L'Europa tardoantica e medievale. La nascita degli Stati fuori dei confini dell'impero. La Bulgaria

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Europa tardoantica e medievale. La nascita degli Stati fuori dei confini dell'impero. La Bulgaria

Dimitar Ovcarov
Nicolaj Ovcarov

La bulgaria

La storia dello Stato bulgaro nel Medioevo è divisa in due principali periodi, Alto Medioevo (fine VII - inizi XI sec.) e Basso Medioevo (fine XII - fine XIV sec.), separati da quasi due secoli di dominazione bizantina.

Il primo periodo, noto anche come Primo Regno Bulgaro, è a sua volta diviso in due sottoperiodi che prendono il nome dalle due capitali, Pliska e Preslav. Per un periodo, tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo, la capitale venne stabilita prima a Prespa e successivamente a Ohrid, nella Bulgaria occidentale. Lo Stato bulgaro venne ben organizzato e fortificato sin dalle origini. Secondo le tradizioni orientali i suoi confini erano difesi da lunghi terrapieni, il più significativo dei quali è costituito da tre baluardi ora in Romania (Dobroudzha) e da quello di Erkesija (Tracia), oltre che da numerosi muri di difesa di più modesta entità posti lungo le coste del Mar Nero. All’interno c’erano basi fortificate, alcune delle quali difese anche da opere di terra (Kladentsi) o da muri di pietra (Tsar Asen). Un aspetto caratteristico era costituito dalle fortezze vetero-bulgare a carattere esclusivamente militare (aulae), come quelle rinvenute presso il villaggio di Khan Kroum, vicino a Preslav, e sull’isola danubiana di Pacuiul Lui Soare (attualmente in Romania). Il centro dello Stato era invece rappresentato dalla capitale fortificata di Pliska (681-893) e successivamente di Preslav (893-971).

La cultura fu dominata dalla religione, pagana all’inizio, più tardi cristiana. Il centro spirituale del paganesimo era il santuario localizzato sotto gli imponenti monti di Madara; lo sciamanismo era ampiamente diffuso e ha lasciato tracce nel folklore e nelle arti. Il culto cristiano comportò significativi mutamenti nella vita spirituale, tuttavia le tracce del paganesimo presenti in esso determinarono significative peculiarità. Un fenomeno interessante fu costituito dalla ceramica dipinta di Preslav, proveniente dalle regioni dell’Asia Minore, che raggiunse l’apogeo del suo sviluppo nel territorio bulgaro (ad es., l’icona di s. Teodoro Stratilato da Preslav). Erano assai sviluppate anche le arti minori, con lavori di oreficeria (i tesori di Nagyszentmiklós e di Preslav), di marmo e di osso. La volontà dello zar bulgaro Simeone (893-927) di misurarsi con la magnificenza di Costantinopoli determinò le tendenze architettoniche e artistiche, oltre allo sviluppo degli alfabeti glagolitico e cirillico, che sostituirono il greco. Accanto ai vasti archivi di iscrizioni scolpite su pietra apparvero libri scritti o trascritti nell’attuale lingua bulgara, a opera di eminenti studiosi, quali l’esarca Giovanni, Costantino di Preslav, il presbitero Cosma.

La brillante avanzata della cultura bulgara fu improvvisamente interrotta dall’invasione bizantina. Dopo la guerra durata circa trenta anni, la Bulgaria fu conquistata dai Bizantini nel 1018 e per quasi duecento anni perse la sua indipendenza. La conquista comportò alcuni aspetti positivi per la popolazione bulgara, perché coincise con il periodo del progresso economico e culturale dell’impero bizantino. Le città ebbero un notevole sviluppo e alcune di esse, quali Philippopolis (Plovdiv), Serdica (Sofia), Nicopoli e Nestum sono ben note fin dall’antichità. Altre, come Preslav (Giovannipoli dopo la conquista bizantina), vennero costruite in epoca medievale, pur seguendo ancora i modelli classici. Molte fortezze vennero erette o ricostruite presso città e villaggi attuali come Pernik, Sliven, Karnobat, Ljubenovo, Mezek, ecc.; vennero presi a modello gli impianti urbanistici classici, con una pianta relativamente regolare e con una grande varietà di torri. Anche la ceramica rinvenuta indica un rapido sviluppo delle forme classiche.

