Tardieu, Jean

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Poeta e drammaturgo francese (Saint-Germain-de-Joux, Ain, 1903 - Créteil 1995). Dopo gli esordî di Accents (1939) e Les dieux étouffés (1946), la sua poesia si è andata orientando verso un gioco linguistico demistificante, sostenuto da un umorismo non lontano da quello di R. Queneau (Monsieur Monsieur, 1951; L'espace de la flûte, 1958; Le fleuve caché. Poésies 1938-1961, 1968, trad. it. 1971; Formeries, 1976; Margeries. Poèmes inédits 1910-1985, 1986; Poèmes à voir, 1990). La sua produzione teatrale è caratterizzata da un'estrema economia di parole e di gesti e da un umorismo rarefatto e inconsueto, che la apparentano al teatro dell'assurdo; costituita per lo più da atti unici e monologhi, essa è riunita nei volumi Théâtre de chambre (1955; trad. it. 1961), Poèmes à jouer (1960), Une soirée en Provence ou le mot et le cri (1975) e La cité sans sommeil et autres textes (1984). Traduttore (da Goethe, Hölderlin, ecc.), T. ha riunito alcuni dei suoi saggi in Le miroir ébloui (1993). Tra le traduzioni italiane si ricordano anche le sillogi Teatro (1976) e L'inesprimibile silenzio. Formeries e altre poesie (1980).

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