LENDINARA

Enciclopedia Italiana (1933)

LENDINARA

Elio MIGLIORINI
Ferdinando FORLATI
Giuseppe MARCHIORI

(A. T., 24-25-26).- Cittadina della provincia di Rovigo, posta sulla sinistra dell'Adigetto, a 18 km. da Rovigo, importante per le sue industrie (zuccherificio, fabbriche di concimi, iutificio, canapificio, fabbriche di mobili: 800 operai). Si è sviluppata soprattutto dopo l'apertura della ferrovia Rovigo-Legnago (1876); di quell'epoca è la ricostruzione del ponte sull'Adigetto e la sistemazione degli argini. Centro attuale è la Piazza Vittorio Emanuele. Il comune, dopo l'aggregazione di Ramo di Palo (giugno 1927), ha una superficie di 55,28 kmq. Gli abitanti, che erano 6893 nel 1871, 7418 nel 1901 e 9638 nel 1921, sono ora (1931) 14.706, di cui circa 4000 a Lendinara paese. La biblioteca comunale è ricca d'incunabuli e di edizioni rare.

Monumenti. - Lungo la riviera di S. Biagio si notano il palazzo Malmignati (sec. XVIII) e la chiesa di S. Biagio (sec. XIX) con portale del Rinascimento (1532), nel borgo la chiesetta di S. Rocco, pittoresca opera del sec. XVII, ora dedicata ai caduti, alcune case con un bel fregio in cotto e il palazzo Boldrin-Marchiori con un altro fregio attribuito allo Zelotti. Nella Piazza Vittorio Emanuele domina un torrione quadrato, avanzo del castello estense. Il duomo (fine del sec. XVIII), con altissimo campanile, ha affreschi di Giorgio Anselmi. Infine vanno ricordati il santuario della Madonna del Pilastrello (1577-1581), che il bolognese Flaminio Minozzi decorò alla fine del'700, con un ricco altare di Giovanni Merchiori (1745), e la cappella del Bagno, del sec. XVI, in gran parte rifatta. Nel Palazzo comunale si conserva un banco ligneo, dal Fiocco attribuito a Lorenzo Canozzi da Lendinara, di cui è anche un bassorilievo, La Madonna col Bimbo, sul fianco destro dello stesso palazzo.

Storia. - Le prime memorie storiche di Lendinara risalgono all'870 e sono collegate alla famiglia veronese dei Cattaneo, che, in quell'anno, vi stabilirono la loro dimora. Signori fino al 1275, i Cattaneo dovettero poi cedere il dominio del feudo ai Carraresi e agli Estensi. Dopo varie lotte e vicende, Ercole d'Este, col trattato del 7 aprile 1484, cedette alla Repubblica veneta Rovigo, Lendinara e Badia. Nel 1797 Lendinara fu aggregata alla Repubblica cisalpina, nel 1798 occupata dagli Austriaci e nel 1801 dai Francesi; dalla caduta del Regno italico (1815) fino al 5 luglio 1866 fece parte del Regno lombardo-veneto.

Bibl.: A. Nicolio, Historia dell'origine ed antichità di Rovigo, Verona 1582; T. Cattaneo, Epitome Cattanea, Bolonga 1701; G. G. Bronziero, Historia dell'origine e condizione dei luoghi princ. del Polesine, Venezia 1748; P. Brandolese, Del genio del Lend. per la pittura, Padova 1795; M. A. Sabellico, Rerum Venetarum ab urbe condita, Venezia 1847; M. Sanuto, Itinerario per la terraferma veneziana, Padova 184; M. Caffi, Dei Canozzi e Genesini ecc., Lendirana 1878; A. Catti, Il tempio della Beata Vergine detta del pilastrello di Lendinara, Venezia 1830; Elenco degli edifici monumentali, XXII (provincia di Rovigo), Roma 1915; A. Cappellini, Memorie paesane, Sancasciano 1927; id., La basilica mariana di Lendinara, 1927; G. Fiocco, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIII, Lipsia 1929 (con bibl.); id., XI, Lipsia 1915; G. Fiocco, L'arte ferrarese nel Polesine, in Cronache d'arte, II (1925) e III (1926); G. Marchiori, Note storiche sulle nuove denom. delle vie di Lendinara, Lendinara 1931.