La scienza in Cina: dai Qin-Han ai Tang. Uno sguardo sul mondo naturale

Storia della Scienza (2001)

La scienza in Cina: dai Qin-Han ai Tang. Uno sguardo sul mondo naturale

Georges Métailié

Uno sguardo sul mondo naturale

La Cina antica non ha lasciato testi o trattati dedicati esclusivamente a piante o ad animali ‒ quale, per esempio, le Ricerche sulle piante di Teofrasto ‒, a eccezione di un'unica monografia sui bambù compilata nel V sec. d.C. Tuttavia, attraverso l'analisi di alcune opere, è possibile capire in che modo gli antichi Cinesi osservassero e considerassero la flora e la fauna; i testi più importanti, per la ricchezza delle notizie che contengono, sono i bencao, dedicati principalmente alle sostanze medicinali. Altri testi utili a questo tipo di analisi, e preziose fonti d'informazione sul mondo naturale, sono due opere di carattere lessicografico: l'Avvicinamento a ciò che è corretto (Erya, noto anche come Lessico letterario) e la Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri (Shuowen jiezi). A queste si aggiungono diverse descrizioni di giardini, una summa di economia rurale, le Tecniche essenziali per il popolo (Qimin yaoshu), alcune note di letterati su piante e animali e un'enciclopedia portata a termine durante la dinastia Tang, Arti e lettere classificate per categorie (Yiwen leiju). Nella tradizione confuciana era attribuita grande importanza alle parole e alla correttezza del loro significato; pertanto la parola ‒ cioè l'insieme di caratteri ‒ che indica una pianta o un animale era spesso il primo attributo preso in considerazione nell'osservazione della Natura, come ci ricorda un'affermazione dello stesso Confucio, contenuta nei Dialoghi (Lunyu): meravigliandosi dei suoi discepoli che non studiavano il Classico delle odi (Shijing), il Maestro assicura che il suo contenuto, fra le altre cose, accrescerebbe "la loro conoscenza dei nomi delle piante e degli animali".

L'importanza delle opere dedicate a prodotti naturali utilizzati a fini terapeutici, dietetici, alimentari e tecnici, composte durante la lunga storia della Cina, non deve far dimenticare che piante, animali e minerali avevano altre funzioni, non esclusivamente economiche. Fino al XIII sec., per esempio, una grande attenzione fu rivolta al fenomeno degli innesti spontanei degli alberi, quando rami di alberi vicini, entrando in contatto, finivano per saldarsi gli uni agli altri; si riteneva che questi alberi unissero i loro 'principî strutturali' (mu lian li) e il fenomeno era interpretato come una manifestazione della virtù del governo, per cui andava segnalato immediatamente a corte per essere registrato negli annali.

La farmacopea

Il termine bencao con il quale si indicano, come già detto in precedenza, i testi contenenti descrizioni di sostanze medicinali (piante, animali e minerali) è attestato per la prima volta nel 31 a.C., all'inizio del regno dell'imperatore Cheng (32-7 a.C.) della dinastia Han; il termine è citato una seconda volta poco dopo, nella relazione di regno dell'imperatore Ping degli Han che regnò nei primi cinque anni dell'era cristiana. È solamente nel X sec., però, che Han Baosheng, funzionario e medico di fama, precisò che il termine si riferiva specificamente alle erbe (cao); anche se i medicamenti erano costituiti, infatti, da minerali, alberi o parti di animali, erano le erbe a rappresentare la parte essenziale dei prodotti medicinali. Analizzando le prime opere di farmacopea, andate però perdute per la maggior parte prima del X sec., si può comprendere quali fossero gli orientamenti con cui si osservavano le piante nell'antica Cina. Il contenuto di queste opere, quindi, è stato ricostruito a partire dalle citazioni contenute in opere posteriori, dando luogo a interpretazioni diverse, da parte degli storici, sulla natura dei testi, sulla loro datazione e sulla loro paternità.

Se i titoli dei testi di medicina dedicati in maniera specifica ai prodotti naturali e risalenti al periodo Han (206 a.C.-220 d.C.), e talvolta anche i presunti autori, sono menzionati nelle storie dinastiche degli Han e dei Sui (581-617), non si conosce, invece, né la data di redazione, né l'autore della più antica opera sulle sostanze medicinali, tuttora esistente, il Canone di farmacopea del Divino Agricoltore (Shennong bencao jing). L'associazione del nome dell'imperatore mitico a questo testo è senza dubbio dovuta al desiderio di ricollegare l'opera al sovrano che, secondo la tradizione, fu il primo a riconoscere le piante medicinali e alimentari e a distinguere le piante velenose da quelle inoffensive; diversi studi concordano però nel ritenere che questo trattato sia stato in realtà composto soltanto tra il II e il I sec. a.C. L'opera sembra essere scomparsa molto presto, ma il suo valore canonico ha reso possibile la conservazione del testo nel corso dei secoli; opere successive, infatti, dedicate alle sostanze medicinali hanno ripreso, sotto forma di citazioni, parte del testo originale, permettendo d'ipotizzare, a partire dall'inizio del XVII sec., diverse ricostruzioni. Si tratta della presentazione di prodotti naturali, minerali, vegetali e animali, utilizzabili a fini dietetici, preventivi o curativi. I 365 prodotti citati, di cui 252 d'origine vegetale, 67 animale e 46 minerale, sono classificati secondo tre gradi (sanpin), in base alla loro natura e al loro metodo d'azione.