L’architettura chiesastica e monastica ricevette un grosso impulso; alcune tra le più belle chiese si conservano ancora, come S. Sofia a Ohrid, le chiese di Vovoche e di Velyusa (attualmente nella Repubblica di Macedonia), S. Giorgio a Sofia, l’ossario del Monastero di Bačkovo. Erano tutte decorate con pitture caratteristiche del periodo delle dinastie dei Macedoni e dei Comneni (XI-XII sec.). Recentemente sono stati scavati i resti di due significativi monasteri nel Sud della Bulgaria, presso il villaggio di Voden (distretto di Yambol) e presso la città di Kurdzhali: conservano le linee dell’architettura monastica bizantina di XI-XII secolo, analoghe a quelle degli edifici di culto monastici di Costantinopoli e del monte Athos. Accanto alle opere di pittura parietale monumentale si conservano anche molti magnifici reperti di plastica minore, tra cui un’icona-reliquiario d’oro con l’immagine della Santa Madre di Dio, un encolpio d’argento con il busto di s. Giorgio (Museo di Storia, Preslav), un’icona di alabastro con l’immagine di s. Giorgio, in piedi e armato, da Plovidv.

Dopo la rivolta del 1186 la Bulgaria riconquistò la sua indipendenza e venne costituito il Secondo Regno, a capo del quale si succedettero consecutivamente le dinastie di Asen, di Terter e di Èièman. La storia dello Stato nei secoli XIII-XIV è ricca di guerre contro Bizantini, crociati, Tartari e Serbi, fino all’invasione turca (1396), quando la Bulgaria perse nuovamente la sua indipendenza. In questo periodo si diffusero le tipiche infrastrutture di uno Stato medievale, secondo i canoni bizantini. Sulle rovine dei castelli di età giustinianea (VI sec.) vennero costruite molte nuove fortezze, per salvaguardare le più importanti vie strategiche, specialmente contro i Bizantini, e i valichi di montagna attraverso la catena dei Balcani. La società bulgara non conobbe il feudalesimo occidentale: gli aristocratici (boiari) erano ufficiali dello Stato e governavano le loro fortezze in nome dell’autorità centrale. Questa situazione ebbe conseguenze anche sullo sviluppo dei centri urbani: gli scavi archeologici di Červen, di Lovech, di Melnik, di Ourvich, ecc., hanno evidenziato come l’origine di tali insediamenti sia da ricondursi a cittadelle fortificate, dove la roccaforte più interna era la residenza del legato dello zar. Gradualmente, attorno a esse si svilupparono suburbi fortificati e insediamenti non fortificati. Occasionalmente tali fortezze potevano dar luogo a un piccolo castello, come a Šoumen e a Melnik; nella loro costruzione vennero sfruttate tutte le conquiste tecniche nel campo delle fortificazioni medievali. Accanto ai castelli dei boiari le indagini archeologiche hanno rivelato strutture pertinenti a comuni abitazioni: si tratta prevalentemente di case seminterrate di pietra costituite da uno o due locali o divise in due parti, provviste di stufe di terracotta e di locali per attività commerciali. Le relative necropoli vennero unificate in base alle normative cristiane, come accadde in tutta l’Europa. Un esempio significativo di una città bulgara di XIII-XIV secolo è costituito dalla capitale del Secondo Regno, Tărnovo.

