Kim Ki-duk

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⟨... -dùk⟩. -  Regista cinematografico sudcoreano (Bonghwa 1960 - Riga 2020). Dopo una giovinezza difficile, segnata dalle più svariate esperienze, all'inizio degli anni Novanta si è trasferito a Parigi per poi tornare in patria. Privo di una formazione cinematografica specifica, ha debuttato come regista nel 1996 con Ag-o (Crocodile), film particolarissimo e violento, facendosi  conoscere dal grande pubblico tre anni dopo con Seom (L'isola, 1999), invitato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia e a molti altri festival cinematografici dove ha riscosso notevoli consensi. Autore estremamente prolifico, si ricordano, in particolare: Shilje Sanghwang (Real fiction, 2000); Nabbeun namja (Bad Guy, 2001); Bom, yeoreum, gaeul, gyeoul, geurigo, bom (Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera, 2003); Bin-jip 3 (Ferro 3-La casa vuota, 2004, Leone d’argento, premio speciale per la regia al festival di Venezia); Samaria (La Samaritana, 2004, Orso d'argento al Festival di Berlino); Hwal (L’arco, 2005); Shi gan (Time, 2006); Soom (Soffio, 2007); Bi-mong (Dream, 2008); il documentario Arirang (2011); la pellicola Pietà (2012), che si è aggiudicata il Leone d'oro alla 69a edizione della Mostra del cinema di Venezia; Moebius (2013); One on one (2014); Geumul (2016; Il prigioniero coreano, 2018); Din (2019).

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