Nell'introduzione dell'opera si precisa che un medicamento è sempre composto da più ingredienti e che la sua efficacia è il risultato della sinergia dei diversi componenti, la cui funzione è paragonata alle competenze dei governanti e dei loro collaboratori, secondo una concezione di organizzazione sociale e di gestione del potere tipica di quel periodo. Così, un medicamento deve includere sempre il principe jun, il ministro chen, l'assistente zuo e il messaggero shi: a volte un principe, due ministri, tre assistenti e cinque messaggeri, a volte un principe, tre ministri, e nove assistenti e messaggeri. Le 120 droghe di grado superiore corrispondono ai princìpi; perciò non sono tossiche e non possono fare male neppure se assunte in quantità massiccia e per un lungo periodo; la loro funzione, associata al cielo, è quella di mantenere l'essenza stessa della vita e dunque di conferire se non l'immortalità almeno la longevità. Le 120 droghe di grado intermedio, che agiscono in quanto ministri, possono essere tossiche a seconda della dose e devono quindi essere utilizzate nella giusta misura; la loro funzione è quella di nutrire la vita in quanto fenomeno umano; sono usate, quindi, per curare la malattia e recuperare la salute. Al grado inferiore appartengono 125 droghe, la cui violenza è analoga a quella degli emissari del governo inviati nelle diverse regioni. A causa della loro tossicità, il loro uso deve essere tenuto sotto stretto controllo; sono utilizzate per difendersi dagli agenti nocivi del freddo e del caldo, per riassorbire le congestioni e curare la malattia; la loro azione è legata alla Terra.

Affermati questi principî generali, le modalità teoriche d'utilizzazione delle droghe sono precisate in riferimento all'azione reciproca di yin-yang. Così, la loro utilizzazione e la scelta, se radice, fusto, fiore o frutto, erba, minerale, osso o polpa, può dipendere dai rapporti madre-figlio o primogenito-cadetto. D'altro canto, certe droghe agiscono direttamente, alcune non sono efficaci se non unite ad altre, talune servono come catalizzatori, altre neutralizzano gli effetti tossici di ulteriori droghe; le interazioni possono però produrre ugualmente risultati negativi, come, per esempio, la diminuzione dell'efficacia normalmente auspicata per uno degli ingredienti, oppure la produzione di veleni. Nei casi estremi, una cattiva associazione può anche comportare l'annullamento reciproco delle specifiche proprietà di ciascun prodotto. Nella prefazione del testo si precisa che bisogna tenere conto dei cinque gusti ‒ acido, salato, dolce, amaro e piccante ‒ e delle quattro nature ‒ freddo, caldo, fresco e tiepido (alle quali bisogna aggiungere quella neutra, 'piatta') ‒, dell'eventuale tossicità, della modalità di essiccazione ‒ a freddo o a caldo ‒, della necessità di conoscere il periodo di raccolta, il grado di maturità desiderabile e il suolo che produce quel tipo di pianta; bisogna inoltre anche essere in grado di distinguere le adulterazioni e riconoscere la freschezza dei prodotti.

Se il principio di utilizzazione delle sostanze medicinali è correlato a un particolare modo di concepire l'efficacia nel governare la società, le tre categorie e il numero totale dei prodotti sono, invece, da mettere in relazione con il sistema cosmologico; ognuna delle 365 droghe corrisponde infatti a un giorno dell'anno, mentre la corrispondenza di ciascuno dei gradi con il Cielo, l'Uomo e la Terra rimanda alla concezione delle 'tre potenze' sancai (Cielo, Uomo e Terra), direttamente legata alla teoria yin-yang. D'altra parte, la descrizione del gusto e della natura, indicata sistematicamente per ogni droga, serve a inserirla nel sistema delle Cinque fasi (wuxing), un altro degli sviluppi della teoria yin-yang. Tutti questi concetti, presi insieme, formano la 'teoria delle corrispondenze e della risonanza'; i prodotti naturali si trovano infatti in un Cosmo dove tutte le cose si rispondono in maniera reciproca e formano un gioco di corrispondenze. Si comprende così come l'interpretazione del rapporto dinamico fra i principî femminile yin e maschile yang, che è utilizzato per spiegare il funzionamento normale e patologico del corpo umano, permetta di stabilire per prima cosa una diagnosi e in base a essa di definire in modo logico i principî di composizione e il modo di somministrazione dei rimedi. Un principio terapeutico è, per esempio, "si cura il freddo con un medicamento caldo". Allo stesso modo si ritiene che il trattamento deciso su tali basi sia finalizzato non a curare direttamente questa o quella parte del corpo, ma a far sì che il male scompaia, riportando di nuovo l'equilibrio fra le diverse funzioni organiche che dipendono dai due grandi principî yin-yang.

