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Nome con cui è nota una famiglia di architetti e scultori attivi nei secc. 15º-16º principalmente a Venezia, il cui vero cognome era però Solari. n Pietro (Carona, Lago di Lugano, 1435 circa - Venezia 1515). Fu a Padova (monumento di A. Rosselli, 1464, basilica del Santo) e probabilmente in Toscana, prima di stabilirsi a Venezia dove, dal 1475 circa, svolse gran parte della sua attività. Eseguì (in parte con l'aiuto dei figli) numerosi e splendidi monumenti funerarî (in SS. Giovanni e Paolo le tombe Malipiero, 1475, e Mocenigo, 1481, in S. Maria dei Frari quella di J. Marcello, dopo il 1484, e quella di L. Foscarini, dopo il 1480; a Treviso, la tomba Onigo, 1490, in S. Niccolò, e quella Zanetti nel duomo; a Ravenna, la tomba di Dante) e, fondendo soluzioni rinascimentali toscane al ricco gusto decorativo d'impronta veneta, progettò le chiese di S. Giobbe, di S. Maria dei Miracoli e di S. Andrea alla Certosa (distrutta), nonché la Scuola di S. Giovanni Evangelista, sempre a Venezia. Dal 1488 al 1490 fu assunto dalla Scuola di S. Marco, per la quale disegnò la parte inferiore della facciata. Dal 1498 successe ad A. Rizzo come protomastro del Palazzo Ducale. Nel 1495 realizzò una cappella per il Palazzo Ducale di Mantova. Ma nell'ultimo ventennio della sua vita egli prevalentemente dirigeva l'opera dei suoi figli Tullio e Antonio. n Tullio (n. 1455 circa - m. Venezia 1532), lavorò col padre al monumento Mocenigo e ad altre opere. Elaborò un classicismo di tono elegiaco, vicino agli ideali dell'umanesimo veneziano e cresciuto su esempî della statuaria greca ed ellenistica, in una ricerca profondamente originale. Il suo virtuosismo tecnico è assai grande. Tra le opere ricordiamo: un rilievo (1500-02) firmato della cappella dell'Arca del Santo a Padova; il Bacco e Arianna del Kunsthistorisches Museum di Vienna; l'Annunciazione della cappella del Seminario veneziano; la statua sepolcrale di G. Guidarelli (Ravenna, Accademia di belle arti; considerata da alcuni un falso ottocentesco). n Antonio (n. 1458 circa - m. Ferrara 1516 circa) lavorò col padre e il fratello Tullio alle maggiori opere dirette da Pietro. Nella basilica del Santo a Padova, scolpì il rilievo Sant'Antonio fa parlare un neonato (1505), che dimostra uno studio attento dell'antico. Altra opera è il grande camino (ora in parte a San Pietroburgo) per Alfonso I d'Este, a Ferrara. n Girolamo detto Girolamo da Ferrara (1504 circa - 1590 circa), figlio di Antonio, seguì gli esempî dei due Sansovino. Spesso la sua attività si intreccia con quella dei fratelli Aurelio detto Solari (Venezia 1501 - Recanati 1563) e Ludovico detto Ludovico da Ferrara (1507 circa - 1575). A Venezia partecipò alla costruzione della Libreria (fregio con festoni e putti) e alla loggetta del campanile di S. Marco. Trasferitosi (1543) a Loreto, G. vi scolpì quattro Profeti per la Santa Casa; poi (circa 1550) passò coi fratelli a Recanati. Tra le sue opere: il ciborio in bronzo (1559-60), che Pio IV mandò al card. Borromeo, nel duomo di Milano, eseguito con Aurelio; il tabernacolo della cattedrale di Fermo (1570-71) eseguito insieme con Ludovico. Completò la statua di Gregorio XIII per Ascoli Piceno, iniziata da Ludovico col quale aveva cominciato la porta maggiore, in bronzo, della basilica di Loreto; compiuta poi dai figli di Girolamo, Antonio (m. fra il 1608 e il 1610) e Paolo, e da altri.

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