LIANGZHU

Enciclopedia dell' Arte Antica (1995)

LIANGZHU

F. Salviati

Sito tardo-neolitico cinese (Hangzhou, provincia del Zhejiang) che ha dato il nome alla cultura materiale diffusa nelle regioni orientali della Cina, specialmente in prossimità del delta del Fiume Azzurro, fiorito tra il 3300 e il 2200 a.C., conosciuto soprattutto per gli oggetti in giada (v.), molti dei quali di probabile uso rituale, che caratterizzano la maggior parte della sua produzione artistica.

In quella che è nota come l'area culturale del lago Tai, il più vasto degli specchi d'acqua che segnano la regione, la lavorazione della giada data dalla cultura Majiabang (c.a 5000-3900 a.C.), alla quale risalgono piccoli ornamenti per la persona, quali rudimentali pendenti a forma di mezzaluna, bracciali e orecchini. Giade di questo tipo ricorrono anche nella successiva cultura Songze (c.a 3800-2900 a.C.), ed è solo con L. che la tipologia si amplia e gli oggetti cominciano a essere decorati.

A fianco degli ornamenti accennati, si assiste all'introduzione di oggetti non funzionali e di probabile valore cerimoniale e religioso, anche se sulla religione di questa antica cultura nulla è dato sapere con certezza. Tra le forme di maggior rilievo fanno la loro comparsa i c.d. bi e cong, oggetti che in testi della più tarda dinastia dei Zhou Occidentali saranno rispettivamente associati ai culti del cielo e della terra. Il bi è un disco rotondo, di grandezza e diametro variabile, con un foro circolare al centro e nella maggior parte dei casi dalla superficie liscia e priva di decorazioni. Lo cong ha invece l'aspetto, grosso modo, di un parallelepipedo attraversato per tutta la sua lunghezza da un foro circolare; a differenza del bi, è sempre decorato con due varianti di un medesimo motivo - che possono o meno ricorrere insieme su uno stesso oggetto - una sorta di «volto» dai tratti umani o animali, intagliato entro regolari registri posti agli angoli dello cong. Questo tipo di decorazione, caratterizzante la gran parte del repertorio iconografico della cultura L., è anche quello che si riscontra sulla maggior parte degli altri oggetti in giada, tra i quali figurano insegne rituali a forma di tridente, asce yue, ornamenti rituali dal profilo definito «a copricapo».

La trattazione stilistica dei due volti può variare sensibilmente, anche se la loro disposizione - quando essi ricorrono insieme su uno stesso oggetto - è la stessa: il volto dalle fattezze umane sovrapposto a quello animale. Nella versione più semplice i due motivi sono caratterizzati dagli occhi che, trattati diversamente, rivelano la natura umana o animale, mentre una piccola barra rettangolare sta per il naso e un'altra per la bocca. Nella versione più complessa del motivo - come visibile negli oggetti in giada rinvenuti nelle sepolture dei due cimiteri di Fanshan e Yaoshan, nelle vicinanze del sito di L. a ima quindicina di chilometri dalla città di Hangzhou - al volto dalle fattezze animali sono aggiunti gli arti anteriori con artigli ungolati, mentre la figura soprastante dai caratteri umanoidi si arricchisce delle braccia e di un largo copricapo, apparentemente formato da piume. Nel suo insieme, questa peculiare iconografia è stata considerata da alcuni autori, quali Li Xueqin, come uno dei più stretti antecedenti del taotie di epoca Shang, anche se i contatti tra le due aree e culture sono, al momento, tutt'altro che chiari.

Una serie di piccoli pendenti in giada lavorati in forme di animali come pesci, tartarughe e uccelli, arricchisce il repertorio iconografico Liangzhu. In particolare il motivo degli uccelli sembra aver avuto una posizione di rilievo nell'arte di questa cultura. Oltre a figurare su un ristretto numero di oggetti in giada - i più famosi dei quali sono tre dischi bi conservati presso la Freer Gallery di Washington - lo si riscontra anche su un gruppo di recipienti in ceramica venuti alla luce soprattutto in siti nei dintorni di Shanghai, quali quello di Fuquanshan. Su questi oggetti gli uccelli vengono solitamente raffigurati di profilo o, con formula assai stilizzata, frontalmente e nell'atto di volare.

Oltre che dall'industria della giada, il sofisticato livello tecnologico raggiunto da L. è anche testimoniato dalla produzione ceramica. I recipienti, a prevalente impasto sabbioso grigio, sono lavorati al tornio in forme eleganti e complesse, come coppe dou, tripodi ding, anfore, brocche e bacini, dalla superficie nera e polita. È attestato l'uso della lacca, che veniva solitamente impiegata per ricoprire la superficie dei sarcofagi delle sepolture più importanti. L. è inoltre importante in quanto è la prima cultura tardo-neolitica presso la quale sia attestata la lavorazione della seta, come dimostrano alcuni frammenti rinvenuti nei siti di Caoxieshan e Qianshanyang.

Bibl.: Liangzhu wenhua yuqi («Oggetti in giada della cultura Liangzhu»), Hongkong 1990; Huang Xuanpei, Gems of the Liangzhu Culture from the Shanghai Museum (cat.), Hongkong 1991; Li Xueqin, The Liangzhu Culture and the Shang Dynasty Taotie Motif, in The Problem of Meaning in Early Chinese Ritual Bronzes (15th Percival David Foundation Colloquy), Londra 1992, pp. 59-69; F. Salviati, Il materiale in giada della cultura Liangzhu allo stato attuale delle conoscenze: osservazioni, in RivStOr, LXVI, 1992, 1-2, pp. 145-169.