MADAGASCAR

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Madagascar

Paolo Migliorini e Paola Salvatori
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(XXI, p. 808; App. II, ii, p. 239; III, ii, p. 5; IV, ii, p. 365; V, iii, p. 275)

Geografia umana ed economica

di Paolo Migliorini

Popolazione

Nel 1998 la popolazione del M. è stata valutata in 15.057.000 ab. (densità 26 ab./km²). L'elevato tasso di accrescimento annuo (32‰ nel periodo 1990-98) non trova riscontro in un corrispettivo aumento del prodotto interno lordo pro capite, che dopo una leggera ripresa (primi anni Novanta), ha successivamente segnato il passo (variazione media annua: −1,6%, in termini reali, nel corso dell'intervallo 1990-97). La capitale, Antananarivo, l'unico centro propriamente urbano, contava 1.052.800 ab. alla data dell'ultimo censimento (1993).

La distribuzione della popolazione del M. è, come per il passato, molto irregolare: i più consistenti addensamenti si manifestano in un'area grossolanamente triangolare, con base lungo la costa orientale e vertice a ovest di Antananarivo, che copre il 20% della superficie e raggruppa il 50% degli abitanti.

Condizioni economiche

Il settore dominante dell'economia resta quello primario, che nel 1997 ha concorso a formare il 32% del PIL, impiegando una quota molto elevata delle forze di lavoro.

Una metà circa delle terre coltivabili è adibita alla coltivazione del riso (1.180.000 ha e 26 milioni di q nel 1996), base principale dell'alimentazione locale, che deve essere tuttavia integrata da importazioni. Le esportazioni dei prodotti delle colture commerciali (vaniglia, caffè, chiodi di garofano, noci di cocco, frutta tropicale, cotone e sisal) danno un contributo determinante alla bilancia commerciale, che però resta cronicamente in passivo. Notevoli progressi sta registrando il settore della pesca, praticata, dietro compenso, da pescherecci oceanici provenienti dall'Unione Europea nell'ambito della zona economica esclusiva del Madagascar. Il settore minerario dà un apporto del tutto marginale all'economia malgascia. Progetti di ripresa dello sfruttamento di giacimenti di ilmenite (minerale di titanio), già coltivati fino al 1977 nella parte sud-orientale del paese, si scontrano con l'opposizione di movimenti ambientalisti. Altri progetti minerari riguardano depositi di bauxite, carbone e petrolio, questi ultimi scoperti all'inizio degli anni Novanta. L'industria manifatturiera conta diversi impianti nei settori tradizionali (tessile, alimentare, del legno e della carta).

Una legislazione entrata in vigore nel 1986 ha richiamato nuovi investimenti da parte di imprenditori stranieri nei comparti dei fertilizzanti, dei prodotti farmaceutici, dei tessili e del cemento. Ma il M. resta dipendente dall'estero per i fabbisogni di macchinari, veicoli, prodotti chimici e petrolio greggio. Il debito estero del M. ammontava a 4105 milioni di dollari nel 1997; in quell'anno il costo del servizio del debito era pari al 7% del valore complessivo delle esportazioni di beni e servizi. Nel 1993 il nuovo governo ha iniziato trattative con le istituzioni finanziarie internazionali per ottenere finanziamenti per un programma di riforma economica. Nel marzo 1997 il presidente malgascio ha sottoscritto un accordo di riassetto strutturale dell'economia e ha ottenuto l'appoggio della Francia nel negoziato sulla riduzione del debito del M. nei confronti dei paesi del Club di Parigi.

bibliografia

F. Cristaldi, Madagascar. Elementi religiosi ed ambientali a confronto, in L'Universo, 1995, 2, pp. 156-64; D.W. Gade, Madagascar, Blacksburg (Virg.) 1996; C. Guérin, Antananarivo, espace urbain de la culture malgache sur les pratiques et les représentations du milieu urbain, in Géographie et cultures, 1998, 25, pp. 91-109.

