MAROCCO

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Marocco

Claudio Cerreti e Silvia Moretti
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(XXII, p. 388; App. I, p. 825, II, ii, p. 269; III, ii, p. 39; IV, ii, p. 403; V, iii, p. 352)

.mw-parser-output span.smallcaps{font-variant:small-caps}.mw-parser-output span.smallcaps-smaller{font-size:85%}Geografia umana ed economica

di Claudio Cerreti

Popolazione

Il censimento del 1994 ha registrato 26.074.000 ab., confermando un elevato tasso d'incremento della popolazione (intorno al 20‰ annuo), benché in costante e lento calo rispetto agli anni precedenti; tale tendenza è avvalorata dalla stima del 1998 (27.377.000 ab.) dalla quale risulta per la seconda metà degli anni Novanta un incremento annuo del 18‰. In via di miglioramento, ma pur sempre lontani da valori che si possano considerare pienamente soddisfacenti, sono gli altri indicatori sociali: il tasso di mortalità infantile in venti anni si è all'incirca dimezzato, ma è ancora del 51‰ (1997); la quota di analfabeti è scesa di oltre 20 punti percentuali nello stesso periodo, ma rimane tuttora elevata (56% della popolazione adulta); la speranza di vita, pure sensibilmente cresciuta, raggiunge appena i 66 anni per gli uomini e i 71 anni per le donne. La quota di residenti nelle città si avvicina alla metà del totale (54% nel 1998), aggravando la situazione delle aree periferiche dei principali centri urbani, pur non essendo in sé eccessivamente elevata. Le città più popolose sono Dār al-Baydā' (Casablanca), con 2.941.000 ab., e la capitale, Rabat, con circa 1.386.000 ab. (1994) nell'agglomerazione urbana.

La popolazione in età lavorativa (specie nella sua componente maschile) continua ad alimentare consistenti flussi migratori, che hanno visto diversificare le loro destinazioni negli ultimi 15÷20 anni: accanto alle tradizionali mete francesi, infatti, sono emerse con quote non irrilevanti la Spagna e l'Italia a partire dai primi anni Ottanta, nonché altri paesi europei. D'altra parte, dato il forte incremento demografico, la popolazione giovane del M. risulta permanentemente in crescita, e sono stimati in circa 250.000 ogni anno i giovani che per la prima volta tentano un inserimento lavorativo (molti dei quali con una preparazione scolastica superiore o universitaria), alimentando il persistere di una quota di disoccupati valutata in circa il 16% della popolazione in condizione lavorativa.

Condizioni economiche

Nonostante il permanere di indubbie difficoltà strutturali, le condizioni economiche del paese nel corso degli ultimi decenni sono progredite, come si ricava anche dal dato del PIL per ab. che nel 1998 ha raggiunto i 1250 dollari annui. La crescita della ricchezza prodotta è una costante del M. fin dagli anni Settanta - se si prescinde da qualche congiuntura sfavorevole - e ha registrato sovente anni particolarmente positivi: da ultimo, il 1996, durante il quale la crescita del PIL è stata valutata pari all'11,8%, grazie specialmente a un'annata agraria eccezionalmente ricca.

L'agricoltura, infatti, continua a conservare un ruolo di forte rilievo in termini sia di reddito prodotto (un sesto, circa, di quello complessivo) sia di popolazione impiegata (quasi il 41% degli attivi nel 1995); entrambi i valori sono da lungo tempo in fase di riduzione, ma in maniera graduale e moderata. Dal canto suo, il comparto industriale ha conservato più o meno stabilmente dagli anni Settanta la sua quota di PIL (intorno a un terzo del totale), mentre ha visto crescere in maniera consistente gli addetti (pari al 26,6% della forza lavoro occupata); è da rilevare che dai primi anni Novanta le produzioni manifatturiere da sole comportano oltre il 20% del PIL, contribuendo, così, a ridimensionare il peso, in particolare, delle produzioni minerarie. L'insieme delle attività di servizio, infine, ha visto aumentare sia il numero di addetti (quasi il 33% del totale), sia la quota di PIL realizzata (44%); sempre più importante l'apporto del turismo (circa 2 milioni di arrivi nel 1998).

