Lituania

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Stato dell’Europa settentrionale, affacciato per breve tratto sul Mar Baltico (dov’è il porto di Klaipėda). Confina a N con la Lettonia, a E con la Bielorussia, a S con la Russia (oblast′ di Kaliningrad) e la Polonia. Prima del 1918 faceva parte della Russia, di cui costituiva il governatorato di Kaunas e parte di quelli di Vilnius e di Suvalki.

Caratteristiche fisiche

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La Lituania non corrisponde a una regione geografica ben definita: è una piccola parte periferica del bassopiano russo, che si presenta quasi pianeggiante e scarsamente soggetto a dislocazioni. Il fiume di gran lunga più importante è il Nemunas che per circa metà del suo corso (in tutto 890 km) bagna territori lituani. Esso attraversa Kaunas e si getta nel Kurskij zaliv a S di Klaipėda. Suo affluente principale è il Neris. Il clima è di transizione tra influenze marittime e continentali. Verso l’interno gli inverni diventano più rigidi, le estati più calde e le precipitazioni si fanno meno abbondanti. Il suolo è in media coperto dalla neve per 80 giorni l’anno. La vegetazione è rimasta in più luoghi quasi intatta. I boschi, che occupano circa un quarto del territorio, sono costituiti in gran parte da aghifoglie.

Popolazione

La popolazione è costituita da Lituani, che per lingua appartengono al ramo baltico della famiglia linguistica indoeuropea, e da piccole minoranze russe e polacche. Prima del 1914 la L. era caratterizzata da una forte emigrazione, per cui numerosi sono i Lituani che vivono fuori dallo Stato. Più ancora di quelli residenti nei paesi vicini, conta il nucleo che si è trasferito negli USA, poiché ha mantenuto vive la cultura e la lingua lituane; essi risiedono soprattutto nel triangolo che ha per vertici Boston, Baltimora e Chicago.

Il 79% dei Lituani professa la religione cattolica.

Condizioni economiche

A partire dall’indipendenza (1991), l’economia lituana ha conosciuto una rapida e decisa transizione da un sistema pianificato e centralizzato a uno tipicamente di mercato, dominato dalle imprese private e rivolto all’esportazione. Ovviamente, tale transizione è stata tutt’altro che indolore. Mentre il governo portava avanti le principali riforme economiche, tra cui la liberalizzazione dei prezzi, la privatizzazione dell’apparato produttivo, l’introduzione del litas come valuta nazionale, si è assistito a un calo della produzione industriale (−40% tra il 1992 e il 1995) e a un aumento della disoccupazione e dell’inflazione. La L. ha poi subito fortemente le conseguenze della recessione e della crisi finanziaria russe (agosto 1998), essendo lo Stato baltico che ha mantenuto i maggiori rapporti commerciali con Mosca. Con i suoi 17.800 dollari di PIL pro capite (nel 2008), la L. è comunque tra i paesi più ricchi dell’ex blocco sovietico.

L’economia è caratterizzata dalla scarsità di materie prime (limitate alla torba e a piccole quantità di petrolio a Kretinga, 25 km a N di Klaipėda) e dalla necessità di importare petrolio e gas dalla Russia. L’agricoltura, nonostante disponga di vaste superfici coltivate (oltre il 40% del territorio nazionale) e di un elevato grado di meccanizzazione, risulta piuttosto in crisi a causa delle difficoltà nella commercializzazione dei prodotti. Le principali colture sono quelle cerealicole (frumento, orzo, segale), le barbabietole da zucchero, le patate, il lino e gli ortaggi. Sviluppato l’allevamento (volatili, suini e bovini). La pesca è molto attiva e ha come base principale il porto di Klaipėda, dove sono sorti anche stabilimenti industriali connessi (conservazione del pesce). Dalle foreste di conifere, intensamente sfruttate, si ricavano annualmente circa 6 milioni di m3 di legname. Ben sviluppata, diversificata e tecnologicamente avanzata è l’industria. L’apparato produttivo è alimentato soprattutto dalla centrale nucleare di Ignalina, la cui energia, oltre a soddisfare buona parte del fabbisogno interno, viene esportata in Lettonia. Tra le industrie di base, si segnalano la raffineria di Mažeikiai e gli impianti petrolchimici di Klaipėda, Kaunas, Jonava e Vilnius. Nella capitale si concentrano, inoltre, i settori elettrotecnico ed elettronico. Non mancano i settori tradizionali (l’alimentare, il tessile e l’industria della carta), mentre caratteristica è la lavorazione dell’ambra. Nella seconda metà degli anni 1990 sono state istituite alcune zone franche (la maggiore nel 2000, presso Klaipėda) che hanno attirato numerosi investimenti stranieri, grazie al basso costo della manodopera, anche qualificata, e alla facilità di accesso ai mercati russo, bielorusso e ucraino; tali investimenti, in particolare scandinavi, hanno incentivato soprattutto la crescita dell’industria infomatica. In crescita il settore terziario sia nel comparto commerciale sia in quello dei servizi. Il turismo, sviluppatosi alla fine degli anni 1990, richiama flussi di visitatori in prevalenza da Russia, Germania e Polonia.

