Kadare, Ismail

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Scrittore albanese (n. Argirocastro 1936). Dopo un esordio nel campo poetico che gli è valso ampi riconoscimenti, ha acquistato notorietà internazionale con una produzione narrativa in cui, cogliendo le aspirazioni profonde del suo popolo, ha elaborato motivi storici e leggendari del suo paese in figurazioni di ampio respiro. Tra i principali romanzi : Gjenerali i ushtrisë së vdekur (1963; trad. it. Il generale dell'armata morta, 1982), sulla pietosa ricerca delle salme dei caduti italiani; Kronikë në gur (1973; trad. it. La città di pietra, 1991), su un episodio della guerra partigiana; IPallati i ëndrrave (1981; trad. it. Il palazzo dei sogni, 1991), che ripropone l'impero ottomano come simbolo del dominio straniero e del potere che arriva a controllare i sogni dei suoi sudditi. Candidato più volte al premio Nobel per la letteratura, nel 2005 gli è stato assegnato il premio Man Booker, e nel 2018 il Premio internazionale Nonino.

Vita e opere

Laureatosi a Tirana e perfezionatosi a Mosca, soggiornò poi in Cina, negli USA e in Francia, dove nel 1990 ottenne l'asilo politico. Con la caduta del regime, tornò in patria (1992), dividendosi poi tra Albania e Francia. Esordì come poeta con una raccolta, Frymëzimet djaloshare ("Le ispirazioni giovanili", 1954), seguita nel corso degli anni da altre che gli hanno assicurato un posto di rilievo nella poesia albanese contemporanea. Ma è come narratore che K. ha acquistato larga notorietà internazionale, con una produzione che, cogliendo le aspirazioni profonde del suo popolo, ha elaborato motivi storici e leggendarî del suo paese in figurazioni di ampio respiro. Tra i suoi romanzi, oltre a quelli già citati, occorre ricordare: Kështjella ("La fortezza", 1970; trad. it. I tamburi della pioggia, 1981), su un'epica difesa dall'aggressore turco; Nëntori i një kryeqyteti ("Il novembre di una capitale", 1975), che celebra la liberazione; Muzgu i perëndive të stepës (1978; trad. it. Il crepuscolo degli dei della steppa, 1982), che narra la decadenza dell'URSS da Chruščëv alla rottura con l'Albania; Ura me tri harqe (1978; trad. it. Il ponte a tre archi, 2002), ambientato nel 1377 nell'Albania minacciata dall'invasione dei Turchi; Kush e solli Doruntinën? (1980; trad. it. Chi ha riportato Doruntina?, 1989), sulla leggenda di un morto che esce dalla tomba per mantenere la parola data alla madre; Koncert në fund të dimrit ("Concerto", 1988), sulle relazioni con la Cina; Dosja H. (1989; trad. it. Il dossier O, 2022). Negli anni Novanta la produzione di K. è proseguita copiosa sulla falsariga dell'allegoria storica. In Nga një dhjetor në tjetrin ("Da un dicembre all'altro", 1991), K. ha raccontato la sofferta decisione (1990) di lasciare l'Albania. In Piramida (1992; trad. it. La piramide, 1995) è invece rievocata la storia della costruzione della piramide di Cheope, icona di un totalitarismo utopistico in nome del quale furono commesse enormi atrocità; il libro è valso a K. il Premio Grinzane Cavour (1998). Nel 1999 ha scritto Tri këngë zie për Kosovën (trad. it. Tre canti funebri per il Kosovo, 2003), insieme di racconti che tracciano una linea di continuità tra l'offensiva di S. Milošević e l'epica battaglia che, nel 1389, vide contrapposto l'esercito ottomano a una coalizione balcanico-cristiana. Del 2000 è Lulet e ftohta te marsit (trad. it. Freddi fiori d'aprile, 2005). Nel 2003 ha pubblicato Vajza e Agamemnonit ("La figlia di Agamennone"), in cui descrive i freddi ingranaggi del regime comunista albanese, invadente anche nella sfera personale, cui ha fatto seguito, nel 2004, Pasardhësi ("Il successore"), mentre è apparso nel 2006 Identiteti europian i shqiptarëve - sprovë ("L'identità europea degli Albanesi"). Tra le più recenti opere  vanno ancora segnalate: Darka e gabuar (trad. it. Un invito a cena di troppo, 2012); Aksidenti (2008; trad. it. L'incidente, 2010); E penguara: requiem për Linda B. ("L'impedita: requiem per Linda B., 2009); Darka e gabuar (2009; trad. it. Un invito a cena di troppo, 2012); Kukulla (2015; trad. it. La bambola, 2017).

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