Da questo insieme si ricava con sufficiente evidenza l'avanzare del processo di modernizzazione, in atto ormai da decenni. Queste considerazioni, se nulla tolgono alla persistente e grave sperequazione reddituale o al peso del debito estero o all'accentuato passivo della bilancia commerciale (solo in parte compensato dalle rimesse degli emigranti), sembrano confermare che le politiche di riaggiustamento da tempo adottate hanno avuto un esito sostanzialmente favorevole, senza provocare sconvolgimenti profondi degli assetti socio-economici consolidati. Parte del risultato positivo può essere ascritto, del resto, alla fiducia accordata al M. sul piano internazionale, che ha garantito un afflusso sempre considerevole di investimenti stranieri (per il 34% garantiti dalla Francia). Questi, talvolta, hanno avuto per obiettivo specifici interventi, come la campagna avviata nel 1993-94 per la riduzione della coltivazione della Cannabis indica e la conseguente riconversione colturale nella regione del Rif.

Più in generale si deve sottolineare che il M. occupa una posizione geopolitica (da qualcuno definita come cuscinetto tra Europa e Africa, o tra Occidente e Islam integralista) molto delicata, sostenuta saldamente dai paesi occidentali e dalle organizzazioni internazionali anche attraverso il canale dei finanziamenti. I problemi di politica internazionale non sono, tuttavia, risolti. Da un lato, la questione del Sahara Occidentale già spagnolo non ha raggiunto una definizione giuridica, benché il M. occupi a tutti gli effetti l'area, controllandone materialmente almeno l'80%. D'altro canto, il M. non ha ancora ottenuto l'associazione all'Unione Europea, ma solo un accordo di libero scambio prevalentemente rivolto a regolare le esportazioni di pesce e di agrumi verso l'Unione. I paesi dell'UE assorbono circa il 63% delle esportazioni del M. e gli forniscono circa il 56% delle importazioni; di qui l'interesse evidente del M. a entrare in più stabili rapporti con l'Unione, scontrandosi però con una serie di riserve espresse a più livelli in merito sia alle condizioni di democrazia all'interno del paese, sia alla questione del Sahara Occidentale.

bibliografia

R. Leveau, Le sabre et le turban. L'avenir du Maghreb, Paris 1993.

Morocco, ed. A. Findlay, A.M. Findlay, Oxford-Santa Barbara 1995.

H. El Abbassi, Quelques aspects des transformations récentes dans les campagnes du Rif oriental marocain, in Annales de géographie, 1997, 106, pp. 479-501.

Storia

di Silvia Moretti

Nella prima metà degli anni Novanta si registrò in M. una cauta ma progressiva apertura del regime verso le opposizioni, accompagnata da provvedimenti di amnistia per i numerosi prigionieri politici, in buona parte militanti islamisti detenuti senza processo. Nel 1995 il ritorno in M. di due eminenti figure dell'opposizione, prima il leader dell'Unione socialista delle forze popolari (USFP) ‚Abd al-Rahman Yūsufī, poi, dopo 28 anni di esilio e una condanna a morte in contumacia, di uno dei fondatori dell'Unione nazionale delle forze popolari (UNFP) e dello stesso USFP, Muḥammad al-Baṣrī, confermò le intenzioni di re Ḥasan ii di aprire un dialogo con le forze progressiste, coinvolgendole nella vita politica del paese. Ciò nonostante fallirono i negoziati svoltisi tra la fine del 1994 e l'inizio del 1995 per la formazione di un governo di unità nazionale, fortemente condizionati dalla sfiducia nutrita dalle opposizioni per un regime in cui era da tempo diffusa la pratica dei brogli elettorali. Solo nel 1996 fu raggiunto un accordo che portò le forze di opposizione a votare a favore degli emendamenti costituzionali proposti dalla corte e sottoposti a referendum nel settembre. Essi prevedevano la creazione di un Parlamento bicamerale dotato di maggiori poteri di controllo sull'esecutivo, costituito da una Camera dei rappresentanti, eletta a suffragio diretto, e da una Camera dei consiglieri eletta indirettamente.

Tra il 1996 e il 1997 il regime si impegnò nel reprimere le manifestazioni di protesta sociale esplose con una certa violenza nelle università e nei centri urbani con la richiesta di lavoro, servizi e miglioramento delle condizioni di vita; in un paese in cui il tasso di analfabetismo è uno tra i più alti del Maghreb (circa il 56%) e le enormi disparità di reddito generano drammatiche diseguaglianze sociali, il regime ha sempre temuto che nel paese potessero attecchire le parole d'ordine dell'islamismo politico radicale, subendo una sorta di contagio algerino.

Le elezioni politiche del novembre e dicembre 1997 non espressero un unico vincitore: i quattro partiti di opposizione del fronte della Kutla (Blocco) ottennero 102 dei 325 seggi disponibili per la Camera dei rappresentanti, e di questi 57 andarono al più grande partito di sinistra, l'USFP, che divenne così il primo partito nel paese; il blocco governativo di destra, il WIFAQ, si assicurò 100 seggi, mentre circa un centinaio furono appannaggio dei partiti di centro. In dicembre le elezioni indirette per la Camera dei consiglieri videro il successo dei partiti riuniti intorno al WIFAQ (166 seggi), mentre appena 44 furono i seggi vinti dalla Kutla.