Preistoria

I più antichi insediamenti umani, nella L. meridionale, risalgono al Paleolitico superiore (aspetti swideriani). Numerosi anche i ritrovamenti mesolitici, in particolare maglemosiani (8°-5° millennio a.C.). Tra il 4° e il 3° millennio si pongono le manifestazioni culturali neolitiche caratterizzate dalla ceramica a pettine. All’inizio del 2° millennio penetra da Sud la cultura della ceramica a cordicella, dove è presente l’ascia naviforme. Per l’età del Bronzo (1600-500 a.C.) i rinvenimenti si fanno più abbondanti: nella fase più antica predomina l’inumazione, mentre la cremazione si afferma successivamente. Quest’ultima è ancora attestata nell’età del Ferro, periodo che termina allo scadere del 1° sec. a.C.

Storia

Dalle origini al 19° secolo

I Lituani rimasero a lungo isolati prima di inserirsi nella vita europea (di qui la loro tenace conservazione di lingua, credenze religiose di tipo naturistico, usi e costumi etnici). Fu la pressione dei cavalieri teutonici a sollecitarli a un’organizzazione statuale: i cavalieri furono sconfitti (1236) da Mindaugas che, convertitosi poi al cristianesimo (1253), fu incoronato re. I suoi successori tornarono al paganesimo; con Gediminas (1316-41), la L. si estese su territori abitati da Slavi, fino ad annettersi Vitebsk e la Volinia, urtando le ambizioni dei principi moscoviti. Nel 14° sec., dunque, la L. era uno Stato sovranazionale con popolazioni slave e ortodosse; i suoi sovrani erano ancora pagani, ma la lingua ufficiale del paese era il bielorusso.

La chiamata al trono di Polonia del duca Jogáila (che col nome di Ladislao Jagiełło sposò l’erede della corona polacca Jadwiga) e la conclusione dell’atto di Krėva (1385) di unione della L. con la Polonia, con conseguente battesimo della nobiltà lituana, furono fatti di portata storica in tutta Europa; la L., estesa sino a Kiev e, col granduca Vytautas, sino al Mar Nero tra le foci del Dnestr e del Dnepr, si legò all’occidente cattolico e la confederazione polacco-lituana divenne il più forte e vasto Stato cattolico dell’Europa orientale. L’unione, diretta soprattutto contro il pericolo teutonico, fu perfezionata con gli atti di Radom (1401), Horodło (1413), Lublino (1569). La L. seguì poi le sorti della Polonia, subì la vicenda delle spartizioni e passò sotto il dominio russo (1795). Sottoposta a un duro processo di russificazione (19° sec.), solo grazie a J. Basanavičius conobbe la rinascita di una coscienza nazionale con il formarsi di una borghesia come classe dirigente strettamente lituana.

Dalla Prima guerra mondiale all’epoca sovietica

Nella Prima guerra mondiale la L. fu occupata dalle truppe tedesche (1915). Un consiglio riconosciuto dalle autorità di occupazione proclamò a Vilnius nel febbraio 1918 la ricostituzione dello Stato lituano, a forma monarchica, ma dopo la fine del conflitto fu proclamata la repubblica. Gli inizi del nuovo Stato videro l’occupazione bolscevica nel nord-est e furono travagliati dal contenzioso per Vilnius con la Polonia, con cui solo nel 1938 fu raggiunto un accordo, e dalla questione di Memel (od. Klaipėda), solo porto della L. e sede di una forte comunità tedesca, al cui possesso aspirava la Germania, che la tenne poi dal 1939 al 1945. In politica interna il paese, dopo un colpo di Stato nel 1926, ebbe uno sviluppo in senso autoritario. Nel 1939 la Germania riconobbe la L. zona d’influenza sovietica; incorporata all’URSS nel 1940, fu sottoposta a un regime brutale, con migliaia di arresti e deportazioni. Occupata poi dai Tedeschi nel 1941, subì l’annientamento della comunità ebraica; nell’autunno 1944 tornò a essere una delle repubbliche sovietiche.