È interessante notare come, nella sua struttura, questa prima opera distingua le sostanze medicinali non in funzione della loro origine, ma delle loro proprietà farmacodinamiche, secondo un ordine decrescente di tossicità. Le sostanze medicinali elencate per ciascuno dei tre gradi presentano piante, animali e minerali, ma senza alcuna distinzione particolare fra i rappresentanti dei tre regni della Natura. Il contenuto del testo, che figura sotto il nome di ogni prodotto medicinale, è organizzato secondo un unico schema: dopo il nome sono indicati gusto e natura, figurano poi le principali indicazioni terapeutiche e, infine, gli eventuali sinonimi. Soprattutto per le droghe di grado superiore, dopo le indicazioni terapeutiche si segnalano anche gli effetti particolarmente favorevoli legati all'uso prolungato del prodotto. Non si trova praticamente alcuna annotazione che potrebbe essere definita di tipo naturalista, con l'eccezione, talvolta, dell'indicazione del periodo di raccolta della pianta da cui è ricavata la parte utilizzata.

Il Canone di farmacopea del Divino Agricoltore è un'opera dedicata esclusivamente alle sostanze medicinali, a differenza di un altro testo, forse anteriore, ma oggi andato perduto, Note del Signor Tong sulla raccolta delle piante medicinali (Tongjun caiyao lu), che descrive, invece, l'aspetto delle piante e le loro principali caratteristiche morfologiche, almeno da quanto si ricava in alcuni passi citati dal medico Tao Hongjing (456-536) e ripresi nella Farmacopea classificata (Zhenglei bencao), di epoca Song (960-1279).

È stato proprio Tao Hongjing a esaminare in maniera critica il Canone di farmacopea del Divino Agricoltore e a proporne un'appendice, con l'aggiunta di 365 nuove droghe alle 365 iniziali, e una nuova presentazione, come spiegato da lui stesso nella prefazione della sua Raccolta di note sul 'Canone di farmacopea del Divino Agricoltore' (Shennong bencao jing jizhu, 492?). Scegliendo di ripartire l'insieme delle sostanze medicinali secondo le 'categorie delle cose', egli suddivide la materia nei seguenti gruppi: giade e minerali (yushi), erbe (cao), alberi (mu), insetti (chong), animali (shou), frutti (guo), verdure (cai), cereali e alimenti (mishi), e prodotti con un nome e non usati (youming wuyong); ognuna di queste categorie è poi suddivisa secondo i tre gradi. Tao propose anche un'analisi più fine della natura dei prodotti, dovuta probabilmente a un'evoluzione del modo di somministrare i medicamenti; a partire dalle quattro nature iniziali, egli stabilisce cinque gradazioni: 'molto freddo', 'debolmente freddo', 'debolmente tiepido', 'molto tiepido' e 'molto caldo'. Quest'opera, che contiene una prima sintesi delle antiche conoscenze sui prodotti naturali, è importante per il modello proposto e per l'influenza che esercitò sugli autori successivi. Anche questo testo, però, ci è arrivato soltanto sotto forma di citazione in altre opere. Un confronto del testo così ricostruito con un manoscritto frammentario, anteriore al VII sec., scoperto in una grotta di Dunhuang all'inizio del Novecento, ha mostrato la sua fedeltà all'opera originaria, in particolare per quel che riguarda la prefazione, là dove è precisata l'importanza del rapporto principe-ministri-assistenti nella concezione dei medicamenti. Completando il testo del Canone di farmacopea del Divino Agricoltore, Tao Hongjing spiega ancor più chiaramente come l'azione di un rimedio non corrisponda alla somma dei rispettivi effetti di ogni prodotto in esso contenuto, ma derivi dalla capacità di creare, grazie a una giusta proporzione d'ingredienti diversi, una disposizione dinamica potenzialmente attiva, uno shi, una 'propensione favorevole'.

Tao Hongjing introduce anche un'altra innovazione: l'uso dell'inchiostro rosso o nero per indicare rispettivamente il testo del Canone di farmacopea del Divino Agricoltore e quello dal titolo Altre annotazioni di medici celebri (Mingyi bielu), una raccolta di testi diversi, che sembra essere stata utilizzata dallo stesso Tao per la redazione della sua opera. Il sistema di distinguere il testo canonico attraverso un artificio grafico sarà adottato in molte delle opere dedicate alle sostanze medicinali fino all'inizio del XVI secolo. L'opera Altre annotazioni di medici celebri, dalla paternità ancora discussa, occupa un posto importante nella storia della farmacopea cinese poiché è diventata un classico citato continuamente, almeno fino ai bencao della dinastia Song, subito dopo il Canone di farmacopea del Divino Agricoltore; inoltre, la somiglianza del suo contenuto con la Raccolta di note sul 'Canone di farmacopea del Divino Agricoltore' ha fatto sì che sia attribuita, ancora oggi, allo stesso Tao Hongjing.

