WINCKELMANN, Johann Joachim

Enciclopedia Italiana (1937)

WINCKELMANN, Johann Joachim

Goffredo Bendinelli

Celebrato come il maggiore archeologo del sec. XVIII, il W. può anche essere considerato il fondatore della moderna storia dell'arte. Nato a Stendal (Altmark, Prussia) il 9 dicembre 1717, di assai umili origini, fu spinto sin da fanciullo, da eccezionale forza di volontà e spirito di sacrificio, a sormontare tutti gli ostacoli che sembravano dover impedirgli di coltivare gli studi. I quali, proseguiti nelle università di Halle e di Jena, furono studi filosofico-letterarî, con una spiccata predilezione per le lingue e le letterature classiche.

Le ottime qualità e la non comune cultura procurarono, dopo lunghi stenti, al W., all'età di trentun anno, una prima collocazione confacente alle sue inclinazioni, come bibliotecario del conte Enrico di Bünau a Nötenitz presso Dresda. In codesto ambiente colto e aristocratico, il W. poté soddisfare l'insaziata sete di studio e di sapere, nello stesso tempo che gli era dato di estendere quella rete di alte conoscenze che dovevano essergli giovevoli alla futura carriera. Nella mente del giovane si veniva sempre meglio concretando il proposito di approfondire la conoscenza dell'arte antica e di affrontarne i gravi problemi.

Animato da questo proposito, il W. non pensò quindi che alla maniera di recarsi a Roma. Temperamento di artista e di studioso insieme, prima d'intraprendere il sospirato viaggio - come poté fare con l'aiuto del milanese monsignor Alberico Archinto, nunzio in Polonia, il quale lo indusse a convertirsi alla religione cattolica - il W. attese, a Dresda, a perfezionare la sua cultura artistica, esercitandosi nel disegno accademico. È di questo periodo preparatorio la pubblicazione del suo primo saggio: Gedanken über die Nachahmung der griechischen Werke in der Malerei und Bildhauerkunst.

Giunto a Roma il 18 novembre 1755, egli entra subito in relazione di amicizia col pittore Raffaello Mengs, nonché, ben presto, con alte personalità romane, tra cui i dottissimi cardinali Passionei e Albani. Così poté iniziare senza indugio lo studio di quelle antichità che tanto gli stavano a cuore. Dalla protezione dell'Archinto il W. passa a godere la protezione del cardinale Alessandro Albani, nipote di Clemente XI: Sul materiale statuario della ricca collezione Albani, nonché delle collezioni Vaticana e Capitolina, e di altre minori, il W., già così felicemente predisposto e maturo, ebbe a procurarsi un'esperienza diretta di monumenti classici di arte figurata, quale nessuno studioso poteva sino allora vantarsi di possedere. Presto conosciuto favorevolmente nei circoli romani e apprezzato per la sua dottrina, egli veniva spesso sollecitato, come altri rinomati archeologi del luogo, a prestarsi come guida di ricchi forestieri, che in quel tempo visitavano numerosi Roma e l'Italia.

Nel 1760 a Firenze pubblicava, in francese, l'illustrazione di un'importante raccolta di gemme: Description des pierres gravées du feu Baron de Stosch. A Napoli e ad Ercolano ebbe a recarsi ripetutamente (negli anni 1758, 1762, 1764 e 1767), spingendosi la prima volta fino a Paestum. Egli attendeva intanto alla stesura dell'opera sua maggiore, la quale vide la luce a Dresda alla fine del 1763 (datata 1764): cioè la Geschichte der Kunst des Altertums. Già nel 1763 aveva ottenuto un impiego presso la Cancelleria vaticana. L'anno seguente il W. riceveva la nomina di "soprintendente alle antichità di Roma". Sono di tre anni più tardi i due grossi volumi, in italiano, dei Monumenti antichi inediti, contenenti l'illustrazione scientifica di opere principalmente di scultura dei musei romani: illustrazione preceduta da un Trattato preliminare del disegno e delle bellezze (riassunto della parte teorica contenuta nella Geschichte der Kunst). Il nome del W. cominciava ad essere conosciuto in molti paesi d'Europa. Partito nell'aprile del 1768 per un breve viaggio in Germania e in Austria, a Vienna fu ricevuto con grandi onori dall'imperatrice Maria Teresa. Da Vienna passava a Trieste, donde si proponeva di fare ritorno a Roma, quando cadeva colà assassinato nello stesso suo albergo, a scopo di furto (8 giugno 1768).

