Hamsun, Knut

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Pseudonimo del romanziere e poeta norvegese Knut Pedersen (Lom, Gudbransdal, 1859 - Nørholm 1952). Tra i maggiori rappresentanti del neoromanticismo a cavallo del secolo, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1920, dalla sua narrativa, articolata spesso sul contrasto tra natura e civiltà, emergono una primitivistica fede nella terra e nel sangue, come in Markens grøde ("Germogli della terra", 1917), ritenuto il suo capolavoro, e uno sguardo mestamente satirico sull'intellettualismo e la società industriale (Konerne ved vandposten "Le comari alla fontana", 1920).

Vita e opere. Dopo una fanciullezza misera, esercitò, per vivere, i più vari mestieri, in Norvegia e in America, e finalmente si dette alla letteratura. Nel romanzo autobiografico Sult ("Fame", 1890) narrò in stile lirico-estatico la storia del suo duro tirocinio letterario: dell'uomo cui manca anche il pane per sfamarsi, ma che, nell'intensità delle sofferenze, vede non il portato di una società sbagliata e ingiusta, ma il banco di prova del superuomo incapace di compromessi e di viltà. In questa direzione si orientano anche il poema drammatico-lirico Munken Vendt, che molto deve al Peer Gynt, gli altri lavori teatrali (Ved viget port "Alle porte del regno"; Livets spil "Il gioco della vita"; Aftenrøde "Tramonto", 1895-97) e il romanzo Mysterier ("Misteri", 1892), il cui bizzarro protagonista, l'intellettuale Nagel, è solo guidato dalla "logica soggettiva del sangue", specie quando si tratta di satireggiare le fame usurpate dei grandi poeti o politici moderni. Più libera la fantasia lirica vigoreggia nel racconto Pan (1894), dove l'eletto di H., impulsivo e incompreso, vagabondo e sognatore, meglio si intona al mistico-musicale naturismo che pervade l'ambiente selvaggio dell'estremo Nord, anche se qui pure la trama narrativa si articola tutta sul contrasto fra natura e civiltà. Questa primitivistica fede nella terra e nel sangue, per cui, allo scoppio della seconda guerra mondiale, H. abbracciò i miti del nazismo dando il suo appoggio a V. Quisling, ispira anche quello che, forse a torto, è considerato il suo capolavoro, Markens grøde, che però si svolge su un ritmo molto più epico-descrittivo che lirico, già prima tentato in racconti come Benoni e Rosa (1908). Contro l'intellettualismo e la società industriale s'appunta l'amara e paradossale satira di molti altri romanzi (migliori: Børn av Tiden "Figli dei loro tempi", 1913, e il già citato Konerne ved vandposten), intesi a esaltare sull'avida classe sociale emergente l'indipendenza morale del nietzschiano superuomo, che qui compare in veste di vagabondo sognatore (Landstrykere "Vagabondi", 1927; August, 1930; Men livet lever "Ma la vita continua", 1933; Ringen sluttet "Il cerchio si chiude", 1936). Nel 1920 aveva ricevuto il premio Nobel. Condannato per collaborazionismo, trascorse gli ultimi anni tra l'ospedale di Grimstad e il nosocomio di Lamdvik, finché il processo iniziatosi il 16 dicembre 1947 non lo condannò a una forte pena pecuniaria. Di questi anni il vecchio H. ha lasciato un'ammirevole ma non sempre persuasiva testimonianza nel diario På gjengrodde stier ("Su sentieri ricoperti di erba", 1947).

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