Dopo la riunificazione dell'Impero a opera dei Sui (581-617), il testo di Tao Hongjing sembrò di portata limitata, poiché rispecchiava il lavoro individuale di un uomo vissuto presso l'attuale città di Nanchino, nel quale alcuni prodotti di regioni lontane non erano stati presi in considerazione e in altri casi si erano fatti errori o confusioni. Per questa ragione l'imperatore Gaozong della dinastia Tang, che regnò dal 650 al 683, ordinò nel 657 una revisione della farmacopea a un comitato composto di 22 persone, sotto la responsabilità di Su Jing (VII sec.) il quale per primo aveva sollecitato la corte su questo problema. Il lavoro fu portato avanti velocemente e in maniera razionale. Si ordinò di far pervenire a corte tutte le sostanze medicinali utilizzate nelle diverse province, si fecero confronti con le conoscenze che su di esse riportavano gli scritti di Tao Hongjing, s'introdussero i nuovi prodotti e furono apportate le necessarie correzioni su quanto già noto; infine, furono aggiunte alcune novità, come l'introduzione di tavole a colori. Nel 659 il lavoro fu completato e questa prima farmacopea ufficiale della storia cinese, in 54 capitoli, fu intitolata Nuova revisione della farmacopea (Xinxiu bencao), conosciuta anche con il nome di Farmacopea della dinastia Tang (Tang bencao). L'opera presenta in tutto 850 prodotti, di cui 735 ripresi dall'opera di Tao Hongjing, il cui criterio di presentazione della materia è stato mantenuto, mentre i tre gradi sono stati subordinati a insiemi definiti secondo le 'categorie delle cose': giada-pietra, erbe, alberi, animali-uccelli (categoria che comprende i prodotti d'origine umana), insetti-pesci, frutti, verdure, cereali, quelli non usati ma con un nome. In quest'ultima categoria sono elencati prodotti utilizzati raramente, che i commentatori, pur non raccomandandone l'uso, non vogliono omettere, lasciando alla valutazione dei praticanti la libertà di uso. La Nuova revisione della farmacopea servirà a sua volta come base per un'altra opera, terminata nel 934 sotto la direzione di Han Baosheng, residente nella regione di Shu, l'odierna provincia del Sichuan, che come si è già detto fornì la prima definizione del termine bencao. Questo libro in 20 capitoli, oggi andato perduto, aggiungeva altre conoscenze sulle sostanze medicinali in uso in quella regione, da cui il nome Farmacopea [della regione] di Shu (Shu bencao).

I dizionari e le opere di altro genere

L'Avvicinamento a ciò che è corretto (Erya), o Lessico letterario, scritto intorno al I sec. a.C. da autore ignoto, si compone, nella sua forma attuale, di 19 sezioni, delle quali le ultime sette riguardano piante e animali. I nomi delle piante sono ripartiti in due sezioni: Spiegare le erbe (sez. 13) e Spiegare gli alberi (sez. 14) composte rispettivamente di 200 e 100 voci. Si ritrova qui la classificazione popolare dei vegetali; le voci del glossario sono in generale definite semplicemente da un sinonimo, mentre altre volte il testo è più esplicito e articolato. In alcuni casi si precisa la denominazione del frutto della pianta che figura come voce; il loto, invece, riceve un trattamento particolare: ognuna delle sue parti possiede un nome specifico, segno evidente dell'importanza culturale che a quel tempo aveva questa pianta.

A volte vi è qualche indicazione tassonomica o morfologica, come, per esempio, nel caso del generico huai (che oggi designa Sophora japonica), del quale si distinguono tre tipi in funzione della grandezza e del colore delle foglie. Il testo non presenta alcuna suddivisione che possa far pensare a un qualche tipo di classificazione, tuttavia l'ordine delle voci, i nomi stessi delle piante, alcune enumerazioni e osservazioni mostrano chiaramente criteri di raggruppamento per famiglie, che permettono di dedurre uno schema sicuramente più elaborato rispetto alla semplice suddivisione nelle due categorie 'erbe' e 'alberi'; inoltre, i commenti di Guo Pu (276-324) precisano spesso gli eventuali raggruppamenti delle piante. Sembra che certi termini monosillabici abbiano un valore generico (Berlin 1992) o 'generico specifico' (Atran 1997), senza però che questi livelli di classificazione popolare corrispondano necessariamente alle unità tassonomiche della botanica moderna. Per esempio, poiché diversi nomi polisillabici di piante possiedono lo stesso morfema finale, quest'ultimo ha un valore generico, anche se può allo stesso tempo designare una specie particolare; così tao, che indica frequentemente una specie botanica, il pesco (Prunus persica Stokes), non appare nella sezione sugli alberi del glossario del Lessico letterario se non come termine generico: sono menzionati tre tipi di tao, dei quali uno è identificato da Guo Pu come yingtao, un ciliegio (Prunus pseudocerasus Lindl), un altro come un pesco i cui frutti maturano in inverno e l'ultimo come un pesco selvatico dai piccoli frutti privi di nocciolo. D'altra parte, lo status generico di tao è confermato da una frase del testo in cui è abbinato a li ('pruno') per formare una categoria superiore 'pesco-pruno', taoli, cui appartengono gli alberi 'i cui frutti hanno dei noccioli'.