Il W. ha il merito di avere conferito per il primo veste scientifica, e per i tempi definitiva, alla storia dell'arte (nel senso di "storia delle arti figurative", o arti del disegno). Storici e letterati in gran numero avevano sino allora vagheggiato e realizzato raccolte e collane di biografie di artisti. Nessuno però si era elevato, come il W., a un concetto superiore di "storia dell'arte in sé", straniata dalle accidentalità e dalle minuzie biografiche e aneddotiche dei singoli artisti. Nessuno si era ancora elevato a concepire la genesi e la successione dei fenomeni artistici nel tempo, come una concatenazione logica di fatti emananti da una sorgente comune di necessità, regolati da leggi proprie, cospiranti alla realizzazione di un ideale estetico inteso come proprietà di una scuola, o di tutta una generazione, o di tutto un popolo. Quindi è che l'arte, da occupazione di pochi privilegiati, quale era apparsa fino allora, acquistava effettivo valore di facoltà spirituale e di fenomeno sociale, al pari della poesia. Così per la prima volta concepita e realizzata, la storia dell'arte rappresenta, per opera del W., una delle maggiori conquiste del sec. XVIII, permettendo d'identificare la storia dei monumenti con la storia stessa della civiltà.

Incommensurabile si può definire quindi l'influenza esercitata con la sua opera dal W., a partire dalla fine del Settecento fino al sec. XIX inoltrato. Tale influenza si riconosce nel sopravvento allora acquistato, e mantenuto per molto tempo, dallo stile neoclassico in tutti i campi dell'arte, come pure nelle teorie estetiche, rimaste popolari, che pongono a base di ogni giudizio i capolavori dell'arte greca. Ma principalmente si deve al W., come precursore e quasi pioniere, il rapido e rigoglioso sviluppo raggiunto dopo di allora dagli studî storico-artistici in Italia, in Germania e in altri paesi. Cosicché il W. costituisce il punto di partenza per l'attuazione scientifica non soltanto della storia dell'arte antica ma anche della storia dell'arte medievale e moderna. Il W., inoltre, occupa, come scrittore, un notevole posto anche nella storia della letteratura tedesca.

Opere principali: Gedanken über die Nachahmung der griechischen Werke in der Malerei und Bildhauerkitnst, Dresda 1755; Erläuterung der Gedanken, ecc., ivi 1756; Erinnerung über die Betrachtung der Werke der Kunst, Lipsia 1759; Von der Grazie in den Werken der Kunst, ivi 1759; Beschreibung des Torso in Belvedere, ivi; Anmerkungen Nüber die Baukunts der alten Tempel zu Girgenti in Sicilien, ivi; Nachrichten von dem berühmten Stoschischen Museo in Florenz, ivi; Anmerkungen iïber die Baukunst der Alten, ivi 1762; Description des pierres gravées du feu Baron de Stosch, Firenze 1760; Geschichte der Kunst des Altertums, Dresda 1764; Versuch einer Allegorie, besonders für die Kunst, ivi 1766; Amerkungen über die Geschichte der Kunst, ivi 1767; Monumenti antichi inediti spiegati e illustrati, voll. 2, Roma 1767.

Sono inoltre da aggiungere alcune trattazioni scientifiche, redate sotto forma di lettere, sulle scoperte di Ercolano e sul senso del bello; numerose lettere amichevoli e private, ecc.

Opere complete: Sämmtliche Werke, Donaueschingen 1825-29.

Edizione italiana delle opere complete, in 3 volumi, più un vol. di tavole, Prato 1830-33; Storia delle arti del disegno, voll. 2, Milano 1779; altra edizione italiana in 3 volumi, Roma 1783-84 (a cura di C. Fea).

Ultime edizioni tedesche della Geschichte: Berlino-Vienna 1913, e Vienna 1934.

Bibl.: C. B. Stark, Systematik und Geschichte der Archaeologie der Kunst, Lipsia 1880, p. 193 segg. e passim; C. Justi, Winchelmann und seine Zeitgenossen, voll. 3, 1ª ed., ivi 1866-72, 3ª ed., ivi 1923 (fondamentale); W. Waetzoldt, Deutsche Kunsthistoriker, ivi 1921, I, p. 51 segg.; E. Heidrich, Geschichte und Methoden der Kunstgeschichte, Basilea 1917; G. E. Rizzo, St. dell'arte greca, Torino 1913 (Prolegomeni, p. 29 segg.); H. Thiersch, Winckelmann und seine Bildnisse, Monaco 1918; E. Bergmann, Das Leben und die Wunder Winckelmanns, ivi 1920; G. Berdinelli, Dottrina dell'archeol. e della st. dell'arte, Milano-Roma 1937.