LETTONIA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

LETTONIA (XX, p. 988; App. I, p. 788)

Elio MIGLIORINI
Pietro MARAVIGNA

Il 4 agosto 1940, la Lettonia è venuta a far parte, come quindicesima repubblica federata, dell'Unione Sovietica, mentre era ancora in corso il processo della trasformazione economica del paese per adattarsi alla nuova condizione di indipendenza. Processo che, iniziatosi nel 1918, aveva profondamente inciso nella vita del paese.

Nel gennaio 1945 una parte del distretto di Jaunlatgale (1160 kmq. e 30.000 ab.) è passata al RSFSR. A seguito di ciò la Lettonia si estende ora su 64.630 kmq. e la sua popolazione era valutata nel 1945 a 1.765.320 ab., in diminuzione rispetto al 1940 (1.950.000 ab.), oltre che per le perdite subìte durante la guerra, per la partenza della minoranza tedesca (novembre 1939), rimpatriata nel Reich, e per l'allontanamento forzato di circa 90.000 Lettoni, trasferiti dall'URSS negli Urali e nel Caucaso. Per l'Unione Sovietica la Lettonia ha un'importanza politico-strategica, piuttosto che economica. Una riforma agraria radicale ha portato alla collettivizzazione delle terre, annullando le riforme agrarie borghesi che avevano diviso i latifondi in piccole proprietà; inoltre è stata disposta la nazionalizzazione delle industrie e delle banche.

Storia. - Dopo la firma del patto tedesco-sovietico di Mosca (23 agosto 1939), con il quale tutta la zona intermedia tra Russia e Germania era divisa in zone d'influenza tra le due parti contraenti, il Governo lettone tentò di uscire dalla morsa dichiarando la sua neutralità (1° settembre 1939), ma un mese dopo (5 ottobre 1939) era costretto a firmare a Mosca un patto di mutua assistenza e a concedere all'URSS le basi militari di Ventspils e di Liepāja che vennero subito occupate dall'esercito rosso. Nonostante le promesse formali del trattato, il 16 giugno 1940, dopo il crollo della Francia e l'isolamento dell'Inghilterra, l'URSS presentò al Governo lettone un ultimatum, reso più efficace dall'ammassamento di soverchianti forze autoblindate ed aeree: e, prima ancora che scadesse, il commissario sovietico A. Višinskij occupò il paese, instaurando un governo filocomunista che indisse le elezioni per il 15 luglio. Il nuovo parlamento chiese di far parte, come decimosesta repubblica, dell'URSS. In questa situazione la Lettonia fu colta dall'attacco tedesco all'URSS. Cominciò così la fase tedesca dell'occupazione della Lettonia, che va dal 1941 al 1945. Il paese entrò a far parte (17 novembre 1941) del Reichskommissariat Ostland che comprendeva Estonia, Lettonia, Lituania e Russia Bianca; il 10 febbraio 1943, contro la Convenzione dell'Aia (1907), venne ordinata la mobilitazione generale del paese e migliaia di operai lettoni furono deportati in Germania. La durezza del regime di occupazione portò alla rivolta delle truppe lettoni nella Curlandia occidentale, rivolta guidata dal generale Cúrelis e detta perciò dei Cureliani.

Con il luglio 1945 la Lettonia ritorna a far parte dell'URSS, ciò che provoca l'emigrazione di numerosi Lettoni all'estero soprattutto in Germania e in Austria. Un piccolo gruppo è giunto anche in Italia. Da questi paesi i profughi lettoni cercano di emigrare oltremare: in Inghilterra si trova un forte nucleo di operai agricoli e industriali.

La Lettonia è tuttora riconosciuta, come stato indipendente, dagli Stati Uniti d'America e inoltre da taluni stati dell'America Meridionale. Anche l'Inghilterra, del resto, mantiene la Legazione di Lettonia a Londra, avendo riconosciuto l'occupazione del paese solamente de facto e non già de iure.

Operazioni militari durante la seconda Guerra mondiale. - La Lettonia divenne teatro di operazioni belliche, insieme alla Lituania a sud ed all'Estonia a nord, fin dall'inizio delle ostilità tra URSS e Germania. Attraverso i Paesi baltici operò il gruppo di armate tedesche del gen. von Leeb che, radunatosi nella Prussia orientale, ebbe per obiettivo Leningrado e la costa del golfo di Finlandia. Dalla Lettonia, infine, doveva svilupparsi la cooperazione strategica con il gruppo di armate del centro che puntava su Mosca; cooperazione che avrebbe impegnata l'ala destra del gruppo Leeb dal settore del lago Il′men′ e del Valdaj. Contrapposte al von Leeb erano una ventina di divisioni agli ordini del maresc. Timošenko.

