Heinse, Johann Jacob Wilhelm

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Scrittore tedesco (Langewiesen, Turingia, 1746 - Aschaffenburg 1803). Chiamato nel 1774 da Jacobi a Düsseldorf perché collaborasse alla sua rivista Iris, la visione delle opere d'arte raccolte nella locale galleria lo indusse a un lungo, decisivo viaggio in Italia (1780-83). Tornato in Germania, dal 1786 fu quasi ininterrottamente fino alla morte al servizio del principe elettore di Magonza, negli ultimi anni quale consigliere di corte e bibliotecario. Apostolo della gioia sensuale e velleitario predicatore, più che realizzatore, dell'immoralismo estetico, H. esordì con Sinngedichte (1771), cui sintomaticamente seguirono traduzioni dal Satyricon di Petronio (1773) e il romanzo in versi mistico-sensuale Laidion oder die eleusinischen Geheimnisse (1774). Di ritorno dall'Italia scrisse il suo capolavoro, il romanzo Ardinghello oder die glückseligen Inseln (2 voll., 1787), esaltazione del superuomo figlio della natura vivente in sola dimensione estetica, collocato in seno a un voluttuoso e utopistico affresco rinascimentale italiano, carico di erotismo e di arte. Il romanzo, infarcito di considerazioni sulle arti, trova in tal senso una continuità nel successivo Hildegard von Hohenthal (2 voll., 1795-96). Tradusse la Gerusalemme liberata di Tasso (4 voll., 1781), al quale dedicò anche uno studio psicologicamente assai interessante, cui attinse anche Goethe, e l'Orlando furioso di Ariosto (4 voll., 1782).

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