuto uno degli obiettivi principali della politica governativa; l'inclusione delle spese relative nel bilancio si sarebbe tuttavia tradotta in un grave aumento dell'onere fiscale e quindi il governo ha deciso di farvi fronte mediante l'emissione di uno speciale prestito in franchi marocchini. Per convenzione con il governo francese il franco marocchino è legato a quello francese, di cui segue la sorte. Il controllo sui cambî è esercitato dall'Ufficio marocchino dei cambî. In linea di massima il commercio estero è soggetto al regime di licenza. La circolazione di biglietti della Banca di stato marocchina, che ammontava nel 1939 a 1,1 miliardi di franchi, era salita a fine 1947 a 19 miliardi circa; i depositi ammontavano a fine 1947 a 33 miliardi di franchi (1939, 13,5 miliardi).

Nella zona spagnola il bilancio, sempre in pareggio, presentava spese e entrate nel 1938 per 112 milioni, nel 1945 per 177 milioni e nel 1946 per 185 milioni di pesetas. Moneta legale vi è la peseta spagnola.

Storia. - La completa pacificazione del Marocco sotto l'autorità sceriffana (1934) coincise con l'abbandono, da parte dei successori di Lyautey, di una politica di attento e ponderato favoreggiamento dell'evoluzione del moderno Marocco, che aveva saputo legare agli interessi francesi la maggior parte della nuova classe dirigente marocchina. La tendenza a uno sfruttamento eccessivo delle possibilità marocchine e la crisi economica degli anni precedentì la guerra, hanno favorito la nascita e lo sviluppo di un forte movimento nazionalistico, iniziatosi a Parigi nel 1934 - con la creazione, da parte di un gruppo di intellettuali, di un Comitato marocchino di azione - e progressivamente raccoltosi attorno al giovane e intelligente sultano che, salito al trono nel 1927, è ormai considerato come il principale rappresentante di esso. L'amministrazione del generale Noguès, nominato residente generale alla fine del 1936, mostrò una notevole abilità nell'evitare le pericolose conseguenze del movimento nazionalista. L'abolizione di abusi, un maggior rispetto della volontà della popolazione indigena, specie dell'elemento giovane, riuscì a condurre il Marocco alla prova della seconda Guerra mondiale in condizione di piena fedeltà nei confronti della Francia. Di fatto la crisi del 1940 non ebbe per conseguenza alcun tentativo di sfaldamento, malgrado la presenza di una commissione tedesca d'armistizio (con quartier generale a Fedhala) che non mancò di cercare di allontanare la nazione marocchina dalla Francia. Anche i tentativi di unità marocchina promossi da Franco rimasero senza risultato. Solo alla fine del 1943, quando già il Marocco, dopo lo sbarco alleato del novembre 1942, era passato dalla parte dei degollisti, e quando il gen. Noguès era stato sostituito alla residenza da G. Puaux (giugno 1943), il giovane nazionalismo marocchino cominciò ad agitarsi con la costituzione del partito unito dell'indipendenza (Istiqlāl), guidato da Ahmed Belafrej, già espulso dal Marocco nel 1937. Il movimento, il quale fondava non poche speranze su di un intervento anglo-americano a favore dell'indipendenza marocchina, presentò nel gennaio 1944 due petizioni al residente generale e al sultano, chiedendo per il Marocco l'indipendenza e una forma di governo costituzionale sotto l'unica autorità del sultano. Il mancato appoggio all'Istiqlāl da parte di quest'ultimo (che si dichiarava invece deciso a collaborare con la Francia, pur promettendo ampie riforme) e la decisione mostrata dalle autorità francesi, che nel gennaio 1944, in seguito allo scoppio di rivolte a Rabat, Fez, Marrakech, arrestavano i più importanti capi, incluso Belafrey, facevano fallire la nuova ondata nazionalista. Tuttavia, unitamente da parte dei francesi e del sultano, si dava inizio all'annunciato programma di riforme, che venne successivamente continuato con energia dal nuovo residente generale É. Labonne (marzo 1946-maggio 1947). Esse consistevano in un più largo ricorso all'elemento indigeno nell'amministrazione, in un ampliamento dei servizî scolastici, nella codificazione della legge marocchina e, specialmente, nella risoluzione dal grave problema agricolo di un paese nel quale l'aumento costante della popolazione non è compensato da un incremento adeguato della produzione. Il Labonne ha incontrato, d'altra parte, l'opposizione dei nazionalisti e del sultano, preoccupati delle velleità "socialisteggianti" del residente, che avrebbero portato a un più stretto controllo dell'economia marocchina da parte francese. A questi contrasti con la residenza va attribuito l'atteggiamento d'ispirazione panislamica, proclamato dal sultano nel suo discorso del 10 aprile 1947 a Tangeri. Una nuova complicazione nazionalista, nello stesso anno 1947, si è avuta con la fuga dell'ex-capo marocchino ‛Abd el-Krīm, stabilitosi alla fine di maggio in Egitto, attualmente centro dell'attività panaraba. Quanto alla Francia, con la nomina del gen. Juin a nuovo residente generale (14 maggio 1947), essa sembra essere avviata a una "politica di ordine" che non esclude la continuazione dell'opera di rinnovamento iniziata dal Labonne.