L’indipendenza (1990) e gli anni 2000

Nel marzo 1990 il soviet supremo della L. proclamò unilateralmente l’indipendenza, aprendo un periodo di aspra e non incruenta conflittualità con l’URSS, che riconobbe infine l’indipendenza nel 1991. Poco dopo la L. divenne membro dell’ONU e di altri organismi internazionali. Finito il regime sovietico, dovette affrontare, oltre che una pesante situazione economica, una difficile transizione dell’assetto politico e istituzionale. Con una popolazione etnicamente piuttosto omogenea, non ebbe invece i problemi di cittadinanza delle altre due repubbliche baltiche che ospitavano consistenti minoranze russe. Le elezioni del 1992 furono vinte dal Partito democratico del lavoro di A. Brazauskas, di ascendenza comunista, il cui governo ottenne dalla Russia nel 1993 il totale ritiro delle truppe. Nel 1996 andò al potere una coalizione di centrodestra, guidata dal partito conservatore (erede del partito che aveva portato il paese all’indipendenza); divisa sulla politica delle privatizzazioni, la compagine fu sconfitta nelle elezioni del 2000 che segnarono l’affermazione della coalizione socialdemocratica. Il nuovo governo pose un freno alla politica liberista mantenendo però gli impegni presi in ambito internazionale per non compromettere gli ingressi del paese nella NATO e nell’Unione Europea, realizzati entrambi nel 2004. I socialdemocratici sono rimasti al governo fino al 2008, quando in seguito alle elezioni si è formato nuovamente un esecutivo di centrodestra guidato da A. Kubilius. Nel corso del quadriennio successivo le pesanti misure di austerità imposte dalla grave crisi economica che ha investito i Paesi europei hanno progressivamente eroso consensi alla coalizione conservatrice del premier, e al primo turno delle legislative tenutosi nell'ottobre 2012 si è imposto con il 25,5% delle preferenze il Partito democratico del lavoro di V. Uspaskič, che si è aggiudicato la maggioranza relativa dei voti, mentre il secondo turno ha visto l'affermazione del Partito socialdemocratico di  A. Butkevičius, che ha ottenuto 40 seggi dei 141 in palio in Parlamento, contro i 29 del Partito democratico del lavoro e i 33 del Partito conservatore. L'aggravarsi della crisi economica, congiuntamente a politiche sociali rigide che hanno penalizzato i lavoratori e costretto a emigrazioni di massa e ai numerosi scandali per corruzione che hanno coinvolto membri del governo, hanno però accresciuto il malcontento popolare, ciò che spiega la vittoria al primo turno delle elezioni politiche tenutesi nell'ottobre 2016 della nuova coalizione di centrosinistra Unione dei Verdi e dei contadini lituani (LPGU), che al primo turno ha ottenuto il 24,6% dei consensi, seguita dai conservatori (17,1%) e dai socialdemocratici (15,4%). Il risultato è stato ampiamente confermato dal secondo turno svoltosi nello stesso mese, con la netta affermazione del LPGU (21,7% dei consensi), e del Partito cristiano democratico (PPE, 21,5%), mentre il Partito socialdemocratico di Butkevičius ha ricevuto il 14,4% dei voti; nel dicembre successivo ha assunto la carica di premier S. Skvernelis.

Il primo turno delle presidenziali svoltesi nel maggio 2019 con una consistente affluenza alle urne ha registrato l'affermazione dell'economista G. Nausėda, che ha ottenuto oltre il 31% dei voti, seguito dalla conservatrice I. Šimonytė (25%) e dal premier Skvernelis; al secondo turno Nausėda è stato eletto presidente con oltre il 73% dei consensi, ed è subentrato a D. Grybauskaitė. Alle consultazioni legislative tenutesi nell'ottobre 2020 il PPE ha ottenuto 50 su 141 seggi, contro i 32 seggi aggiudicatisi dal LPGU del premier Skvernelis.

