Miró, Joan

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Pittore (Barcellona 1893 - Palma di Maiorca 1983). Studiò alla Scuola di belle arti di Barcellona e con F. Galí; frequentò l'ambiente dadaista che ruotava intorno alla personalità di F. Picabia. Dopo un primo periodo caratterizzato da uno stile drammatico ed espressionista, M. elaborò una sorta di realismo estatico, venato di un sofisticato primitivismo (La casa con la palma, 1918, coll. priv.; L'orto con l'asino, 1918, Stoccolma, Moderna Museet; Ritratto di fanciulla, 1918, Barcellona, Fundació Miró). In un primo soggiorno a Parigi (1919) incontrò Picasso e dopo il 1920 passò qui i suoi inverni, frequentando artisti e scrittori d'avanguardia (Jacob, Tzara, Breton, Aragon) e dipingendo opere come l'Autoritratto (1919, Parigi, Mus. Picasso), il Nudo con lo specchio (1919, Düsseldorf, Kunstsam. Nordrhein-Westfalen) e varie nature morte che nella geometrizzazione e semplificazione degli oggetti mostrano un'adesione ai metodi cubisti. Nel 1924 con la Terra arata (New York, Guggenheim Mus.) iniziò uno stile veramente personale; elementi biomorfi, stilizzati, collocati in uno spazio piatto, strutturato in zone orizzontali, trasformano la realtà in un mondo di sogno. Il mutamento fantastico si completa nel Dialogo d'insetti (1924-25, Parigi, coll. priv.) e nel Carnevale di Arlecchino (1924-25, Buffalo, Albright-Knox Art Gall.). Nello stesso anno si legò al gruppo surrealista: partecipò poi all'esposizione alla Galleria Pierre (1925); con M. Ernst disegnò costumi e scenarî per Giulietta e Romeo (1926, Balletti russi di S. P. Djagilev). Continuò la sua pittura onirica rarefacendo gli elementi, che prendono aspetto filiforme e amebico. Del 1928 è la serie dei famosi Interni olandesi. Apparvero anche i collages e le litografie, più schematici, assai vicini all'arte astratta. Per i Balletti di Montecarlo nel 1932 curò la scenografia di Jeux d'enfants. Nel 1940 si ritirò a Palma di Maiorca dove terminò la serie delle Costellazioni e si dedicò alle prime ceramiche, per le quali, anche in seguito, ebbe come stretto collaboratore Josep Llorens i Artigas (1892-1980). Nel 1944 tornò in Francia dove continuò a dipingere e, pur sperimentando nuove tecniche, mantenne della poetica surrealista il gusto del fantastico che nella sua visione poetica, non toccata da problemi di modellato, di prospettiva, di chiaroscuro, rimane allo stadio puro insieme raffinato e artigianale, venato di sottile umorismo. Tra le opere monumentali: la pittura murale (1950) e il murale in ceramica (1960), per la Harvard University, il Muro del sole e il Muro della luna nella sede dell'UNESCO a Parigi (1958) e il murale per l'aeroporto di Barcellona (1970). Dal 1975 a Barcellona la Fundació M. (arch. J. Sert) e dal 1992 a Palma la Fond. Joan e Pilar M. (arch. R. Moneo) oltre ad ospitare opere dell'artista, sono centro di vivaci attività culturali. Nel 1978 gli fu consegnato il premio internazionale Feltrinelli.

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