Sbarchi americani durante la seconda Guerra mondiale. - Nel novembre 1942, come parte integrante della spedizione anglo-americana in Algeria, truppe degli Stati Uniti sbarcarono sulla costa atlantica del Marocco francese. Il convoglio che portava il corpo di spedizione di 35.000 uomini partì da Hampton Roads il 23 ottobre. La forza navale per la scorta al convoglio e per l'appoggio allo sbarco consisteva in 3 corazzate, una portaerei di squadra, 4 portaerei ausiliarie, 3 grandi incrociatori, 3 incrociatori leggeri, 36 cacciatorpediniere. Il complesso navale non subì attacchi durante la traversata e arrivò nelle acque marocchine nella notte sull'8 novembre, per eseguire gli sbarchi simultaneamente a quelli nelle zone di Algeri e di Orano. Le prospettive di successo della spedizione erano fondate sulla sorpresa strategica rispetto alle potenze dell'Asse e su accordi preventivi con alcuni capi militari del Nord-Africa francese. Il piano di sbarco fu stabilito col criterio di ottenere con la massima rapidità il possesso dei porti, affinché le navi non rimanessero esposte all'attacco dei sommergibili: dovevano altresì essere assicurate le vie di comunicazione con l'Algeria. L'occupazione del porto di Casablanca costituì quindi l'obiettivo principale: la zona prescelta per lo sbarco fu la spiaggia di Fedhala, 14 miglia a nord-est di detto porto. Nel contempo furono prestabiliti due sbarchi secondarî, l'uno a 65 miglia a nord di Casablanca per l'occupazione di Port Lyautey (importante per la posizione rispetto al Marocco spagnolo) e l'altro a Safi (125 miglia a sud di Casablanca).

A mezzanotte sull'8 novembre 12 navi da trasporto e 4 da carico ancorarono, con mare calmo, a distanza da 6 a 8 miglia dalla spiaggia di Fedhala, mettendo in mare i mezzi di sbarco motorizzati su cui furono trasbordate le truppe della prima ondata.

La forza sbarcata prima dell'alba, preventivata in 6000 uomini, fu effettivamente di 3500. La spiaggia era deserta; le autorità militari francesi non presero nessuna disposizione contro le truppe sbarcate, mentre le batterie costiere della marina obbedirono all'ordine di resistenza impartito dal governatore, gen. A. Noguès, e iniziarono il fuoco, ma furono ben presto costrette alla resa. La difesa del fronte a mare di Casablanca era costituita da due batterie costiere di medio calibro e dalla corazzata Jean Bart, che alle 7 dell'8 novembre aprì il fuoco contro il gruppo navale americano, costituito dalla corazzata Massachussets e da due grandi incrociatori, che incrociava a circa 18.000 metri dalla piazza. Il gruppo americano, in un'azione durata circa un quarto d'ora e con la collaborazione dell'aviazione, ridusse al silenzio la Jean Bart.

Nella stessa mattina, mentre continuava lo sbarco sulla spiaggia di Fedhala, uscì dal porto di Casablanca un gruppo formato dall'incrociatore leggero Primauguet di 8000 t., da due conduttori di flottiglia e due cacciatorpediniere, dirigendo verso il convoglio ancorato; ma il tentativo fu rapidamente stroncato (un cacciatorpediniere francese fu colato a picco), le navi francesi ritornarono quindi verso il porto e le ostilità furono sospese in attesa dell'esito delle trattative in corso ad Algeri.