Nel giugno 2022, nel corso del conflitto bellico russo-ucraino, la L. ha deciso di impedire il transito via terra verso il suo territorio dell'exclave russa di Kalininigrad ad alcune tipologie di merci (metalli, tecnologia avanzata, carbone e materiali da costruzione) comprese nel pacchetto di sanzioni decise dall'Unione europea, ciò provocando la ferma condanna di Mosca.

Dal 1° luglio al 31 dicembre 2013 la L. ha assunto la presidenza dell'Unione Europea, primo Paese baltico a ricoprire questo ruolo. Dal 1° gennaio 2015 il Paese ha adottato l'euro come moneta nazionale.

Lingua

Il lituano è una lingua indoeuropea appartenente al gruppo baltico, all’interno del quale si differenzia per il suo carattere conservativo. I dialetti lituani si distinguono in due gruppi: alto-lituano e basso-lituano, chiamato anche gemaitico. Il primo gruppo appare più conservativo nel vocalismo (alto-lituano sėdė´ti «esser seduto», di fronte al basso-lituano siėdiėti, cfr. lat. sedere); il secondo nel consonantismo (conservazione dei nessi tj e dj palatalizzati in alto-lituano in č e ). I più antichi documenti risalgono al 16° secolo.

Letteratura

Dalle origini al 18° secolo

Fino alla Riforma fiorì in L., così come nella intera Baltia pagana (area culturale e linguistica baltica), una ricchissima letteratura popolare di tradizione millenaria, costituita di canzoni (daĩnos), canti funebri (raũdos), narrazioni e leggende (pãsakos), tramandati oralmente. I secoli di maggiore splendore, quelli del Granducato di L., furono poveri di una letteratura scritta; ciò si comprende tenendo a mente le vicende proprie della storia lituana e la sua macchinosa evangelizzazione (1385); la conversione fece filtrare per il tramite polacco alcuni elementi di cultura occidentale.

Circa due secoli più tardi, in piena Riforma, come altrove in Europa, anche in Livonia, Estonia e nello Stato lituano s’incominciò a predicare e a tradurre testi religiosi nelle lingue nazionali. I diffusori delle idee protestanti nel Granducato furono anche i primi autori-traduttori di inni religiosi in lituano; attivi presso l’Università albertina di Königsberg, dove trovarono riparo dalle persecuzioni, furono: S. Rapolionis (15°-16° sec.), A. Kulvietis, J. Zablockis, ma soprattutto M. Mažvydas (tutti 16° sec.), autore-redattore del Katekismo prasti žodžiai («Semplici parole del Catechismo», 1547), primo libro a stampa lituano. Il sostegno letterario alla Riforma coinvolse anche B. Vilentas, che tradusse dal tedesco l’Enchiridion (1579), e J. Bretkūnas, autore di una Postilla (1591) e di una traduzione della Bibbia (1579-90). La Controriforma non tardò a farsi sentire e partì dai territori del Granducato. In quest’epoca in cui i nobili, pur riconoscendosi nella cultura lituana, avrebbero voluto estendere a tutti l’uso del polacco mentre il popolo rimaneva fedele alla propria lingua, il vescovo M. Giedraitis suggerì al canonico M. Daukšà di stampare i suoi sermoni e un catechismo; Daukšà scrisse due prefazioni (in latino e in polacco) che sono fra i testi più importanti per la rinascita del lituano.

Perdurando il confronto fra protestanti e cattolici, si affinò intanto la coscienza linguistica e letteraria: il gesuita K. Sirvydas (16°-17° sec.) stampò a Vilnius un Dictionarium trium linguarum (polacco-lituano-latino), una grammatica e uno studio sui dialetti lituani; negli stessi anni, nel Ducato di Prussia, D. Kleinas (17° sec.) diede alle stampe un Compendium lituanicum-germanicum e una grammatica lituana. Il 18° sec. si caratterizzò per una più accentuata impronta tedesca e polacca nei territori lituani. Il trattato di P. Ruigỹs, scritto in tedesco e incentrato su una analisi della lingua lituana, della sua origine, essenza e qualità (1745), riscosse successo negli ambienti colti così come le prime raccolte di daĩnos, apprezzate da G.E. Lessing, J.G. von Herder e utilizzate da J.W. Goethe. Resta isolata la figura di K. Donelaitis, personalità poliedrica, che proprio nella fase di più dura soggezione politica del paese compose in esametri Metai («Le stagioni dell’anno»), capolavoro dell’intera letteratura lituana.

