Rameau, Jean-Philippe

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Musicista (Digione 1683 - Parigi 1764). Considerato come un teorico illustre e un abile organista, autodidatta, R. fu attivo in diverse località francesi ma soprattutto a Parigi (dal 1706-09 e dal 1723 alla morte). Autore di numerose composizioni per clavicembalo, si dedicò alla carriera teatrale solo dal 1733, coltivando principalmente, con circa. 30 lavori. Il suo Traité de l'harmonie reduite à ses principes naturels , uno degli scritti teorici più importanti del Settecento, segnò la nascita della moderna teoria dell'armonia.

Vita e opere

Figlio di un organista, fu un autodidatta. Dopo mediocrissimi studi letterari si consacrò alla musica e diciannovenne partì per Milano, dove prese più intimo contatto con la musica italiana allora in gran voga nella sua città natale. Tornato in Francia (1702), condusse vita errante passando per Lione, Avignone e Clermont-Ferrand (giugno 1702), prima di rientrare a Parigi nella primavera del 1705. Nel 1705 passò a Parigi, ove pubblicò il Premier livre de pièces de clavecin (1706) e divenne organista dei gesuiti e dei mercedari. Tornò poi a Digione, ove restò qualche anno. Nel 1715 passò per Lione, forse Lilla, e si fermò nuovamente a Clermont-Ferrand, come organista, fino al 1723. Durante questo periodo della sua esistenza, rimasto molto oscuro, sembra che R. abbia abbandonato la composizione per dedicarsi alla teoria musicale. A Clermont egli stese il suo celeberrimo Traité de l'harmonie reduite à ses principes naturels (1723). Tornò quindi a Parigi, dove svolse attività di organista in varie chiese. Il 25 febbraio 1720 sposò la musicista Marie-Louise Mangot; divenne organista di diverse chiese, pubblicò le sue cantate e un certo numero di opere teoriche che completano la sua opera maggiore. Un mecenate (il signor de La Pouplinière) lo assunse come maestro, direttore d'orchestra, compositore, e gli diede il modo di eseguire e rappresentare le sue produzioni. R. dette allora, già cinquantenne, la sua prima opera teatrale, Hippolyte et Aricie, che alla rappresentazione (1733) sollevò uno scandalo per la complessità e l'arditezza armonica, più vicina allo stile italiano che al francese tradizionale. Seguirono, tra gli opéras-ballets: Les Indes galantes (1735); Les fêtes d'Hébé (1739); tra le tragédies lyriques: Castor et Pollux (1737); Dardanus (1739), tutte più o meno accolte con accesi contrasti tra ammiratori e detrattori. Nel 1737 intanto R. aveva pubblicato un altro lavoro teorico (Génération harmonique, ecc.); fondò una scuola di composizione. Dal 1739 al 1745 egli tacque, mentre nel mondo artistico di Francia aumentava rapidamente la sua fama. Nel 1745 la corte gli commissionò La princesse de Navarre e lo assunse quale compositore di camera del re. Ed ecco la sua opera più originale: la comica Platée (1745), gustata soltanto dagli avversari di R., gli enciclopedisti. Seguirono opere (Les fêtes de Polymnie, Le temple de la gloire, ecc.) che sconcertarono per la commistione di comico e di tragico, e le opere scritte per la corte: Les fêtes de l'Hymen et de l'Amour (1747); Naïs (1749); Zoroastre (1749); Acanthe et Céfise (1751); Les Paladins (1760). Intanto aveva continuato a pubblicare musiche non teatrali, scritti teorici, polemiche, ecc. Vasta è la sua produzione: 25 lavori teatrali, 6 cantate, mottetti, 5 raccolte di pezzi per clavicembalo e musica da camera. R. fu il maggior teorico dei suoi tempi: con lui le pratiche armoniche posteriori alla sistemazione zarliniana (sec. 16º) trovarono il nuovo assetto razionale. Come compositore, egli badò - anche nell'opera - a valori di ricchezza e di logica nel discorso musicale; discorso di cui egli pose la ragione sintattica nell'armonia, ma, novatore nella tecnica armonica e orchestrale, rimase ostinatamente fedele alla tradizione dell'opera lullista che si estinse con lui.

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