SALVADORI, Mario Giorgio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

SALVADORI, Mario Giorgio

Gian Italo Bischi

– Nacque a Roma il 19 marzo 1907, da Ermelinda Alatri, appartenente a una famiglia ebraica di Roma, e da Riccardo, cattolico, ingegnere civile.

Seguendo gli spostamenti della famiglia, Mario trascorse alcuni anni a Genova, dove il padre era ingegnere capo del Comune, e poi a Madrid, dove il padre dirigeva una compagnia per la distribuzione di elettricità e gas. Nella città spagnola ricevette i primi insegnamenti scolastici in casa. Coltivò anche una forte passione per la musica: all’età di 12 anni suonava al piano brani impegnativi e sognava di diventare direttore d’orchestra.

Rientrò in Italia nel 1923, quando il padre diventò presidente della compagnia mineraria del monte Amiata. Nel 1925, anno del diploma di maturità presso il liceo Tasso di Roma, fondò la prima orchestra jazz studentesca italiana. Alla passione per la musica si affiancò quella per le scalate in montagna, entrambe poco gradite alla famiglia.

Nel 1925 si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell’Università di Roma; durante il biennio seguì corsi tenuti da docenti famosi, come Guido Castelnuovo per la geometria, Francesco Severi per l’analisi matematica, Tullio Levi-Civita per la meccanica razionale. In quel periodo diventò molto amico del compagno di corso Vito Camiz – con il quale condivideva la passione per la musica –, che apparteneva a una famiglia ebrea di Ancona ed era parente da parte di madre del matematico Vito Volterra. Camiz sarebbe poi diventato assistente di Castelnuovo e docente dell’Università clandestina di Roma.

Tra i compagni di studio c’era anche Edoardo Amaldi, che in seguito passò al corso di laurea in fisica, con il quale condivideva la passione per le scalate. Grazie alle frequenti escursioni nelle Alpi intorno a Cortina D’Ampezzo, insieme al fratello Giorgio di quattro anni più giovane, Salvadori divenne un esperto scalatore e amico di noti alpinisti dell’epoca, come Emilio Comici e Severino Casara, insieme ai quali, tra il 1928 e il 1932, aprì diverse nuove vie per la scalata delle vette dolomitiche. Nel 1931 ricevette il distintivo del Club alpino accademico italiano, ma poco dopo interruppe l’attività a seguito di una brutta caduta.

Si laureò in ingegneria civile nel 1930 e sostenne a Padova l’esame di Stato per l’iscrizione all’albo degli ingegneri. Svolse il servizio militare nella scuola allievi ufficiali in artiglieria; dopo diciotto mesi di ferma, insieme a Camiz decise di iscriversi al corso di laurea in matematica. Per Salvadori questa scelta fu un modo per esorcizzare il suo costante senso di inadeguatezza nei confronti della matematica e per ritardare di due anni l’ingresso nel mondo del lavoro, dato che non era sicuro di essere portato per un lavoro di carattere tecnico. Nei corsi che frequentò per laurearsi in matematica incontrò di nuovo Castelnuovo, questa volta come docente di teoria della probabilità, studiò termodinamica e fisica nucleare con Enrico Fermi e analisi numerica con Mauro Picone. In questi anni sbocciò la sua passione per la matematica, specialmente sotto la guida di Picone, fondatore nel 1932 e primo direttore dell’Istituto nazionale per le applicazioni del calcolo (IAC), che diventò suo supervisore per la tesi di laurea sul calcolo delle variazioni.

Alla preparazione della tesi Salvadori dedicò l’estate del 1933, trascorrendo anche dieci giorni in montagna insieme a Picone e alcuni giorni a Capri con l’assistente Carlo Miranda, poiché aveva urgenza di laurearsi per potersi recare all’estero come vincitore di una borsa di studio della Lega delle nazioni. Si laureò con 110 e lode nell’ottobre del 1933, appena in tempo per recarsi entro la scadenza del 1° novembre a Londra, dove fu l’ultimo allievo del professor Ernest George Coker, noto esperto di fotoelasticità presso l’University College. Poco prima di rientrare in Italia, nella primavera del 1934, Salvadori si recò, su richiesta di Picone, a testare una macchina calcolatrice elettrica per la risoluzione automatica di sistemi lineari di equazioni che si trovava presso la Cambridge Instrument Company a Londra. Durante gli otto mesi trascorsi a Londra Salvadori si rese anche conto, attraverso la stampa inglese, dei pericoli e delle contraddizioni della politica del governo fascista italiano, e fu impressionato dai racconti di alcuni profughi ebrei, in fuga dalla Germania nazista, incontrati a Londra.