Storia

di Paola Salvatori

L'indipendenza dalla Francia, ottenuta nel 1960, non segnò per il M. l'avvio di profonde trasformazioni strutturali. Sia il governo autoritario e personalistico di P. Tsiranana (1960-72) sia la successiva dittatura militare, guidata dal 1975 da D. Ratsiraka, lasciarono infatti sostanzialmente irrisolte le contraddizioni del precedente regime coloniale, e di fronte al peggioramento della situazione economica il paese ricadde sotto l'influenza francese. Il crescente malessere sociale e l'acuirsi dei contrasti regionali indebolirono l'autorità di Ratsiraka che fu costretto nel 1990 a ripristinare il multipartitismo e, nel 1992, dopo l'approvazione di una nuova Costituzione di tipo parlamentare, a indire elezioni generali. A. Zafy, leader del Comité des forces vives (CFV), coalizione di partiti di centro, fu eletto presidente della Repubblica nel 1993, e il CFV conquistò la maggioranza dei seggi in Parlamento; primo ministro fu nominato F. Ravony. La situazione politica rimase tuttavia incerta sia per la frammentazione delle forze politiche sia per i contrasti sorti all'interno della coalizione di maggioranza riguardo alle scelte di politica economica operate dall'esecutivo. Nel giugno 1994 l'accordo raggiunto dal governo con il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale (che prevedeva pesanti tagli della spesa pubblica) venne bocciato a maggioranza dal Parlamento e criticato apertamente dal capo dello Stato che proponeva, in alternativa, accordi finanziari con imprese private. Il contrasto fra Zafy e Ravony si acuì nei mesi successivi e assunse i caratteri di uno scontro istituzionale, culminato nella vittoria del presidente che, in seguito all'esito del referendum da lui promosso per modificare la costituzione (settembre 1995), ottenne la prerogativa di nominare il primo ministro.

Anche il nuovo governo presieduto da E. Rakotovahini fu tuttavia paralizzato dalle lotte interne, mentre Zafy venne progressivamente isolato. Si riacutizzarono inoltre i contrasti regionali tra i rappresentanti della popolazione della costa, di cui facevano parte il presidente e il primo ministro, e l'élite politica merina, originaria degli altipiani interni, in maggioranza in Parlamento. Polarizzatasi contro Zafy, l'opposizione riuscì infine a imporre un nuovo governo (maggio 1996), ma anch'esso, di fronte al riaccendersi delle dispute in materia di politica economica, fu condannato ben presto all'immobilità.

A trarre vantaggio dalla situazione politica incerta e contraddittoria fu Ratsiraka che a sorpresa riuscì, nel gennaio 1997, a vincere le elezioni presidenziali, indette dopo la destituzione del presidente Zafy, decretata dal Parlamento nel luglio 1996 per violazione della Costituzione. Tornato dopo cinque anni alla guida del paese, Ratsiraka fu promotore di una riforma dello Stato in senso federale, duramente avversata dalle opposizioni perché prevedeva, insieme al decentramento regionale, un rafforzamento dei poteri dell'esecutivo e aboliva la possibilità del Parlamento di destituire il presidente della Repubblica. Gli emendamenti costituzionali furono approvati con un referendum nel marzo 1998, con una maggioranza del 50,96%. Le nuove elezioni politiche, nel maggio, confermarono la riacquistata popolarità di Ratsiraka il cui partito, l'ARENA (Association pour la renaissance de Madagascar), ottenne la maggioranza dei seggi (63 su 150).

Sul piano internazionale, agli inizi degli anni Novanta vennero riallacciati i rapporti con Israele, con il Sudafrica e con la Corea del Sud, anche se la Francia rimase il principale partner commerciale del paese. A partire dal 1997, inoltre, il M. cercò di stringere relazioni con i paesi industrializzati del Sud-Est asiatico e nel 1999 rinsaldò i rapporti commerciali con la Cina.

bibliografia

P.M. Allen, Madagascar conflicts of authority in the great island, Boulder 1995.

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