Lo Stato medievale bulgaro aveva una struttura fortemente centralizzata, di tipo orientale. In contrapposizione all’Europa occidentale, le città fortificate dei Balcani hanno sempre avuto come funzione primaria quella di nuclei unificatori delle difese dello Stato. Gli accampamenti militari in pianura del periodo più fiorente del Primo Regno bulgaro vennero sostituiti nel corso del XII-XIV secolo da fortezze edificate su scoscese cime montuose. Ai margini delle grandi città, numerose fortezze di minori dimensioni giocarono un ruolo importante nell’ambito dell’intero sistema difensivo bulgaro: cronisti bizantini della fine del XII secolo notarono che fu grazie a esse che i Bulgari riuscirono a salvaguardare la loro indipendenza. I valichi montani dei Balcani, punti di difesa contro Bisanzio, vennero fortificati con particolare cura: i passi di Krun, di Dubovo, di Rousalya e altri vennero occupati da veri e propri sistemi di cittadelle fortificate. Il sistema di fortificazioni della gola di Iskur, a protezione di un’importante strada dalla capitale di Tărnovo verso ovest, indagato accuratamente, vede il susseguirsi delle fortezze di Mezdra, di Bov, di Rebrovo e di Kourilo. Abbandonando la pianura attorno alla grande città di Sofia, il sistema di fortificazioni risaliva il corso del fiume Iskur ed era costituito, tra le altre, dalle cittadelle di Urvich, di Širokodolsko Kale, di Šišmanovo Kale che, a poca distanza l’una dall’altra, occupavano i punti strategici delle alture rocciose lungo entrambe le rive del fiume. Analogo schema aveva il sistema di fortificazioni lungo la valle del fiume Struma e ad Arda, a Chaja, a Vucha, sui monti del Rodope. Oltre alla difesa dei valichi montani, le piccole fortezze della Bulgaria medievale erano sistemate attorno ai centri amministrativi, secondo uno schema concentrico. Il sistema di fortificazione attorno a Sredetz è molto simile: le cittadelle poste ai piedi di Vitoša, di Plana e della catena dei Balcani costituivano il primo circolo; seguivano Urvich, Lozen, Iskretz, per poi raggiungere il circolo di Velbuzhd, di Zemen e di Mezdra, posto a difesa dell’area extraurbana più lontana. Sistemi di strutture ben difese si costituirono in diversi punti dello Stato, come nella provincia di Braničevo, sui monti del Rodope, attorno alla grande città di Bdin. Considerate come unità dell’intera difesa statale, nel corso del XIV secolo questi sistemi concentrici spesso diventarono fulcro dei tentativi di indipendenza rispetto al potere centrale da parte della nobiltà. Le guerre e le invasioni straniere crearono la necessità di ulteriori opere di fortificazione in alcune regioni. La situazione lungo i bacini e i corsi d’acqua dello Stato era più peculiare. Le fortezze lungo il Mar Nero, poste su elevati altopiani e su penisole, hanno spesso un’origine antica, ma cessarono di funzionare nel periodo medievale. Quelle di Varna, di Sozopol, di Nesebur furono oggetto di continue rivalità tra Bulgari e Bizantini a motivo della loro importanza strategica. Il confine settentrionale della Bulgaria nel corso dei secoli XIII-XIV venne difeso da una serie di fortezze poste lungo il Danubio, quali Bdin, Orjahovo, Svištov, Nikopol, che durante l’invasione turca, alla fine del XIV secolo, costituirono le estreme unità difensive nella lotta per l’indipendenza dello Stato bulgaro.

Le rovine di un gran numero di chiese e monasteri del XIII-XIV secolo, distrutti durante l’invasione turca, sono state scoperte nell’intero territorio della Bulgaria: si conservano ancora le magnifiche chiese di Bijana (presso Sofia), quelle dei Quaranta Santi Martiri e dei Ss. Pietro e Paolo a Tărnovo, le chiese rupestri composite di Ivanovo, tutte ornate da pitture che seguono gli stili tardocomneno e paleologo, i più raffinati dell’arte bizantina di XIII-XIV secolo. Alla stessa epoca risalgono importanti manufatti di iconografia (icona di Poganovo, Galleria Nazionale d’Arte, Sofia) e di plastica minore (icona di ceramica composita da Červen, Galleria Nazionale d’Arte, Sofia). La conquista ottomana interruppe lo sviluppo dello Stato fino al XIX secolo: tutte le fortezze e i castelli vennero demoliti e la nobiltà fu decimata nei suoi elementi migliori. Lo spirito nazionale si esplicò soprattutto nella costruzione delle chiese, favorita dai sopravvissuti boiari, da commercianti e da artigiani. Le chiese della Madre Vergine e di S. Giorgio, nei villaggi di Dragalevtsi e di Kremikovtsi, vicino a Sofia, si datano dal XV secolo; le chiese dell’Assunzione (Iskrets, distretto di Sofia), di S. Stefano (Nesebur), della Natività (Arbanasi, distretto di Tárnovo) furono costruite durante il XVI-XVII secolo. I grandi monasteri di Rila, di Bačkovo e di Drjanovo furono particolarmente importanti per la trasmissione del cristianesimo; in essi sono ancora conservati molti capolavori di iconografia e di arti plastiche, oltre agli arredi liturgici. Al loro interno si formarono i fondamenti del rinascimento bulgaro, che non si sviluppò fino al XVIII-XIX secolo a causa della presenza turca.

Bibliografia

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