Dal 19° sec. all’indipendenza (1918)

Nel successivo periodo detto della spaudos draudimas («divieto di stampa»), decretato dalle autorità zariste (1864-1904), il vescovo Valančius, per boicottare l’imposizione dell’alfabeto cirillico, escogitò di far stampare libri lituani nella vicina Prussia e oltreoceano; libri, riviste e giornali vennero così introdotti in L. da circa 2000 knygnešiai («portalibri»), divenuti un tòpos letterario del Risorgimento lituano. Nel panorama culturale di questo periodo la prosa prevale sulla poesia. Si ricordano S. Daukantas con le sue opere Būdas senovės lietuvių... («Costumi degli antichi lituani...», 1845) e Istorija žemaitiška («Storia della Samogizia», 1893-97); M. Valančius, pedagogo e moralista, autore di opuscoli su temi educativi e agricoli. Si segnalano inoltre lo scrittore D. Poška e il poeta A. Strazdas; il pubblicista L. Ivinskis, il predicatore e novelliere A. Tatarė. Il passaggio al Romanticismo fu segnato dall’opera Anykščių šilelis («Il boschetto di Anykščiai», 1858-59) di A. Baranauskas, che celebrò a un tempo la bellezza della natura, il passato e le aspirazioni della sua patria. Autore di componimenti ispirati alle daĩnos fu invece A. Vienažindys. Si possono considerare appartenenti a una letteratura lituana ‘ideale’ anche autori di lingua polacca come A. Mickiewicz, C. Norwid e J.I. Kraszewski, cui si può ricondurre anche il poeta contemporaneo C. Miłosz. Intanto, nella Lituania Minore (Prussia orientale), soggetta all’influenza tedesca, si organizzava il movimento nazionale lituano intorno a Keleivis («Il viandante», 1879), il primo giornale nazionale, fondato da F. Kurschat. In seguito, si distinsero una tendenza patriottico-religiosa e liberale intorno alla rivista Aušrà («Aurora», 1883-86) e una tendenza positivista-realista, di sinistra, legata a Varpas («La Campana», 1889-1905). I seguaci della prima corrente erano guidati dal medico J. Basanavičius, esperto di folclore; fra i collaboratori della rivista Aušrà furono J. Maironis-Mačiulis, professore di teologia morale a Pietroburgo e a Kaunas, patriota, idealista e romantico di livello europeo, creatore della tradizione classica nella letteratura lituana. A capo della seconda corrente letteraria era invece il fondatore di Varpas, il pubblicista e traduttore V. Kudìrka, autore dell’inno nazionale lituano. Attorno a questo gruppo operarono: Žemaitė (pseudonimo della scrittrice J. Žymantienė, 1845-1921), che rappresentò il mondo rurale con forte realismo; G. Petkevičaitė (detta Bitė «l’ape») e P. Vaičaitis. Due grandi personalità furono estranee alle correnti: J. Tumas-Vaižgantas, autore del romanzo Pragiedruliai («Raggi di sole», 1918-29) sulle differenze etnografiche lituane, e Vydūnas (pseudonimo dello scrittore V. Storasta), autore di ampi interessi sconfinanti nel misticismo e nella teosofia indiana. Nel 1904 fu restituita la libertà di stampa e apparvero nuove riviste come Vilniaus Žinios («Notizie di Vilnius») fondata nel 1904 da P. Vileišis. Fra i nuovi nomi spiccano J. Biliūnas e A. Vienuolis, entrambi novellieri; fra i poeti: A. Herbačiauskas, M. Gustaitis, M. Vaitkus e L. Girà, che fu anche drammaturgo e critico letterario. In seguito agli importanti cambiamenti politici che si verificarono, mutò decisamente il clima culturale, con ripercussioni in campo letterario.