Secondo lo stesso procedimento, sono definite altre categorie analoghe, come il gelso-salice, la cui caratteristica comune è avere i rami pendenti. Altri nomi, che designano i tipi di alberi, elencati ugualmente senza esempi, rimandano senza dubbio ad altri modi di classificazione. Così 'alberi che crescono insieme', 'alberi che producono tantissimi frutti', 'alberi naturalmente piegati', 'alberi morti eretti', 'alberi morti stesi a terra', 'alberi morti senza rami e slanciati', 'alberi che si consumano per reciproco attrito', 'alberi senza rami', 'alberi dai rami curvi come piume', ecc., sono tutte categorie che fanno riferimento non più a proprietà intrinseche dei vegetali, ma alla loro forma, al loro aspetto, al loro portamento e quindi sembrano iscriversi in altri sistemi di riferimento, quali l'apprezzamento della loro produzione fruttifera o una valutazione degli elementi del paesaggio o forse anche le forme di culto dell'albero.

Anche le cinque sezioni che riguardano i nomi di animali individuano alcuni grandi gruppi: insetti (chong), pesci (yu), uccelli (niao), 'animali selvatici' (shou), 'animali domestici' (xu). Per quanto riguarda gli insetti, nel cui gruppo si trovano anche i nomi di un batrace, di ragni e di miriapodi, si possono distinguere ugualmente termini monosillabici o bisillabici dal significato generico. L'ordine di presentazione sembra avere pertinenza con questo genere di ordinamento. Così, per esempio, sono elencate di seguito sette cicale, e sei di esse hanno il morfema tiao in posizione finale del nome, il settimo, invece, non possiede questo morfema. La sezione sugli insetti si conclude, come quella dedicata agli alberi, con considerazioni di ordine classificatorio; all'inizio sono distinti cinque tipi di bachi da seta, a seconda delle foglie dell'albero di cui si nutrono, cosa certamente legata all'importanza che aveva il baco nell'economia domestica; seguono cinque categorie basate sull'etologia, quali 'nate spaccando il dorso della madre', 'dal volo rapido', 'che sfregano le ali le une contro le altre', 'ventagli, che amano agitare le ali', oppure sulla morfologia 'con il ventre all'indietro'. Le abitudini alimentari permettono di distinguere altre quattro categorie che, com'è precisato in un commento di Guo Pu, sono tratte dal Classico delle odi (Shijing): i 'mangiatori del cuore delle giovani piante', i 'mangiatori di foglie', i 'mangiatori di nodi', i 'mangiatori di radici'. Per ultimi sono denominati due grandi insiemi morfologici: 'quelli con le zampe' e 'quelli senza zampe'.

La sezione degli uccelli, al contrario, è molto omogenea, con un solo intruso, un pipistrello che, come precisato nel commento di Guo Pu, "gli abitanti di Qi chiamano 'genio-topolino'". Secondo gli stessi criteri linguistici precedenti, si possono qui riconoscere diversi generi popolari, la cui attinenza è confermata dalla definizione dei diversi gruppi, nei quali i nomi sono composti per giustapposizione di due monosillabi generici e che sono basati su determinate caratteristiche, come, per esempio, le particolarità del volo ‒ che identificano tre gruppi ‒, o quelle delle zampe ‒ che identificano due gruppi ‒, creando insiemi molto estesi e non esclusivi. Infine, proprio prima della sezione dedicata agli animali si legge la definizione: "quelli con due zampe e le piume si chiamano volatili (qin); quelli a quattro zampe e con il pelo, si chiamano quadrupedi (shou)". In realtà, quest'ultimo termine designa, più precisamente, gli animali selvatici a quattro zampe che costituiscono la diciottesima sezione del glossario Lessico letterario, mentre nell'ultima sezione sono raccolti gli 'animali domestici' (xu). Questi due ultimi insiemi sono suddivisi in diverse parti, ciascuna dotata di titolazione distinta: gli animali selvatici sono ripartiti in due categorie principali, 'ospiti dei boschi' (yushu) e 'ratti' (roditori, shushu). I primi animali citati sono tre cervidi seguiti dai lupi. La lettura delle voci rivela un'accurata osservazione di questi animali, in quanto nomi differenti distinguono il maschio, la femmina e il cucciolo; si classificano specificatamente le loro orme e si segnalano gli animali particolarmente robusti. Da queste osservazioni traspare una civiltà in cui la caccia svolgeva un ruolo importante. Nel caso dei cinghiali, il fatto che si distinguano e si diano nomi diversi a tre tipi di femmine, secondo il numero dei piccoli per cucciolata (uno, due o tre piccoli), sembra provare una certa familiarità, probabile testimonianza di un processo di addomesticamento. Sempre in riferimento alle distinzioni in grandi categorie, un'altra ripartizione degli animali è operata in base al modo di nutrirsi; si riconoscono così tre tipi di ruminanti, ossia i bovini, gli ovini-caprini e i cervidi; un tipo di animale 'a gozzo', gli uccelli; un tipo 'dalle guance a tasca', in cui si appaiano le scimmie e i roditori che "conservano il cibo all'interno delle guance".

