Limbo

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Nella concezione teologica cattolica, il luogo e lo stato riservati dopo la vita a coloro che sono morti con il debito del solo peccato originale. Il termine (letteralmente «orlo») cominciò a essere usato dai primi commentatori di Pietro Lombardo (12° sec.), ma già in precedenza la questione delle anime morte senza battesimo era stata oggetto di riflessione. La dottrina del l. si elabora poi parallelamente allo sviluppo di un’escatologia individuale e si chiarifica nel 13° sec.: il l. viene allora inteso come luogo in cui le anime godono di beni naturali senza fruire però della visione beatifica. In una parte del l. (limbus patrum o sinus Abrahae) sarebbero i santi patriarchi e profeti di Israele vissuti prima dell’avvento del Cristo il quale, scendendo nel l. dopo la sua morte in croce, li avrebbe liberati portandoli nel paradiso; nel limbus puerorum sarebbero invece le anime dei bambini morti prima del battesimo con il solo peccato originale.

Del l. non ci fu una definizione magisteriale della Chiesa fino al 1904, quando nel Catechismo di papa Pio X fu esplicitato che il l. esiste «proprio per quei bambini che non meritano il paradiso ma neppure l’inferno o il purgatorio». Nel Catechismo varato nel 1992 da Giovanni Paolo II, però, si afferma che «la tenerezza di Gesù verso i bambini [...] ci consente di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo». Nel 2007, un documento della Commissione teologica internazionale approvato da Benedetto XVI ha respinto il tradizionale concetto di un luogo dove i bimbi non battezzati vivono per l’eternità senza comunione con Dio, in quanto riflette una «visione eccessivamente restrittiva della salvezza».

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