Nell’autunno del 1934 iniziò due lavori a tempo parziale: il mattino come assistente volontario presso il laboratorio di test dei materiali della facoltà di ingegneria, il pomeriggio presso l’Istituto di Picone. Questa seconda esperienza fu particolarmente formativa, dal punto di vista sia scientifico sia umano, e Picone apprezzò molto la doppia formazione di Salvadori, dato che l’IAC era dedicato alla risoluzione di problemi matematici per l’industria e le istituzioni pubbliche, molti dei quali di tipo ingegneristico.

Nel 1935 Salvadori sposò Giuseppina Tagliacozzo, appartenente a una ricca famiglia ebrea di Roma. Nel frattempo, fra il 1933 e il 1938, pubblicò quindici articoli che gli permisero di diventare libero docente in scienza delle costruzioni (1937) e poi assistente ordinario (1938). Ma nel gennaio del 1938 fu turbato dalle prime avvisaglie delle politiche antisemite del governo fascista. Ricevette una telefonata da parte di un imbarazzatissimo Picone che gli chiedeva di stare qualche giorno lontano dall’IAC per non meglio specificate ‘verifiche della sua arianità’, poi la notizia che la sua posizione di assistente era sospesa fino a che non fosse stata accertata la sua ‘condizione razziale’, due episodi che lo convinsero a cercare di lasciare l’Italia. L’occasione arrivò grazie a una borsa di studio del ministero delle Comunicazioni, per lo studio dell’organizzazione della televisione negli Stati Uniti, alla quale poté accedere solo perché ‘parzialmente discriminato’ essendo figlio di padre cattolico. Uno dei tre membri della commissione era Fermi, che intervenne a suo favore.

Nell’autunno del 1938 entrarono in vigore le leggi razziali. Salvadori avrebbe forse potuto eluderle grazie alle origini del padre e all’aiuto di Picone, ma decise di lasciare l’Italia, seguendo anche i consigli e l’esempio di Fermi. Arrivò a New York insieme alla moglie il 13 gennaio 1939. Per un anno lavorò presso la Lionel Train Company di Livingston, una fabbrica di trenini in cui, sviluppando studi su tempistica e movimento, impressionò a tal punto il presidente della società che questi gli propose di divenirne amministratore delegato, offerta declinata da Salvadori perché nel gennaio del 1940 fu chiamato alla Columbia University come docente nella scuola di ingegneria, dove poi insegnò ininterrottamente per oltre cinquant’anni.

Nel 1941 diventò membro del gruppo statunitense di Giustizia e Libertà e negli anni della seconda guerra mondiale partecipò alla preparazione di materiale antifascista spedito clandestinamente in Italia; parlò della Resistenza antifascista al pubblico americano attraverso convegni e trasmissioni radiofoniche. Dal 1942 al 1945 collaborò come consulente al progetto Manhattan ma, come accadde ad altri in quel periodo, non era consapevole che si trattasse del progetto per la costruzione della prima bomba atomica. Finita la guerra si rifiutò di partecipare a ricerche di carattere militare. Nel 1943 nacque a New York il figlio Vieri Riccardo, che si sarebbe trasferito definitivamente in Italia nel 1987.

Nel 1954 Salvadori fu chiamato come professore di architettura alla Princeton University, dove insegnò fino al 1959, quando la Columbia University richiese la sua opera come professore ordinario anche nella facoltà di architettura. La Columbia University lo onorò con la nomina a great teacher, l’invito a tenere una delle prestigiose conferenze chiamate University lectures e il conferimento della laurea honoris causa in architettura nel 1980.

Nel 1960 fu vincitore di concorso per una cattedra di scienza delle costruzioni in Italia e fu chiamato presso l’Università di Palermo, ma rinunciò. Durante gli stessi anni, fin dal 1959, Salvadori fu socio dello studio di progettazione e ricerche ingegneristiche Weidingler Associates di New York, Boston, Washington D.C. e San Francisco, di cui fu anche consigliere delegato. In quegli anni partecipò alla progettazione di importanti edifici in varie parti del mondo, collaborando con architetti famosi come Walter Gropius, Marcel Breuer, Eero Saarinen e altri. A seguito della sua attività professionale Salvadori fu nominato membro dell’American Society of civil engineers, dell’American Institute of architects e della National Academy of engineering.