Xu Shen compila il dizionario Spiegazione delle figure e interpretazione dei caratteri (Shuowen jiezi, 121 d.C.) per offrire una spiegazione degli ideogrammi antichi, in un'epoca in cui il loro significato è controverso. L'articolazione di questo dizionario permette di distinguere ugualmente piante, animali e minerali in base ai radicali (i determinativi fonetici della lingua cinese) a cui fanno riferimento. In tal modo, 49 radicali possono essere collegati al regno animale, 41 a quello vegetale e 5 al regno minerale, costituendo il 17% ca. dei 540 radicali che distinguono le sezioni nell'opera. Quanto al numero dei caratteri formati a partire da questi radicali, se ne possono rilevare 1341 per il regno vegetale, 1045 per quello animale e 201 per il regno minerale, pari in totale a più di un quarto delle 9353 voci del dizionario. Tuttavia, sia i diversi radicali sia i caratteri elencati rispondono certamente a una scelta personale dell'autore, il quale cerca di conciliare ragione grafica e preoccupazioni semantiche. Così, nell'insieme dei vegetali, i radicali più 'produttivi', cioè che compaiono in più caratteri, sono erba (513 caratteri) e albero (421), seguiti da bambù (147), cereale (87) e chicco di miglio decorticato (36), a fianco di altri radicali che raccolgono soltanto qualche carattere.

Lo studio dell'insieme dei caratteri elencati sotto i radicali che si riferiscono ad animali o vegetali dà l'impressione di una cultura certamente più ricca sia da un punto di vista etnobiologico sia da quello naturalista in senso stretto. In ogni caso, esso pone la questione del corpus di riferimento di Xu Shen. Per esempio, sotto il radicale dei bovini (niu) troviamo un ricco vocabolario per indicare i diversi mantelli e poiché si trattava di animali destinati ai sacrifici è probabile che si rimandi a fonti legate ai rituali. La precisione con cui sono denominate le diverse caratteristiche fisiche di questi animali prova anche l'importanza della selezione applicata dagli allevatori. Ben poche specie vegetali sono citate sotto il radicale del bambù, mentre figura un ricco vocabolario a proposito delle diverse parti di queste piante, delle fasi del loro sviluppo e degli oggetti che se ne ricavano riguardanti la lettura e la scrittura, nonché a proposito degli oggetti della vita quotidiana e degli utensili agricoli; da tutto questo si deduce l'importanza economica e culturale del bambù, mantenutasi fino ai nostri giorni.

Monografia

Se Xu Shen sembra privilegiare il bambù in quanto tipo di vegetale indifferenziato, tre secoli più tardi Dai Kaizhi (420-485 ca.), che per assolvere le sue funzioni civili e militari raggiunse differenti regioni ricche di specie diverse di bambù (gli attuali Jiangxi e Vietnam), s'interessò proprio alla diversità delle specie. Egli consacrò al bambù una monografia, di certo la prima mai scritta su questo argomento, e inaugurò così una serie di testi tecnici e poetici dedicati ai vegetali, creando di fatto un nuovo genere letterario destinato a svilupparsi soprattutto durante le due dinastie Song (Song settentrionali, 960-1127, e Song meridionali, 1127-1279). Nel Trattato sui bambù (Zhupu, 460?), Dai Kaizhi ne descrive settanta tipi, ma il testo pervenuto fino a noi non ne menziona più di quarantasette. L'aspetto più originale che distingue il bambù dagli altri vegetali è, a suo parere, il fatto che non è "né erba né albero", caratteristica che gli conferisce il merito di essere considerato come una categoria distinta di essere vivente. Prima di procedere a elencare le diverse tipologie recensite, Dai Kaizhi indica le caratteristiche comuni che, secondo lui, permettono di distinguere questo insieme, all'interno del quale esiste una grande diversità. Egli nota così la presenza di nodi sugli steli, di gemme sui rami, di germogli con un 'fodero' (la spata); osserva anche che, pur producendo fiori e frutti, ogni sessant'anni i bambù si seccano e muoiono per rispuntare sei anni dopo dai semi caduti al suolo. Nei commenti dedicati a ciascun tipo di bambù egli spesso cita scritti anteriori su cui basa il suo lavoro, ma di cui non esita a criticare il contenuto alla luce della sua esperienza. Il testo si presenta sotto forma di brevi strofe composte da due o otto versi di quattro caratteri, il cui contenuto è ripreso e spiegato in un successivo commento in prosa al termine della strofa.

