Lecce

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Comune della Puglia (241 km2 con 93.865 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. È situata nel punto più elevato della soglia interposta fra le Murge e le Serre Salentine, quasi al centro del Salento. Ha pianta pressoché trapezoidale, con vie strette e tortuose nel nucleo urbano antico, più larghe e diritte nei nuovi quartieri sorti fuori della cerchia delle mura, lungo le quali gira un viale di circonvallazione su cui si aprono le porte di San Biagio a SE, di Rusce a O e di Napoli a NO. L’espansione edilizia è avvenuta soprattutto verso N, ma anche verso E, dove un sobborgo si protende verso la spiaggia di L., San Cataldo, in un’area da tempo bonificata. Centro commerciale di prodotti agricoli locali (tabacco, uva, olive, ortaggi). Sotto il profilo economico, la città ha registrato un crescente potenziamento del terziario (soprattutto finanziario-creditizio, commerciale e culturale), che ha visto crescere la quota di occupati. L’industria ha registrato una certa diversificazione dai tradizionali settori alimentari, con la localizzazione di impianti manifatturieri (tra cui uno stabilimento della FIAT) nell’agglomerato industriale di Surbo.

Disputata per secoli tra Bizantini, Longobardi e Arabi, dalla morte di Ottone II (983) rimase in possesso dei Bizantini che ne fecero un centro notevole di vita culturale e religiosa greca (le prime sicure testimonianze sulla diocesi di L. risalgono alla metà del 6° sec.); conquistata dai Normanni, fu da essi eretta in contea nella seconda metà dell’11° secolo. Federico II la donò a Manfredi; sotto gli Angioini divenne feudo dei Brienne e il duca di Atene la circondò di mura; passò nel 1353 agli Enghien e da questi agli Orsini - Del Balzo. Il 15° sec. vide il massimo fiorire economico della città, convegno di mercanti fiorentini, veneziani, genovesi, greci e albanesi; verso la metà del 16° sec. L. fu trasformata in fortezza dagli Spagnoli, che vi furono tuttavia sopraffatti dalla rivoluzione popolare del 1647. Nel 1848 i liberali di L. costituirono un governo provvisorio e sottoscrissero il memorandum delle province confederate del 12 giugno, subendo con il ritorno della reazione numerose condanne.

La città deve il suo aspetto caratteristico alle numerose costruzioni barocche, di uno stile particolare e pittoresco, in pietra leccese, un calcare miocenico, biancastro o giallognolo, di grana fine, tenera al taglio e di facile lavorazione, che abbonda nella Penisola Salentina. I monumenti principali sono il duomo, ricostruito da G. Zimbalo (1659-70), la basilica di S. Croce (G. Riccardi, F.A. Zimbalo e C. Penna, 1549-1695), il palazzo del Governo (1659-95), il seminario (G. Cino, 1694-1709), il Palazzo Vescovile (1420-28, rifatto 1632). Il centro della città è costituito dalla piazza S. Oronzo, dove si trovano la chiesa di S. Maria delle Grazie (16° sec.), il palazzo del Seggio o Sedile (1592), l’ex chiesa di S. Marco (1543); vi sorge una colonna romana sormontata da una statua di S. Oronzo. Appena fuori dalla città, la chiesa dei SS. Niccolò e Cataldo è di stile romanico-normanno, con elementi moreschi. Altri monumenti: le chiese di S. Matteo (1667), del Rosario (1691), di S. Chiara (1687) e quella del Gesù (1575, trasformata nel 1745). Nel Museo Castromediano, raccolte archeologiche. Resti del teatro e dell’anfiteatro romano (1°-2° sec. d.C.).

Nel 2014 la città è stata designata Capitale italiana della cultura per il 2015, insieme a Cagliari, Perugia, Ravenna e Siena.

Provincia di L. (2799 km2 con 782.165 ab. nel 2020). Divisa in 96 comuni, è costituita dalla parte meridionale della Penisola Salentina al di là della strozzatura detta istmo salentino; ha il caratteristico aspetto dei terrazzi collinosi a paesaggio carsico, con depressioni longitudinali e basse elevazioni (Serre), che solo in un punto (Serra dei Cianci) superano i 200 metri. Nella zona di Otranto la costa è rocciosa e alta, rappresentando il limite della piattaforma calcarea, mentre nel resto della penisola le coste sono basse e acquitrinose. Il clima, tipicamente mediterraneo, è mite, con scarse precipitazioni estive: in molti luoghi la media annua non raggiunge i 500 mm.

L’agricoltura, al cui sviluppo si oppongono la povertà del suolo, la scarsità di acque piovane e irrigue, l’eccessivo frazionamento delle proprietà e la lontananza dai grandi mercati di consumo, è la principale risorsa economica della provincia: si coltivano vite, olivo, tabacco, cereali, ortaggi e frutta. L’industrializzazione, non sufficientemente organica, conta impianti meccanici (Surbo), alimentari, tessili e per la lavorazione del tabacco, dei materiali da costruzione e del legno. Molto importante il turismo balneare lungo la costa: molti centri sono diventati nota meta estiva. Il traffico marittimo è notevole nei due porti di Otranto e Gallipoli.

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