Dall’indipendenza all’epoca postsovietica

Gli scrittori della vecchia generazione continuarono a trattare i temi della tradizione nazionale; i giovani si preoccuparono invece di prendere contatto con la letteratura mondiale e di uscire dai limiti angusti in cui erano stati costretti a operare fino ad allora. Due decenni di vita indipendente servirono a orientare la letteratura lituana verso l’Europa: ci si rivolse in particolare alle letterature romanze e anglo-americana; centro propulsore dei fermenti culturali fu l’università ‘Vytautas il Grande’ di Kaunas (essendo la capitale Vilnius controllata dalle truppe polacche). L’ambasciatore lituano a Mosca J. Baltrušaitis fu noto poeta simbolista, che scrisse in russo e lituano; nell’ambasciata lituana di Parigi lavorava O.V. de L. Miłosz, poeta in lingua francese. In questo periodo apparvero le opere fondamentali di V. Mykolaitis-Putinas, lirico di tendenze pessimistiche e autore del romanzo Altorių šešėly («All’ombra degli altari», 1933), e di V. Krėvė Mickevičius, che seppe dar vita a un’originale sintesi di elementi realistici, misterici e leggendari. Altri autori furono: il poeta simbolista F. Kirša, B. Sruogà, poeta mistico panteista e autore di un famoso romanzo, Dievų miškas («Il bosco degli dei», 1957) ambientato nel campo di concentramento tedesco di Stutthof. K. Binkis fu l’animatore del gruppo futurista dei cosiddetti Quattroventisti; un’altra corrente letteraria fu Trečias frontas («Il terzo fronte»), di tendenza comunista, di cui il principale esponente fu K. Boruta, autore dei romanzi Baltaragio malūnas («Il mulino di Baltaragis», 1945), Mediniai stebuklai («I miracoli di legno», 1938). Dopo gli anni 1930 assunsero più netta fisionomia molti altri autori che di lì a poco continuarono la loro opera nell’emigrazione: B. Brazdžionis, ricco di accenti biblici e profetici; A. Miškinis, cantore di temi nazionali e rurali riproposti sotto forma di moderne daĩnos popolari; J. Aistis (pseudonimo dello scrittore J. Kossu-Aleksandravičius). Inoltre: K. Inčiūra, autore di prosa e di teatro, V. Sirijos Gira e soprattutto S. Nėris, portavoce della nuova lirica femminile; su temi sociali si concentrarono di preferenza P. Cvirka e A. Venclova, accomunati dall’ideologia comunista.

Intanto, con i primi anni 1940 la situazione era precipitata e per molti intellettuali iniziò un periodo di esilio volontario, ma nei campi profughi non cessò l’attività letteraria grazie a piccole case editrici come Tėvynė («Patria»). Emblematica di questo periodo fu la corrente dei poeti ‘terrestri’ (V. Mačernis, A. Nyka-Niliūnas, K. Bradūnas, H. Nagys, J. Kėkštas) che inaugurò negli anni 1920 e 1930 la linea esistenzialista della poesia lituana moderna. Originali autori nell’emigrazione sono stati i poeti S. Santvaras e L. Sutema, A. Škėma, autore del romanzo Balta drobulė («La cappa bianca», 1958). Fra quelli rifugiatisi in Francia si ricordano J. Baltrušaitis iunior, figlio del poeta, originale storico dell’arte, e il famoso semiologo e studioso di mitologia baltica A.J. Greimas; in Germania operò per decenni il filosofo e teologo A. Maceinà. Intanto nella L. sovietica si assistette a un radicale cambiamento degli orientamenti letterari nel senso del ‘realismo socialista’. Riuscite opere narrative sono dovute a I. Simonaitytė, J. Paukštelis, ma spesso acquistarono fama autori fedeli agli assunti ždanoviani come A. Gudaitis-Guzevičius, J. Dovydaitis, l’accademico e saggista K. Korsakas. Nei primi anni 1960 riscosse successo di critica il poeta E. Mieželaitis per l’opera Žmogùs («Uomo», 1962), insignita del premio Lenin; nella narrativa hanno dato le cose migliori J. Baltušis e J. Marcinkevičius. Inoltre occorre menzionare R. Lankauskas, M. Sluckis, J. Mikelinskas, V. Petkevičius, J. Avyžius; la drammaturgia registra una trilogia di J. Marcinkevičius incentrata su soggetti storici. Negli anni 1980 la narrativa è stata prevalentemente lirico-psicologica, lirico-ironica, simbolico-allegorica; fra gli autori di tale genere si ricordano J. Aputis, R. Granauskas, B. Baltrušaitytė, S. Šaltenis, D. Mušinskas, B. Radzevičius, di cui resta l’incompiuto Priešaušrio vieškeliai («Le vie prima dell’alba», postumo, 1985). In ambito poetico si pongono in luce V. Bložė, J. Juškaitis e i più giovani J. Strielkūnas, S. Gedà, G. Patackas, K. Platelis; poeta è anche M. Martinaitis, nella cui opera sono frequenti i richiami al folclore. Dal 1977 è stato attivo nell’emigrazione americana il poeta, saggista e traduttore T. Venclova.

