LUSSEMBURGO

Enciclopedia del Cinema (2003)

Lussemburgo

Riccardo Martelli

Cinematografia

Nel Granducato di L. la lingua ufficiale è il francese, ma quella effettivamente parlata dalla popolazione è il lëtzebuergesch, del gruppo germanico occidentale. Di conseguenza è caratterizzata dal plurilinguismo anche la produzione cinematografica, in cui comunque molti film, data la limitatezza del mercato interno, vengono ormai girati in tedesco e talvolta in inglese. Il suo sviluppo, nonostante l'elevatissimo livello economico, sociale e culturale del L., è stato estremamente tardivo, ed è di fatto iniziato solo negli anni Settanta. Le prime proiezioni cinematografiche risalgono al 1896, e al 1899 i primi cinegiornali, girati da operatori francesi. La produzione locale si limitò infatti per quasi quarant'anni ai film pubblicitari (il primo, nel 1904, è quello dei fratelli Wendel e Peter Marzen per lo champagne Mercier). Nel 1927 fu fondata a opera di Evy Friedrich la prima rivista di critica cinematografica, "Le film luxembourgeois", che sopravvisse fino al 1934. René Leclère, che può considerarsi il pioniere del cinema in L., girò in Belgio un lungometraggio a soggetto, Un clown dans la rue (1930), ma in patria realizzò solo documentari (a partire da Il est un petit pays, 1937), ai quali si affiancarono in seguito quelli di Philippe Schneider (a partire da Pour la liberté, 1946) e di Friedrich (Les danseurs d'Echternach, 1947). Si trattava di opere in francese che celebravano in tono scarsamente critico le bellezze, gli usi o la storia del Paese. A questa produzione, peraltro ridotta, dalla fine degli anni Sessanta si affiancò parallelamente quella di film a soggetto francesi, realizzati in L. con personale del luogo per motivi di costo o per sfuggire alla censura.

Il cinema a soggetto nacque negli anni Settanta, quando cominciò ad affermarsi una nuova generazione di cineasti. I primi nomi sono quelli di Marc Thoma e Pol Tousch, che nel 1973 girarono in tedesco il mediometraggio Der Tunnel e il lungometraggio Du sollst nicht begehren. Si sviluppò poi anche una produzione in lëtzebuergesch, con i lungometraggi di Paul Scheuer Wât huet e gesôt? (1980, Che cosa ha detto?), sulla vita quotidiana di un gruppo di studenti liceali, Congé fir e Mord (1983, Congedo per un assassino) e Mumm sweet mumm (1989), due commedie nere. A Scheuer si affiancarono, con film girati prevalentemente in tedesco, Andy Bausch, con il cortometraggio One-reel picture show (1983), ispirato all'Espressionismo tedesco, e i lungometraggi Gwyncil-la, legend of dark ages (1985), un fantasy, e Troublemaker (1987), una commedia gialla, e Frank Hoffmann e Paul Kieffer con Die Reise das Land (1987), ambientato nella Russia dell'Ottocento. Il successo di questi film a basso costo convinse la televisione pubblica a stanziare un'ingente somma per un film in lëtzebuergesch ambientato nel periodo dell'occupazione tedesca, Déi Zwéi vum Bierg (1985, Due amici) di Menn Bodson e Marc Olinger, che ricevette un'eccezionale accoglienza da parte del pubblico. Entrò poi in campo anche il governo, creando nel 1988 i Certificats d'investissement audiovisuel (CIAV), con lo scopo di attirare in L. la produzione estera, e nel 1989 il Centre national de l'audiovisuel, che per incentivare la produzione nazionale diede vita al Fonds national de soutien à la production audiovisuelle (FONSPA): il primo a beneficiarne fu Schacko Klak (1990, Cappello a cilindro) di Hoffmann e Kieffer, basato anch'esso sul difficile svolgimento della vita quotidiana in L. durante l'occupazione tedesca.

Nel corso degli anni Novanta i CIAV hanno favorito l'afflusso in L. di numerose troupe straniere, soprattutto francesi e tedesche. La produzione nazionale, se sul piano qualitativo ha eguagliato l'effervescenza degli anni Ottanta, su quello quantitativo non è invece riuscita a decollare. I più promettenti tra i nuovi registi hanno incontrato difficoltà a lavorare in patria: Pol Cruchten (dopo Hochzäitsnuecht, 1992, Matrimonio notturno, e Black Dju, 1996) è emigrato negli Stati Uniti (Boys on the run, 2001), Geneviève Mersch (dopo Roger, 1996) in Belgio (J'ai toujours voulu être une sainte, 2002), il cineasta d'avanguardia Bady Minck in Austria (Mécanomagie, 1996; Im Anfang war der Blick, 2002). Tra i pochi rimasti in L., Beryl Koltz (Your chicken died of hunger, 2002) e il cineasta sperimentale Daniel Wiroth (Fragile, 1998). Il regista più noto resta Bausch, ormai specializzatosi nelle commedie nere (Three shake-a-leg steps to heaven, 1993; Letters unsent, 1996; Le club des chômeurs, 2001). Di fronte a questa situazione, nel 1998 i CIAV e il FONSPA sono stati fusi nel Fonds de soutien, che cerca di privilegiare lo sviluppo della cinematografia locale.

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