Manifesto del partito comunista (Manifest der Kommunistischen Partei)

Dizionario di filosofia (2009)

Manifesto del partito comunista (Manifest der Kommunistischen Partei)


Manifesto del partito comunista

(Manifest der Kommunistischen Partei) Scritto (1848) di K. Marx e Fr. Engels, composto fra il 1847 e il 1848 per incarico della Lega dei comunisti (già Lega dei giusti). Dopo una breve Prefazione, famosa per la frase di apertura («uno spettro si aggira per l’Europa – lo spettro del comunismo»), l’opera si articola in quattro sezioni. Nella 1a, Borghesi e proletari, si espone una interpretazione della storia umana come storia di lotte di classi sociali, e si descrive l’epoca moderna come l’ultima fase di questo ciclo secolare, caratterizzata dalla lotta fra borghesi e proletari. Le origini di questa lotta vengono rintracciate nella stessa dinamica della classe borghese, che «non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali». Unificando i mercati e concentrando i lavoratori nelle città e nelle fabbriche essa ha di fatto creato il proprio nemico di classe, il proletariato urbano. Costantemente impoverito dalla diminuzione del valore della propria forza-lavoro e dalle ricorrenti crisi economiche generate dal libero mercato, il proletariato urbano diventa un soggetto rivoluzionario. È la stessa dinamica del processo capitalistico di produzione, quindi, a spingere gli operai a ribellarsi e a chiedere un nuovo modo di organizzare le forze produttive della società. Nella 2a sezione, Proletari e comunisti, il Partito comunista si presenta come l’unico e vero rappresentante degli interessi del proletariato. L’azione rivoluzionaria si articola sostanzialmente in due fasi. Nella prima è previsto l’accentramento nelle mani dello Stato proletario di tutti i mezzi di produzione, con la conseguente abolizione della proprietà privata. Nella seconda è prevista la scomparsa di ogni differenza di classe, e quindi la scomparsa dello Stato stesso, che si trasformerà in un mero strumento di amministrazione. Nella 3a sezione, Letteratura socialista e comunista, si prendono le distanze dagli altri movimenti di ispirazione proletaria, ossia il «socialismo reazionario e piccolo-borghese», espressione di classi che, respinte dalla concorrenza ai margini del processo produttivo, rimpiangono nostalgicamente la società medievale e corporativa; il «socialismo conservatore o borghese», la cui unica preoccupazione è quella di smorzare le tendenze rivoluzionarie del proletariato; e infine il «socialismo e comunismo critico-utopistico», che prefigura nuovi modelli di società senza indagare minimamente i presupposti materiali della loro genesi. La 4a sezione, Posizione dei comunisti di fronte ai diversi partiti di opposizione, afferma sostanzialmente che per motivi «tattici» i comunisti appoggeranno qualsiasi movimento che combatta l’ordine costituito, senza rinunciare tuttavia a rivendicare costantemente la propria specificità e a sottrarre aderenti ai partiti con cui stringono alleanze temporanee. L’opera si chiude con la celebre parola d’ordine «proletari di tutti i paesi, unitevi!».

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