Nel primo giorno di operazioni gli Americani sbarcati sulla spiaggia di Fedhala furono 7750; furono perduti per inesperienza 137 mezzi di sbarco su un totale di 347 (ossia il 40%). Nei predetti combattimenti i Francesi avevano avuto 400 morti e 969 feriti. Le forze americane avevano subìto soltanta lievi danni, ma non avevano raggiunto gli obiettivi. Poiché le trattative non erano ancora concluse le navi del convoglio al terzo giorno di operazioni rimanevano ancorate in mare aperto, in situazione precaria per la possibilità di attacco di sommergibili dell'Asse.

Alla mattina del 10 novembre il gruppo di unità leggere francesi diresse nuovamente verso Fedhala, aprendo il cuoco sulle truppe americane sbarcate e tentando un attacco contro i trasporti che fu respinto dagli incrociatori americani e dai cacciatorpediniere di protezione. Al mattino dell'11 novembre la forza navale americana era pronta per eseguire il bombardamento navale e aereo di Casablanca, quando da Algeri fu reso noto che era stato raggiunto l'accordo per la cessazione della resistenza. In quel giorno sommergibili tedeschi riuscirono ad affondare una nave americana da trasporto e un cacciatorpediniere. L'indomani (12 novembre) i piroscafi che erano all'ancoraggio in mare aperto furono nuovamente attaccati da sommergibili; tre di essi furono silurati e incendiati.

Per l'occupazione di Port Lyautey fu eseguito nella notte sull'8 novembre, senza reazione, lo sbarco a Mehdia alla foce dell'Oued Sebou. All'alba dell'8 novembre una batteria di 138 mm. aprì il fuoco contro le truppe sbarcate ma fu presto ridotta al silenzio dal tiro della corazzata Texas; il giorno 10 le truppe attaccanti occuparono la Kasbah. L'11 novembre il generale francese comandante del settore, in seguito agli ordini ricevuti da Algeri, concordò la resa. Analogamente, a Safi, il tiro della corazzata New York ridusse al silenzio la batteria terrestre che difendeva quella località.

Archeologia.

Preistoria. - La regione è stata abitata fino dalla più remota preistoria e gli scavi recenti hanno ampliato il quadro delle nostre conoscenze. Nella cava di Sidi Abd ar-Raḥmān, a 20 km. a S. di Casablanca, un'industria clactoniana-abbevilliana è associata nella duna solidificata con resti della fauna contemporanea.

I diversi periodi del paleolitico inferiore si riscontrano in tutto il Marocco fino al Sahara in relazione co1i quello della Spagna, mentre nel paleolitico superiore si notano corrispondenze con le altre regioni dell'Africa Settentrionale. La catena dell'Atlante, sebbene percorsa già in epoca remota, sembra che abbia costituito uno schermo ai cui lati le civiltà preistoriche marocchine hanno mantenuto una certa individualità. L'uomo abitò le caverne di cui molte sono state esplorate: vicino a Berkane, a Taza, presso Meknès a ‛Ain Lorma, presso Rabat a Dar es-Soltane. La scoperta dell'uomo fossile di Rabat ricollega l'uomo di quest'epoca al gruppo di Neanderthal. Nel neolitico tutto il Marocco pare che sia stato abitato.

Periodo maurico. - I primi secoli della storia del Marocco sono noti solo attraverso i testi, poiché niente sussiste degli stabilimenti fenici e cartaginesi. Tranne le monete non si ha finora alcun documento archeologico del periodo di Bocco, di Bogud, di Giuba II, di Tolomeo.