La sorpresa, che caratterizzò l'inizio delle operazioni tedesche, ridusse la capacità di resistenza dei Sovietici; sì che l'avanzata del von Leeb fu rapida e decisiva. L'armata corazzata Höpner, che precedeva le altre armate, dopo avere rapidamente attraversata la Lituania ed occupata Kovno (Kaunas), il 27 giugno 1941 si impossessava del porto di Liepāja. Raggiunta la Dvina, il 4 luglio le truppe tedesche entrarono a Jelgava e Riga, forzarono il fiume e, aprendosi a ventaglio, si avanzarono: a nord, verso la frontiera dell'Estonia e ad est verso quella russa, puntando su Pskov ed Ostrov. L'avviluppamento dell'11a armata sovietica, che manovrava in ritirata verso Cholm, fu tentato dall'ala destra del von Leeb, ma senza riuscire integralmente.

La grande controffensiva sovietica dell'estate 1944 riportava nei Paesi baltici la lotta nella sua fase più violenta. Il 19 luglio la frontiera orientale della Lettonia veniva oltrepassata dal terzo fronte prebaltico: il 27 venivano occupate Rēzekne e Daugavpils con obiettivo Riga. Il secondo fronte prebaltico da Ostrov, per l'alta Lettonia, doveva concorrere con azione convergente. La manovra non si svolse con quella rapidità che i Sovietici speravano per la tenace resistenza dei Tedeschi ai quali era di grande utilità, specialmente dopo la perdita dei porti estoni, mantenere il possesso di Riga. Soltanto il 24 settembre furono occupate Smiltene e Valmiera dal secondo fronte procedente da nord, e Jelgava dal terzo fronte. La caduta di questa città e della vicina Dobele aprì ai Sovietici la strada alla costa di Liepāja e di Palanga, che fu raggiunta alla fine di ottobre. Fu così determinata la separazione delle truppe tedesche in due tronconi dei quali quello settentrionale, tagliato fuori dalla Prussia orientale, venne distrutto o catturato. Riga capitolava il 15 ottobre.

Bibl.: A. Schwabe, The Story of Latvia and her Neighbours, Edimburgo 1947; Latvjias Vēsture (Storia della Lettonia, in lettone), Stoccolma 1948.

Letteratura (p. 997).

Il decennio 1930-40 registra un fecondo e felice sviluppo della letteratura lettone, dovuto in parte, per ciò che riguarda la formazione dei giovani, alla rivista letteraria Daugava, redatta da Jānis Grīns. Tra gli scrittori in prosa, cresciuti prima della guerra, si distingue Kārlis Zariṇš per la potente invenzione realistica, la composizione equilibrata e lo stile sobrio dei suoi racconti. Dopo i cambiamenti interni nella struttura statale della Lettonia, cioè dopo il 1934, abbondano, nella narrativa, descrizioni della vita rurale, senza perb che nessuna di esse raggiunga il livello di Straumēni di E. Virza, ormai tradotti in parecchie lingue. Rigoglioso è anche il regionalismo nel quale emergono Jānis Jaun-Sudrabinā e Jānis Veselis, gli scrittori della Latgalia Jānis Klidzejs e Alberts Sprūdžs e il poeta della terra, una volta dei Livi, Frićis Dziesma.

Carattere più cosmopolita dimostrano le opere dei due scrittori della giovane generazione Eriks Adamsons e Anšlāvs Eglītis. Al loro gruppo appartiene anche Mirdza Bendrupe (Le burrasche di Dio), mentre Iona Leimane (L'erede dei licantropi, La tribù della madre) cerca di infondere vita nuova alle ricchezze semantiche dell'antica lingua lettone.

A differenza del carattere filosofico-mitologico delle opere drammatiche del Rainis (di cui alcune sono tradotte in diverse lingue), i drammaturghi più recenti danno maggiore cura al lato formale delle loro composizioni: così Mārtinš Ziverts, abile e originale anche come commediografo.

Più varia e più ricca è l'arte dei poeti. Fra essi eccelle, per originalità di versificazione e forza espressiva, Jānis Medeniś (nato nel 1903), seguito dappresso da Vilis Cedriṇš (1914-46). Nel genere patriottico si è affermato Andrejs Eglītis (nato nel 1912), specie con la sua ultima raccolta di poesie Sullo scudo. Fra le poetesse di questa generazione meritano rilievo Zinaida Lazda (nata nel 1902) e Veronika Strēlerte.

Le vicende politiche degli ultimi anni ebbero una notevole influenza sulla letteratura lettone. La Rivista mensile lettone riuscì a riunire intorno a sé parecchi letterati durante l'occupazione tedesca (1941-45). Successivamente essi si divisero in due gruppi: quelli rimasti in patria (Andrejs Upītis, Jānis Sudrabkalns, Aleksander Čaks) e quelli emigrati, di cui la maggior parte si trova riunita in Germania e in Svezia, raggruppata, ad onta delle gravi difficoltà materiali, intorno a proprie riviste letterarie. I più promettenti fra i prosatori e i poeti dell'ultima generazione sono Anna Dagda, Ingrīda Viksna, Lija Kronberga, Dzintars Sodums; fra i critici e storici della letteratura J. Rudzītiś, A. Johansons, A. Bičolīs, A. Plaudis, O. Sprogere; fra i saggisti Zenta Mauriṇa.

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