Arte e architettura

Tra il 12° e il 13° sec. la L. pagana subì l’influsso della cultura russo-bizantina. Castelli-fortezze a pianta poligonale furono costruiti dal 13° sec. (senza torri) al 14°-15° (con due o più torri) come difesa dai crociati e dai barbari. Con il cattolicesimo furono poi introdotti modi gotici nella costruzione delle chiese che pure mantennero caratteristiche locali (S. Anna a Vilnius, chiesa in «gotico lituano», 16° sec.). Elementi gotici si ritrovano anche in edifici privati e pubblici del 15°-16° secolo. L’architettura, la miniatura e l’incisione nel 16° sec. furono fortemente influenzate dal Rinascimento italiano, tedesco e dei Paesi Bassi. Tra le varie costruzioni barocche spicca la chiesa del monastero di Pažáislis (presso Kaunas), costruita dagli italiani L. Fredo e P. Puttini all’inizio del 18° sec., con affreschi dell’italiano Del Bene, primi esemplari pittorici di qualche rilievo (gli affreschi che ornavano le chiese ortodosse sono tutti andati perduti). L’architettura neoclassica (J.B. Knackfuss, L. Stuoka Gucevičius) dominò fino al primo quarto del 19° secolo. Pittura e scultura neoclassica ebbero il loro centro nella Scuola artistica di Vilnius con lo scultore K. Jelskis e il pittore P. Smuglevičius.

Nella seconda metà del 19° sec., accanto all’eclettismo architettonico, pittura e scultura si svolsero in senso romantico e realistico. Dal 1907 furono organizzate dall’Associazione artistica lituana mostre di arte nazionale (pittore significativo fu M.K. Čiurlionis). Dopo la Prima guerra mondiale il costruttivismo architettonico ebbe validi rappresentanti in V. Dubeneckis e V. Žemkalnis-Landsbergis, mentre la pittura continuava a seguire l’indirizzo realistico (scuola artistica di Kaunas, con J. Vienožinskis). Da ricordare poi il notevole sviluppo dell’arte popolare: croci di legno di tipo tutto particolare, cappelle votive, tessuti, ricami.

Dopo la Seconda guerra mondiale un’intensa attività urbanistico-architettonica si è applicata in nuovi piani regolatori (Vilnius: arch. V. Mikučianis e K. Bučas; Klaipėda: arch. V.S. Revzin), in nuovi quartieri industriali, con case di abitazione di tipo intensivo, realizzati con largo impiego di elementi prefabbricati. L’architettura lituana del 20°-21° sec. è caratterizzata dall’attività di studi quali Paleko ARCH Studio o Vilnius Architectural Studio. Dagli anni 1950 molti artisti lituani si erano trasferiti negli Stati Uniti e in Europa; negli anni 1960 e 1970 erano emersi artisti formatisi all’estero, come il pittore K. Zapkus o lo scultore A. Brazdys, astrattisti. In relazione con le esperienze occidentali, si richiamano all’eredità culturale del paese i pittori A. Savickas e V. Kisarauskas e gli scultori T.K. Valaitis e V. Vildžiunas; nell’ambito dell’astrattismo opera K. Zimblytė, suggestioni simboliste informano la pittura di L. Katinas. Negli anni 1980 si assiste a uno sviluppo della scultura (G. Karalius, S. Kuzma, P. Mazuras, M. Navakas, V. Urbanavičius, K. Jaroševaitė). Negli anni 1990 le giovani generazioni di artisti prediligono forme espressive diverse, come arte oggettuale, installazioni, video, performances e azioni (gruppi Foglia verde; Post-Ars, costituito da artisti come lo scultore R. Antinis e il pittore A. Andriuškevičius; Z. Kempinas; D. Liškevičius). Si ricordano ancora M. Navakas (sculture di matrice concettuale e monumentali sculture-oggetto in spazi pubblici); E. Rakauskaite (videoinstallazioni con interesse per l’arte femminile contemporanea); D. Narkevičius (film e video su temi storico-politici).

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