Epoca romana. - quella meglio conosciuta; gli scavi principali sono quelli di Volubili, Banasa, Thamusida, Tocolosida nel territorio francese, Lixus e Tamuda in quello spagnolo. A Volubili l'ultimo quartiere della città messo in luce era certamente abitato dall'aristocrazia municipale. Le case sono vaste, ai lati di grandi strade, spesso precedute da portici, con pianta tradizionale romana. Sulla via si aprono botteghe fiancheggianti l'ingresso, che generalmente è a due porte, una più larga e una più stretta. I pavimenti sono di terra battuta, di cocciopesto, e anche a mosaici geometrici o con soggetti mitologici. Il trovamento più importante è rappresentato da due busti bronzei, l'uno di Catone il giovane, eccellente ritratto di età flavia, l'altro di un personaggio diademato di epoca ellenistica, sembra dell'officina della testa dalla palestra di Delo (metà II sec. a. C.). Banasa (Julia Valentia), nella pianura N. sul Sebou, ha l'aspetto delle colonie romane: vie a scacchiera intorno alla piazza centrale. Le case belle sono meno numerose che a Volubili; pare che i coloni risiedessero soprattutto nelle loro terre. Tuttavia la città aveva ricche terme e un macellum. Meno ricca d'opere d'arte di Volubili, Banasa ha peraltro restituito dei documenti più importanti: quattro diplomi militari, tre tavole di patronato, due lettere di Caracalla, di cui una accordante una rimessa di imposte.

Thamusida, alla foce del Sebou, era città importante ma di origine strettamente indigena. Fortificata come le precedenti, costituiva peraltro un mercato agricolo più che un gran centro commerciale.

Sala (vicino a Rabat) e Lixus (in faccia a Larache) erano con Tangeri i due grandi porti della Mauretania Tingitana. A Sala si è scoperta una grande iscrizione che attesta la sua latinizzazione.

A Tangeri sono state scavate necropoli con interessanti iscrizioni, specialmente quella di un duumviro, e molte cristiane. E anche venuta in luce una statua del tipo della cosiddetta Pudicizia con ritratto realistico del II sec. d. C.

Nella zona spagnola, a Lixus si è scavata una completa istallazione portuale con magazzini, banchine, silos e (nel 1948) un bel mosaico con Marte e Venere. A Tamuda, a 6 km. a ovest di Tetuán la città romana succede a una borgata araba e presenta contrafforti, cisterne, frantoi per l'olio, mulini e abitazioni generalmente modeste.

Il Marocco romano prosperò fino a Gallieno (253-268), quando i barbari del Rife dell'Atlante pare abbiano occupato tutta la parte orientale, mentre il dominio romano si riduceva al triangolo Ceuta-Volubili-Sala. Non si hanno prove di scorrerie di Vandali. I Bizantini si limitarono ad occupare Ceuta e Tangeri, ma la loro influenza si fece sentire all'interno. Il cristianesimo e l'uso del latino sussistettero fino all'invasione araba, come testimoniano quattro tarde iscrizioni di Volubili.

Bibl.: Per il periodo preistorico: R. P. H. Koehler, La grotte d'Achakar au Cap Spartel, Études de Préhistoire marocaine, Bordeaux 1931; R. Neuville e A. Ruhlmann, La place du Paléolithique ancien dans le Quaternaire marocain, Casablanca 1943; J. Marçais, Découvertes de restes humains fossiles dans les grès quaternaires de Rabat, in L'Anthropologie, XLIV, 1934, p. 579. Per il periodo romano: J. Carcopino, Le Maroc antique, 2ª ediz., Parigi 1947; Ch. Picard, Hiéron II et le buste diadémé de Volubilis, in C.-Rendus de l'Acad. des Inscriptions, 1946, p. 60; id., Musées et sites archéologiques du Maroc, ibid., p. 662; id., À travers les musées et les sites de l'Afrique du Nord, in Revue Arch., 1947, p. 173; R. Thouvenot, Une colonie romaine de Maurétanie Tingitane, Valentia Banasa, Parigi 1942; id., Tables de Patronat trouvées à Volubilis, Parigi 1945; id., Une remise d'impôts au IIIe siècle ap. J. C., Parigi 1946; id., Le géographe Ptolémée, in Hespéris, 1946, p. 373. Inoltre: Pubblicat. du Service des Antiquités du Maroc, Parigi (pubblicati 8 fascicoli); Compte-rendu annuel des fouilles, in Bulletin Archéologique du Comité des Travaux Historiques, Commission de l'Afrique du Nord; Alta Comisaria de España en Marruecos, Delegación de Educación y cultura, Memorias, I-X.

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