Le annotazioni 'in punta di pennello'

Esistono poi testi di un tipo diverso, che hanno in comune il fatto di essere stati composti sotto forma di brevi annotazioni, e nei quali si trova un altro genere d'informazioni sulle conoscenze di animali, piante e minerali. Queste note 'in punta di pennello' non riportano soltanto notizie sugli oggetti naturali, ma anche sulla storia, sui costumi e su tutto ciò che poteva incuriosire o interessare i letterati, che in questi componimenti avevano modo di esprimersi liberamente e senza alcun tipo di limitazioni. Il primo testo, intitolato Memorie su molteplici cose (Bowu zhi), è opera di Zhang Hua (232-300). Uomo di lettere, si fece notare a corte proprio grazie a una sua opera, ottenendo così cariche amministrative; con il passare del tempo attirò intorno a sé un folto gruppo di letterati poveri. Il suo testo riferisce di fenomeni naturali, esseri viventi, cose o costumi bizzarri, piante e animali, aneddoti su maghi, o ancora considerazioni sui nomi di persone, di luoghi, di oggetti e di animali. L'autore volle raccogliere, correggere e completare quanto si trovava già annotato, in modo sparso, nelle opere precedenti. Si tratta d'informazioni di natura molto diversa, e spesso fantastica; per esempio, nel Sud c'è un insetto la cui testa cade e può volare da sola o, ancora, non bisogna entrare nell'acqua dopo avere mangiato carne di rondine altrimenti si verrà inghiottiti dal drago. Si apprende anche che esistono due tipi di crisantemo, uguali in tutto tranne che nel gusto, e quello leggermente amaro non è commestibile. Alcuni secoli dopo, Duan Chengshi (803-863), anch'egli funzionario e prefetto, redasse una raccolta intitolata Zibaldone dei monti Youyang (Youyang zazu), di cui una parte riguarda le piante e gli animali. L'autore riporta numerosi aneddoti sul mondo vegetale e segnala diverse piante straniere, fra cui il narciso e il mandorlo. Fine osservatore, egli descrive il comportamento delle formiche che ha sotto gli occhi nel cortile della sua abitazione. Questo genere letterario dalla forma e dal tono liberi si svilupperà in modo considerevole a partire dal periodo Song e resterà una fonte preziosa per capire quale tipo d'interesse e di orientamento avessero gli antichi Cinesi nei confronti della Natura.

Testi sui giardini

Piante, animali e minerali sono stati ben presto percepiti come componenti essenziali e specifici dell'ambiente naturale, e da ciò nacque il bisogno di ricostruire simbolicamente la diversità naturalistica dell'Impero all'interno dei grandi parchi che circondavano i palazzi imperiali. Questi parchi costituivano riserve di caccia, ma testimoniavano anche il desiderio di raccogliere un gran numero di prodotti dalle diverse regioni e di formare paesaggi che evocassero le varie zone dell'Impero, a dimostrazione della potenza e del prestigio dei prìncipi, e per rafforzare così il senso di coesione all'interno del regno. Il più antico testo che evoca un tale giardino (databile tra il 1000 e il 600 a.C.) è la poesia 242 del Classico delle odi, dal titolo La torre degli spiriti (Lingtai). Una seconda descrizione di un parco imperiale figura nel cap. 117 delle Memorie di uno storico (Shiji) di Sima Qian (145-86 a.C. ca.). L'autore descrive la bellezza di questo luogo favoloso e cita gli animali, le piante e le pietre preziose che vi si trovano. Elencando quello che s'incontra nelle diverse parti di questo parco immenso, l'autore vuole mostrare la ricchezza e la grande diversità delle risorse naturali dell'Impero. Si tratta di una sorta d'inventario ragionato che procede secondo una logica simbolica, ma anche ecologica e cosmologica; animali, piante e minerali sono presentati in associazione al loro ambiente naturale, all'interno di una delle quattro direzioni.