Come ingegnere Salvadori divenne famoso soprattutto nel campo della progettazione di involucri strutturali sottili in calcestruzzo armato, come quello realizzato nel CBS Building a Manhattan, ideato da Eero Saarinen, e il ristorante, con volta sottile ispirata a una conchiglia, dell’hotel La Concha a San Juan, Puerto Rico. Fu inoltre un’autorità nel campo dell’analisi dei collassi strutturali e, come consulente, contribuì alle indagini sulle cause di numerosi crolli di manufatti ed edifici.

Nel 1975, dopo quarant’anni di matrimonio, Salvadori divorziò da Giuseppina Tagliacozzo per sposare Carol Bookman (1917-2006) che era stata moglie dello scrittore Alfred Kazin, dal quale nel 1948 aveva avuto un figlio, Michael, storico e professore alla Georgetown University, che si sarebbe poi molto affezionato a Salvadori.

Durante la sua carriera universitaria Salvadori pubblicò tredici libri di matematica applicata e scienza delle costruzioni, alcuni dei quali sono utilizzati in diverse università del mondo, e fu autore di oltre 130 articoli su riviste di matematica, meccanica e ingegneria. Scrisse anche saggi non tecnici riguardanti musica, arte e società, traduzioni in inglese dei quaderni di Leonardo da Vinci e in italiano delle poesie di Emily Dickinson. Collaborò con la rivista della Finmeccanica Civiltà delle macchine diretta da Leonardo Sinisgalli e fu molto stimato da Umberto Eco, che inserì un suo scritto sulle leggi del pendolo doppio nel romanzo Il pendolo di Foucault.

Nel 1987, giunto per limiti d’età al pensionamento (anche se continuò a vario titolo la sua collaborazione con la Columbia University) iniziò attività di volontariato a favore degli studenti svantaggiati delle scuole pubbliche della città di New York, sviluppando un metodo di insegnamento che – partendo da problemi pratici di ingegneria edile – stimola l’apprendimento dei principi scientifici che ne stanno alla base. Nello stesso anno fondò il Salvadori Educational Center on the built environment, poi detto Salvadori Center, una fondazione no-profit che si proponeva di utilizzare la città come aula di studio per aiutare insegnanti e studenti a padroneggiare concetti di matematica e scienze.

A Harlem esiste ancora la scuola intitolata a Mario Salvadori (chiamato anche ‘super Mario’ in questo contesto) che ha contribuito a migliorare l’apprendimento di matematica e fisica per migliaia di studenti afroamericani, ispanici e di altre minoranze etniche. Le autorità scolastiche di New York hanno istituito otto ‘scuole Salvadori’ in cui vengono adottati i suoi metodi educativi. Nell’ambito di queste attività Salvadori scrisse manuali per ragazzi e per insegnanti, tra cui il famoso The art of construction, e registrato numerosi filmati proiettati regolarmente da diverse stazioni televisive americane.

Morì a New York il 25 giugno 1997 mentre era ricoverato presso il Mount Sinai Hospital a Manhattan.

Opere. Oltre a quelle citate, sono da segnalare: Numerical Methods in engineering, 1953 (ed. italiana La risoluzione matematica dei problemi della tecnica, Firenze 1953); Structural design in architecture, 1967 (ed. italiana Le strutture in architettura, Milano 1991), con R. Heller; Why buildings stand up, 1980 (ed. italiana Perché gli edifici stanno in piedi, Milano 2000); Why buildings fall down, 1992 (ed. italiana Perché gli edifici cadono, Milano 1997), con M. Levy; Why the earth quakes, 1995 (ed. italiana Perché la terra trema. Storia di terremoti e vulcani, Milano 1998), con M. Levy; Addio alle crode, Torino 2004. Inoltre, Ricordando Enrico Fermi (Memorie di un non-fisico), in Il Nuovo Saggiatore, 1987, vol. 1, n. 3, pp. 54-65; A life in education, in The Bridge, 1997, vol. 27, n. 2, pp. 21-27.

Fonti e Bibl.: M. Salvadori, A tangential life, autobiografia inedita, 1976 (presso la famiglia); 20th century physics: Essays and recollections - A selection of historical writings by Edoardo Amaldi, a cura di G. Battimelli - G. Paoloni, Singapore 1998, pp. 186 s.; K. Williams - P. Nastasi, M. S. and Mauro Picone: from student and teacher to professional fellowship, in Nexus Network Journal, 2007, vol. 9, n. 2, pp.165-183.

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