Pochi mesi dopo, nel marzo 1998, il socialista Abderrahman Yūsufī fu chiamato a dirigere il primo governo di coalizione di centro-sinistra del M., che concretizzava, per la prima volta nei 37 anni di regno di Ḥasan ii, l'alternanza politica e un discreto rinnovamento nella classe dirigente. Nonostante i ristretti margini di manovra - alcuni ministeri di primo piano rimasero sotto il controllo diretto del monarca che si riservò la facoltà di nominare sei membri del governo, tra cui Driss Basri, l'inamovibile ministro degli Interni, il vero uomo forte del paese - il governo Yūsufī si impegnò in un programma di riforme che prevedeva maggiori spese per la sanità e l'educazione, mostrando in generale una maggiore sensibilità e attenzione ai diritti umani nel tentativo di mitigare il tradizionale autoritarismo del regime.

In politica estera il M. si adoperò per uscire dall'isolamento e rafforzare la propria posizione a livello regionale, pur rimanendo fuori dall'Organisation de l'unité africaine (OUA) in segno di protesta contro l'ammissione della Repubblica Democratica Arabica Saharawi proclamata nel 1976 dal Frente Polisario, il movimento di liberazione nazionale del Sahara Occidentale. Alla fine degli anni Ottanta, grazie alla costruzione di un muro di sabbia difensivo che arrivò a circoscrivere quasi interamente il territorio conteso correndo dal confine algerino all'Atlantico, il M. avviò la colonizzazione del Sahara Occidentale incoraggiando il trasferimento di cittadini marocchini. Le forze saharawi, isolate nelle fasce desertiche tra il muro e il confine mauritano, continuarono a impegnare le forze marocchine con azioni di sabotaggio e disturbo. Nel corso degli anni Novanta rimasero senza esito gli sforzi negoziali avviati sotto l'egida delle Nazioni Unite: nonostante gli accordi raggiunti per un cessate il fuoco nel 1991, il referendum per l'autodeterminazione del popolo saharawi, originariamente previsto per il 1992, fu ripetutamente rinviato per le divergenze tra il M. e il Frente Polisario in merito alla definizione del corpo elettorale e alla stessa consistenza numerica della popolazione saharawi.

Tradizionalmente vicino ai paesi occidentali, in particolare agli Stati Uniti, il M. fu uno dei primi paesi arabi, il secondo subito dopo l'Egitto, a stabilire relazioni dirette con Israele nel settembre 1994, appena un anno dopo il riconoscimento reciproco dei due paesi; nel 1997, tuttavia, la Lega Araba, cui il M. aderisce, interruppe ogni trattativa dei suoi paesi membri per avviare normali relazioni diplomatiche con Israele in risposta alla decisione del primo ministro Netanyahu di procedere alla costruzione di nuovi insediamenti ebraici a Har Homa (Gerusalemme Est).

Un ulteriore rafforzamento dei rapporti con i paesi dell'Unione Europea, fortemente voluto da re Ḥasan ii, fu ostacolato nel 1994-95 da una disputa sui diritti di pesca nel Mediterraneo, risolta solo dagli accordi del novembre 1995; nello stesso periodo si acuirono i contrasti con la Spagna, che sospettava il coinvolgimento del M. nel traffico di immigrati clandestini verso la penisola iberica e nelle azioni di guerriglia organizzate a Ceuta, insieme a Melilla enclaves spagnole situate sulle coste settentrionali marocchine e delle quali il primo ministro Yūsufī ha rivendicato ancora una volta la sovranità nell'aprile 1998.

Alla morte di Ḥasan ii (23 luglio 1999), è salito al trono suo figlio, il principe ereditario Sīdī Muḥammad, diventato re Muḥammad vi.

bibliografia

M. Monjib, La monarchie marocaine et la lutte pour le pouvoir: Hassan ii face à l'opposition nationale, de l'indépendance à l'état d'exception, Paris 1992.

B. Cubertafond, Le système politique marocain, Paris 1997.

A. Hammoudi, Master and disciple. The cultural foundations of Moroccan authoritarianism, Chicago 1997.

A. Lamchichi, Le Maghreb face à l'islamisme: le Maghreb entre tentations autoritaires, essor de l'islamisme et demandes démocratiques, Paris 1997.

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