Questa tendenza si ritrova in altri testi dell'Antichità cinese, come i Riti dei Zhou (Zhouli, III sec. al più tardi) in cui nel terzo capitolo, a proposito delle funzioni del 'Grande direttore delle moltitudini' (dasitu), sono elencate le caratteristiche degli uomini, degli animali e delle piante in base alla natura del suolo su cui si trovano a vivere. In altri casi è messa in evidenza soprattutto la diversità, come nella descrizione del parco dell'imperatore Wu degli Han (che regnò dal 140 all'87), a opera di Ge Hong (281-341 ca.) il quale afferma che all'inizio della costruzione del parco imperiale stuoli di alti personaggi vennero dalle regioni più lontane per offrire alberi da frutto degni di nota e alberi esotici, affinché si unissero bellezza e fama, e vi si manifestassero eleganza e stravaganza. Una delle prime evocazioni di un giardino privato è datata al IX sec.; l'autore, Li Deyu, che ricoprì alte cariche amministrative, aveva una passione per le piante e per lo studio delle poesie dell'Antichità; raccolse nel suo giardino, presso Luoyang sui monti Pingyuan, alberi e fiori scelti per la loro particolarità o rarità, citando una quarantina di alberi e di arbusti e numerose rocce di cui precisò la provenienza.

Trattato agricolo

Nelle Tecniche essenziali per il popolo (Qimin yaoshu, 535 ca.) le piante sono invece presentate in base al loro impiego. L'autore, Jia Sixie, suddivide implicitamente la sua opera in quattro gruppi: (a) piante per la sussistenza (cap. 2); (b) ortaggi e piante per i condimenti (cap. 3); (c) alberi da frutto (cap. 4); (d) piante d'interesse tecnologico (cap. 5). I primi due gruppi riguardano le piante erbacee e gli altri due riguardano gli alberi. Questa classificazione è confermata nel decimo e nell'ultimo capitolo del trattato, dove l'autore segnala un gran numero di piante utilizzabili, ma non ancora messe a coltura nella Cina settentrionale. Queste piante sono raggruppate nei seguenti insiemi: 'cinque cereali', 'frutti d'albero-frutti d'erbe', 'ortaggi' e 'alberi'. Per le piante che entrano nel ciclo agricolo egli indica i metodi di coltivazione, dalla preparazione del suolo alla potatura e all'innesto. Jia Sixie organizzò la sua opera con lo stesso criterio che utilizzarono gli autori di bencao successivi a Tao Hongjing, ma il suo apporto personale fu, in primo luogo, un ordinamento sistematico delle conoscenze agricole precedenti, riprese da fonti scritte o da detti popolari, e completate, in modo spesso molto tecnico e preciso, alla luce della propria esperienza. Non deve stupire il fatto che l'ultima parte di quest'opera sia dedicata ai vegetali non conosciuti nella regione in cui viveva l'autore, dal momento che numerosi scritti attestano l'interesse che piante o prodotti nuovi suscitavano tra i letterati inviati con incarichi governativi in regioni lontane della Cina settentrionale. L'analisi di queste note, delle monografie locali, o dei frammenti rimasti rivela la grande curiosità di questi viaggiatori nei confronti delle novità.

Scritti enciclopedici

È nel corso della dinastia dei Tang (618-907) che un letterato e celebre calligrafo, Ouyang Xun (557-641), si dedicò alla redazione della prima grande raccolta di natura enciclopedica (leishu) della storia cinese, intitolata Arti e lettere classificate per categorie (Yiwen leiju). Questo testo, suddiviso in cento capitoli, di cui non si conosce né la data di completamento, né quella di pubblicazione, dedica gli ultimi venti capitoli ‒ un quinto dell'insieme ‒ agli oggetti e ai fenomeni naturali. Sette capitoli riguardanti le piante sono così suddivisi: medicinali e aromatiche (cap. 81), erbe (capp. 81-82), cereali (cap. 85), frutti (capp. 86-87) e alberi (capp. 88-89). Due parti sono dedicate ai metalli e ai minerali preziosi, tesori-giade (capp. 83-84), tre agli uccelli (capp. 90-92), tre ai quadrupedi (capp. 93-95) e due alle tartarughe e ai carapaci (capp. 96-97). Di piante e animali si parla anche nei due capitoli che elencano i fenomeni di buon auspicio (capp. 98-99) e nell'ultimo (cap. 100), dedicato alle calamità.

L'opera è interamente basata su citazioni di testi molto diversi, dalle opere tecniche agli annali storici, alle note informali dei letterati chiamate, come già detto, 'in punta di pennello'. Inoltre, rubriche specifiche sono dedicate a generi letterari diversi: poesie ed elegie, memoriali per il trono, proclamazioni imperiali, panegirici e canti. Proprio per la grande diversità di fonti questa raccolta permette di apprezzare la ricchezza e la varietà di approcci al mondo naturale nella Cina del VII sec.; al di là degli aspetti utilitaristici, essa rivela un'acuta sensibilità e mostra la complessità dei rapporti con la Natura da parte dei Cinesi dell'epoca.

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